Vecchia e nuova emigrazione italiana all’estero, convegno IDOS online
Le nuove emigrazioni italiane si caratterizzano soprattutto per la diversità, rispetto a quelle tradizionali. Si va all'estero non solo per lavoro, ma anche per studi, ricerca, affari o ricongiungimenti familiari.
Iuliana Sima Anghel, 12.11.2020, 11:55
Le nuove emigrazioni italiane si caratterizzano soprattutto per la diversità, rispetto a quelle tradizionali. Si va all’estero non solo per lavoro, ma anche per studi, ricerca, affari o ricongiungimenti familiari. Lo spiega il vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, Antonio Ricci, riassumendo a Radio Romania Internazionale gli aspetti affrontati nel corso della videoconferenza VECCHIA e NUOVA EMIGRAZIONE ITALIANA ALL’ESTERO. L’evento online, svoltosi l’11 novembre a Roma, è stato organizzato dal Centro IDOS, con la collaborazione del Circolo di Studi Diplomatici e con la sponsorizzazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Dagli anni ’70, nei sucessivi quattro decenni, l’Italia è sempre più diventata un Paese prevalentemente di immigrazione, fino alla crisi globale del 2008, quando si è assistito a un freno delle migrazioni in entrata e ad una ripresa dell’emigrazione, spiega Antonio Ricci, osservando che sono 126.000 gli italiani che solo nel 2019 hanno scelto di vivere in un altro Paese. Il Regno Unito, la Germania e la Francia restano dei punti di riferimento, cui si aggiungono il Brasile o l’Argentina, ma, comunque, l’intero mappamondo è ben rappresentato tra le preferenze.
Per gli italiani, la Romania è stata un’importante meta migratoria fino all’inizio del Novecento, e anche oggi è un obiettivo per le nuove emigrazioni, pur non trattandosi di grandi numeri. 957 italiani hanno deciso nel 2019 di trasferirsi a vivere in Romania, aggiunge il vicepresidente del Centro IDOS, spiegando che i connazionali provengono da tutte le regioni della Penisola, soprattutto dall’Italia settentrionale – Lombardia, Piemonte, Veneto oppure Emilia Romagna.
Il convegno ha affrontato anche gli aspetti relativi all’impatto della pandemia di Covid-19 sulla permanenza o sul rimpatrio degli italiani all’estero, ha aggiunto Antonio Ricci. Il nostro ospite ha evidenziato anche le missioni di volontariato all’estero svolte dai connazionali in questo difficilissimo periodo, la Romania compresa. Nonostante la pandemia, 3.000 cooperanti hano deciso di rimanere nei Paesi di missione e non rientrare in Italia, spiega il vicepresidente del centro IDOS, ricordando che, grazie agli sforzi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, circa 100.000 italiani – in maggioranza turisti, ma anche lavoratori – sono stati rimpatriati da oltre 60 Paesi, in seguito alla chiusura delle frontiere a causa del nuovo coronavirus.
L’emigrazione italiana è una grande opportunità per tutti ed è importante continuare a tenerla nel cuore, ma anche nell’attenzione del dibattito pubblico, ha concluso Antonio Ricci, spiegando che tutti i dati presentati nel corso del convegno svoltosi ieri saranno disponibili da dicembre nel nuovo numero della rivista Affari Sociali Internazionali, edita da IDOS. Intanto, il pubblico può seguire la pagina Facebook del Centro Studi e Ricerche IDOS.