Buon Natale con la Comunità Radiotelevisiva Italofona!
A Natale, tempo di unione e condivisione, la Comunità Radiotelevisiva Italofona fa di nuovo Comunità, come lo fa fatto anche lungo questo difficilissimo anno.
Iuliana Sima Anghel, 23.12.2020, 10:00
La Comunità Radiotelevisiva Italofona celebra insieme anche il Natale, rilevando una volta in più lintensità del suo “fare Comunità”, di cui ha dato prova anche lungo il difficilissimo anno che sta per concludersi. E ugualmente un momento di bilancio, con la fine dellanno che si sta avvicinando, spiega per le Voci Italofone la segretaria generale della Comunità Radiotelevisiva Italofona, Maria du Bessé, responsabile della promozione della lingua e cultura italiana delle Relazioni Internazionali e Affari Europei della RAI, passando in rassegna i momenti salienti del 2020.
“Un anno segnato da unemergenza drammatica: la pandemia ha sconvolto la vita di tutti noi e ha pesato anche sul programma delle nostre iniziative”, ricorda la segretaria generale della CRI, passando in rassegna i progetti portati avanti, nonostante tutte le difficoltà, magari con modalità nuove: le coproduzioni, il programma di scambio, ma anche eventi come Poetry Slam, promossa a ottobre dallAmbasciata di Svizzera in Italia e dalla Comunità Radiotelevisiva Italofona, in occasione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, prima di una nuova chiusura. Un altro riferimento del 2020 è stato lAssemblea Generale, che ha rinnovato il Comitato Direttivo della Comunità, spiega ancora Maria du Bessé, mettendo in evidenza soprattutto la capacità di reazione della CRI.
“Questanno è stato un importante banco di prova ed è esemplare la coproduzione “Quando cè la Comunità”, lanciata in primavera, in piena pandemia, che ha dimostrato la capacità di reazione della nostra associazione. Tutti dovevamo fronteggiare qualcosa di sconosciuto, ma la Comunità non si è fermata”, aggiunge Maria du Bessé, rinnovando i ringraziamenti a tutte le emittenti e a tutti gli amici della CRI che hanno risposto a questa bella iniziativa. “Abbiamo toccato con mano la forza anche di un sistema valoriale che guida il nostro operato. Non a caso la coproduzione era centrata sulla parola “Comunità”: il racconto dellemergenza coronavirus nei vari Paesi, declinato attraverso questa parola. E oggi tutti noi sentiamo con maggiore intensità il senso profondo della parola “Comunità”: lavoro comune, condivisione, solidarietà, individuare insieme soluzioni e nuove strade e percorrerle insieme, ha detto ancora la segretaria generale della CRI, rivolgendo a tutti un caloroso augurio di serenità.
Una serenità che risplende ogni anno prima di Natale con uno dei momenti più attesi dallintero mondo: linaugurazione del presepe e lilluminazione dellAlbero di Natale a Piazza San Pietro in Vaticano. Questanno, labete è arrivato dalla Slovenia, mentre il presepe da Teramo, in particolare da Castelli, un villaggio famoso per il suo lavoro sulla ceramica, spiega il collega Rosario Tronnolone di Radio Vaticana. Ed è realizzato dagli alunni e dai docenti del Liceo artistico statale di Castelli, che ha dedicato un decennio – tra il 1965 e il 1975 – proprio ad unattività didattica legata al tema natalizio.
Per il Natale 2020, in Vaticano sono stati portati alcuni pezzi di questa importante collezione, aggiunge Rosario Tronnolone, ricordando che la tradizione di avere un albero di Natale a Piazza San Pietro venne introdotta da Giovanni Paolo II nel 1982. Anche la Romania ha regalato allo stesso Papa Wojtyla un Albero di Natale nel 2001, due anni dopo il la sua storica visita a Bucarest nel 1999, il primo viaggio di un Sommo Pontefice in un Paese a maggioranza ortodossa. Labete proveniva dai Monti Carpazi Orientali, “cuore della bella e cara Romania”, come lha definita il Papa stesso in quella occasione.
Dopo aver regalato un albero al Vaticano anche nel 1996, la Slovenia ha inviato questanno un abete rosso di 75 anni, alto 28 metri, per un diametro di 70 cm. Gli adobbi che lo ornano sono frutto della collaborazione tra nonni e nipotini sloveni, per creare – anche in questo periodo di emergenza sanitaria – un collegamento così bello e tenero tra generazioni diverse, aggiunge il nostro collega di Radio Vaticana.
Un significativo gesto di amicizia del Governo di Lubiana in vista della Presidenza slovena del Consiglio dellUnione Europea, nel secondo semestre del 2021, spiega, a sua volta, Donatella Pohar, caporedattrice di Radio Capodistria e vicepresidente della Comunità Radiotelevisiva Italofona. Limponente abete rosso proviene dalla zona di Kocevje della Slovenia meridionale, unarea ricoperta dalle foreste al 90% ed inserita nella lista del patrimonio dellUNESCO. Per il territorio sloveno, labete rosso rappresenta la specie arborea più importante dal punto di vista economico e, fin dai tempi più antichi, è simbolo della fertilità, aggiunge Donatella Pohar.
E mentre nella maggior parte dei Paesi europei un Natale senza neve è quasi inconcepibile, lArgentina è in piena estate. In tempi normali, si pensa alle vacanze, si mangia gelato e si va al mare. Ma questo Natale sarà diverso, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, ci racconta il collega Marcelo Chelo Ayala di RAE Argentina. Comunque sia, le tradizioni natalizie provenienti dallItalia si conservano lo stesso. Per la notte del 24 dicembre, sono parecchie le persone che preparano le stesse ricette che cucinavano i propri genitori o nonni italiani, aggiunge il nostro amico doltreoceano, passando in rassegna le tradizioni natalizie nel paese sudamericano.
La grande Festa della Natività del Signore porta tuttuna serie di rituali specifici anche in Romania, Paese a maggioranza ortodossa, dove le celebrazioni iniziano il 6 dicembre, con la Festa di San Nicola per concludersi il 7 gennaio, con la Festa di San Giovanni Battista. Per i bambini romeni, Babbo Nicola – come la Befana – riempie di regali, soprattutto dolci, le scarpe pulite messe alla porta di casa. Le tradizioni di Natale si sono meglio conservate soprattutto negli ambienti rurali, dove gli auguratori vanno da una casa allaltra per annunciare la Natività. E la più bella e antica tradizione delle feste romene, tramandata da centinaia di anni.
Gli auguratori indossando maschere, in riti tra cui spiccano le tradizionali “danze” dellorso o della capra, per allontanare gli spiriti malvagi. Unusanza precristiana che si è sovrapposta lungo il tempo a quella cristiana. La danza dellorso, ad esempio, riveste in alcune regioni un significato di purificazione e fertilità della terra per lanno che verrà. Naturalmente, lattuale emergenza pandemica impone restrizioni anche agli assembramenti dei gruppi di auguratori.
Distanti ma vicini, rivolgiamo i migliori auguri di Buon Natale e Buon Anno a tutti i colleghi, amici e ascoltatori della nostra Comunità Radiotelevisiva Italofona!