Idalberto Fei, intervista immaginaria a Dante Alighieri
Affrontare Dante è come affrontare l'Everest. Lo dice a Radio Romania Internazionale il famoso regista e scrittore Idalberto Fei, che a 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, immagina un ricco e denso di significato dialogo con il genio fiorentino.
Iuliana Sima Anghel, 08.10.2021, 08:37
Affrontare Dante è come affrontare lEverest. Lo dice a Radio Romania Internazionale il famoso regista e scrittore Idalberto Fei, che a 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, immagina un ricco e denso di significato dialogo con il genio fiorentino. Unintervista che non segue il filone politico o teologico, bensì lessere umano in crisi, ambientata nella Biblioteca del Palazzo Caetani di Roma, legato alla figura di Papa Bonifacio VIII, al quale Dante attribuisce il suo esilio, spiega Idalberto Fei.
Lintervistatore arriva in studio, dove trova un signore in abiti moderni che legge, scoprendo con soddisfazione una preziosa versione della Divina Commedia nella casa che ricorda il grande nemico. “Poi si scopre che, in realtà, questo signore è Dante Alighieri che, per arrivare di nuovo fra noi, ha chiesto in prestito a un attore il suo corpo. Non poteva andare in giro vestito alla maniera antica, come se lo immaginano tutti. E poi rivela che, in realtà, lui non è come ce lhanno sempre rappresentato. Lui è come lha descritto Boccaccio: piccolo, col mento sfuggente, barba e capelli neri ricci”, aggiunge il maestro Fei.
Perchè Dante fra tanti inviti ha accettato quello di questo strano intervistatore? “Non perchè lo conosca, non lha mai sentito nominare! Ma è stato incuriosito dalle sue parole: “Io non credo al Paradiso; ma vorrei andare nel Paradiso!” Questa cosa incuriosisce Dante per la sua umanità, in fondo è un problema che tante persone si pongono. E davanti allumanità dellintervistatore, scopre il lato più umano egli stesso, cioè racconta la sua vita, racconta di come lui, in realtà, prima ancora dellesilio, fosse in difficoltà, si era troppo buttato allesterno e alle cose del mondo, e aveva finito veramente per smarrire la via”, puntualizza Idalberto Fei.
Dante risponde alle tante domande riguardanti la sua poesia, Beatrice, la famiglia, i figli. “Ma quando alla fine lintervistatore gli chiede cosa gli consiglia, Dante risponde: “Fosse un credente, Le consiglierei di pregare. Ma Lei credente non è, perchè – se no, questa domanda non me lavrebbe fatta. Quello che Le posso consigliare è cercare di raggiungere un momento di calma e serenità, magari quando meno se lo aspetta”, aggiunge Idalberto Fei.
Alla fine del dialogo, Dante ritorna nel Paradiso che lui stesso ammette di aver conquistato con difficoltà, anche perchè è stato un credente molto strano: il dono del perdono, che sarebbe la prima arma di un cristiano, lui veramente non ce lha avuta, osserva ancora il noto regista e scrittore. Il racconto dantesco è cosparso di citazioni, soprattutto dalla “Divina Commedia” e dalla “Vita Nova”, ma anche dal “Trattatello in laude di Dante” di Boccaccio. Perdere la stella polare e ritrovarla è il messaggio dantesco che vale anche nei nostri giorni, puntualizza Idalberto Fei, che, lungo gli anni, ha svolto una proficua collaborazione con Radio Romania, in particolare con il Teatro Nazionale Radiofonico. Nel 2014, è stato anche il presidente della giuria del Festival Internazionale di Teatro Radiofonico Grand Prix Nova, organizzato da Radio Romania.