Radici a metà. Trent’anni di immigrazione romena in Italia
Il 22 marzo, la Pontificia Università Gregoriana di Roma ospiterà la presentazione del volume Radici a metà. Trent'anni di immigrazione romena in Italia, frutto della collaborazione tra l'Istituto di Studi Politici S. Pio V e il Centro IDOS.
Iuliana Sima Anghel, 17.03.2022, 13:07
Il 22 marzo, la Pontificia Università Gregoriana di Roma ospiterà la presentazione del volume “Radici a metà. Trentanni di immigrazione romena in Italia”, frutto della collaborazione tra lIstituto di Studi Politici “S. Pio V” e il Centro Studi e Ricerche IDOS. La ricerca, presentata anche in un recente incontro virtuale, è nata con lobiettivo di contribuire a inquadrare limmigrazione romena in Italia in tutti i suoi aspetti, con correttezza e obiettività, ha spiegato a Radio Romania Internazionale il vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, Antonio Ricci, che presenterà il volume allevento del 22 marzo, insieme a Benedetto Coccia, ricercatore presso lIstituto di Studi Politici “S.Pio V” e alla giornalista Miruna Căjvăneanu, nel corso dellincontro moderato da Alessandra Ciurlo della Pontificia Università Gregoriana.
“Radici a metà”, un valore aggiunto nella odierna società globalizzata intitola la Prefazione firmata dal presidente dellIstituto di Studi Politici “S.Pio V”, Paolo De Nardis, seguita dallIntroduzione ad “Un volume che vuole contribuire a leggere il presente e a proporsi come testimonianza”, come lhanno intitolata i curatori Miruna Căjvăneanu, Benedetto Coccia e Antonio Ricci.
Strutturato in tre grandi sezioni – Ricerca “Romeni in in Italia”, Romania e Italia: aspetti transnazionali e Dimensione storico-culturale, il libro riunisce contributi multidisciplinari di docenti universitari, studiosi, ricercatori ed esponenti della comunità romena in Italia: Viviana Anghel, Maria Francesca Atzeni, Oana Boșca-Mălin, Miruna Căjvăneanu, Ion Cârja, Maria Rosaria Chirico, Benedetto Coccia, Paolo De Nardis, Luca Di Sciullo, Ginevra Demaio, Ioan-Mircea Farcaș, Andrei Iacob, Maria Paola Nanni, Antonio Ricci, Roberta Ricucci, Luisa Salaris, Dumitru Sandu, Tanja Schroot, Bianca Vasile e Bogdan Voicu.
Se il Censimento del 1991 indicava quasi 10.000 romeni in Italia, la loro presenza è arrivata oggi a 1.076.412 persone, riconfermandosi come la prima collettività straniera nella Penisola. Dei 602.312 lavoratori romeni, 128.001, soprattutto donne, risultano occupati nei servizi domestici, mentre gli uomini, in quattro casi su dieci, nelledilizia. Crescente il protagonismo nel settore dellimprenditoria, dove i titolari di impresa nati in Romania sono 50.230, di cui 30.426 nelle costruzioni, indica lo studio. Negli anni più recenti, limprenditoria romena ha trovato nuova linfa grazie al ruolo crescente delle donne, sottolinea Antonio Ricci, ricordando che i lavoratori romeni contribuiscono ogni anno ad almeno il 2% del PIL italiano.
Nella stessa intervista a Radio Romania Internazionale, il vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS ha fatto riferimento anche agli effetti della crisi pandemica sulla presenza dei romeni in Italia, ma anche al modo in cui percepiscono la propria identità. “La maggior parte dei cittadini romeni intervistati dicono che si sentono bene sia in Italia che in Romania, come degli alberi con due radici”, spiega Antoni Ricci, aggiungendo che lo studio indica unidentità “mezzo e mezzo” per le seconde generazioni, che si sentono piuttosto cittadini europei che cittadini italiani o romeni. “Rappresentano un po quello che è il futuro che tutti ci auguriamo per questa grande costruzione che è la Casa Comune dellUnione Europea”, conclude il vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, Antonio Ricci.