Radio per l’Italia, solidarietà e vicinanza dalla Romania
Lungo la storia, l'Italia e la Romania, che nel 2019 hanno celebrato il 140/o anniversario delle relazioni diplomatiche, sono sempre rimaste parte dello stesso mondo socio-culturale europeo.
Iuliana Sima Anghel, 20.03.2020, 14:44
Lungo la storia, l’Italia e la Romania, che nel 2019 hanno celebrato il 140/o anniversario delle relazioni diplomatiche, sono sempre rimaste parte dello stesso mondo socio-culturale europeo. E insieme ce la faremo anche oggi. Così il direttore dell’Accademia di Romania in Roma, prof.univ.dr. Rudolf Dinu, ripercorrendo a Radio Romania Internazionale alcuni momenti di riferimento nella storia delle relazioni bilaterali tra i due Paesi proprio il 20 marzo, il giorno in cui, per la prima volta nella storia, le radio italiane nazionali e locali hanno dato vita all’iniziativa delle canzoni da cantare insieme per sentirsi più vicini, in questi momenti terribili attraversati dal Bel Paese.
Oggi, alle ore 11, tutte le radio della Penisola hanno tramesso in sequenza L’inno d’Italia di Mameli, Azzurro di Adriano Celentano, La canzone del sole di Lucio Battisti e Nel blu dipinto di blu (Volare) di Domenico Modugno. Sempre oggi, le radio aderenti all’European Broadcasting Union, Radio Romania compresa, hanno mandato in onda la canzone You’ll Never Walk Alone di Gerry and The Pacemakers, accompagnata dal messaggio Io resto a casa e ascolto la radio che unisce tutti!.
Come tutte le istituzioni in Italia, in questo periodo ha sospeso le attività anche l’Accademia di Romania in Roma, che ricopre un posto privilegiato e svolge un ruolo fondamentale nei rapporti con l’Italia. Un’Italia che si è annoverata tra i primi Paesi ad aver riconosciuto l’indipendenza della Romania dall’Impero Ottomano, conquistata in seguito alla guerra russo-romeno-turca del 1877-1878, e sancita dai Trattati di Santo Stefano e Berlino. L’Italia ha concesso un sostegno particolarmente importante alla Romania nelle trattative con le altre grandi potenze, soprattutto Germania, Francia e Gran Bretagna – che avevano condizionato l’indipendenza della Romania in occasione del Congresso di Berlino. Nel 1879, l’Italia riconosce il Principato di Romania, rompendo il punto forte del concerto di Berlino, spiega il prof. Rudolf Dinu.
A dicembre 1879, con l’arrivo del conte Giuseppe Tornielli Brusati di Vergano come primo inviato straordinario e ministro plenipotenziario d’Italia a Bucarest, si apre una tappa molto pragmatica nei rapporti fra i due Paesi per i successivi decenni, aggiunge il direttore dell’Accademia di Romania. In ugual misura, si chiudeva la tappa eroica, che aveva preso lo spunto dai moti rivoluzionari del 1848 e che ebbe il suo momento più importante nel triennio 1859-1861, quando fatti gloriosi accaduti sia nella Penisola che nelle terre romene, portarono all’Unione dei Principati della Valacchia e della Moldavia uniti nel 1859 e al Regno d’Italia, nel 1861.
L’Italia non era soltanto la terra degli antenati o la sorella maggiore, come la definivano gli scrittori romeni. Fu un modello da seguire sotto profilo politico, sociale, ma anche in materia di giurisprudenza, modernizzazione delle infrastrutture e dell’esercito, e persino nel percorso verso la proclamazione del Regno di Romania nel 1881, spiega ancora il prof. Rudolf Dinu, ricordando che, nei decenni successivi, numerosi giovani romeni andarnono a studiare in accademie e scuole militari italiane, come quella di Livorno, la Scuola dei meccanici navali di Venezia o la Scuola Superiore di Guerra di Torino, dove si laureò anche il maresciallo Alexandru Averescu, il comandante dell’Esercito Romeno durante la prima Guerra mondiale. Un altro aspetto meno conosciuto legato alla Grande Guerra è la formazione della Legione Romena d’Italia: un corpo di volontari di nazionalità romena soprattutto della Transilvania – prigionieri di guerra provenienti dall’esercito austro-ungarico.
Quindi, la storia dei rapporti romano-italiani conta in ugual misura successi, sconfitte, momenti di sofferenza dei popoli, periodi di rapida modernizzazione o di faticose stasi, ma la cosa importante è che i due Paesi sono rimasti vicini, ha concluso il direttore dell’Accademia di Romania in Roma, Rudolf Dinu, rinnovando il messaggio di solidarietà e vicinanza. In ugual misura, la responsabilità è altrettanto importante in questi momenti, quando tutti dobbiamo seguire le misure di sicurezza.