“Radici a metà. Trent’anni di immigrazione romena in Italia” sbarcano a Venezia
Il 28 maggio, lIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia ospiterà la presentazione del volume Radici a metà. Trent'anni di immigrazione romena in Italia, in un evento organizzato insieme al Consolato Generale di Romania a Trieste.
Iuliana Sima Anghel, 26.05.2022, 10:10
Dopo le presentazioni ospitate questanno dalla Pontificia Università Gregoriana di Roma, dalla Libreria Vaccheria Nardi della Capitale e dalla Camera dei Deputati del Parlamento italiano, come anche in una serie di incontri virtuali, il volume “Radici a metà. Trentanni di immigrazione romena in Italia” prosegue il suo tour nella Penisola allIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, in un evento organizzato il 28 maggio insieme al Consolato Generale di Romania a Trieste. Frutto della collaborazione tra lIstituto di Studi Politici “S. Pio V” e il Centro Studi e Ricerche IDOS, “Radici a metà”, un valore aggiunto nella odierna società globalizzata, come si intitola anche la Prefazione firmata dal presidente dellIstituto di Studi Politici “S.Pio V”, Paolo De Nardis, è definito nellIntroduzione dai curatori Miruna Căjvăneanu, Benedetto Coccia e Antonio Ricci “un volume che vuole contribuire a leggere il presente e a proporsi come testimonianza”. In effetti, il libro offre unampia immagine sullimmigrazione romena in Italia in tutti i suoi aspetti.
Strutturato in tre grandi sezioni – Ricerca “Romeni in Italia”, Romania e Italia: aspetti transnazionali e Dimensione storico-culturale, il libro riunisce contributi multidisciplinari di docenti universitari, studiosi, ricercatori ed esponenti della comunità romena in Italia: Viviana Anghel, Maria Francesca Atzeni, Oana Boșca-Mălin, Miruna Căjvăneanu, Ion Cârja, Maria Rosaria Chirico, Benedetto Coccia, Paolo De Nardis, Luca Di Sciullo, Ginevra Demaio, Ioan-Mircea Farcaș, Andrei Iacob, Maria Paola Nanni, Antonio Ricci, Roberta Ricucci, Luisa Salaris, Dumitru Sandu, Tanja Schroot, Bianca Vasile e Bogdan Voicu.
“Un grande risultato e una grande gioia per noi questo tour di presentazioni che farà tappa anche a Venezia questa settimana”, ha spiegato a Radio Romania Internazionale la giornalista Miruna Căjvăneanu, che vive nella Penisola da oltre 20 anni, quindi unesponente della comunità romena e unottimo esempio di integrazione nella società italiana. “Unesperienza quella del libro coincisa in totalità con la pandemia, quindi abbiamo cercato di adattare i nostri strumenti a partire dalla nascita del libro, dalla scelta dei capitoli, dalla collaborazione, dal sondaggio che abbiamo fatto tutto tramite Internet”, aggiunge Miruna.
Nel corso dellevento ospitato dallIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, il prof. Antonio Ricci, vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, presenterà il capitolo “Al di là del muro: 30 anni di migrazioni dalla Romania”, mentre Benedetto Coccia, ricercatore presso lIstituto di Studi Politici “S.Pio V”, parlerà di “Radici a metà”, un valore aggiunto nella odierna società globalizzata. Miruna Căjvăneanu spiegherà cosa significa “Sentirsi cittadini europei in Italia: inserimento e partecipazione tra due Paesi”. Il Censimento del 1991 indicava quasi 10.000 romeni in Italia, mentre oggi la loro presenza supera un milione di persone, riconfermandosi come la prima collettività straniera nella Penisola. Miruna è arrivata in Italia più di 20 anni addietro, con una borsa Erasmus, venendo dallUniversità di Bucarest, dove studiava Scienze Politiche.
“Anche in seguito a un colloquio con un carissimo professore di storia moderna, Domenico Caccamo, ho deciso di trasferirmi. Ho iniziato da capo gli studi allUniversità La Sapienza di Roma. Quindi, sono più di 20 anni che vivo in Italia – metà della mia vita, a proposito del titolo “Radici a meta”, dice ancora la giornalista, confessando che è stato “un percorso con luci e ombre” dal punto di vista sia personale che professionale. Ma alla fine la maggior parte dei cittadini romeni intervistati per la realizzazione di questo studio, dice di trovarsi bene sia in Italia che in Romania, avvertendo piuttosto unidentità europea. “Quando abbiamo chiesto al nostro campione di cittadini romeni se si sentono cittadini romeni che vivono in Italia piuttosto che futuri cittadini italiani o altre possibilità di risposta, il 46% ha detto di sentirsi cittadini europei”, dice ancora Miruna Căjvăneanu.
Il volume “Radici a metà” è definito come “unopera molto meritevole” dal direttore dellIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, prof. Grigore Arbore Popescu, che interverrà alla presentazione del 28 maggio accanto al console generale di Romania a Trieste, Cosmin Victor Lotreanu. Il libro focalizza in maniera coerente le problematiche affrontate dai romeni “in un periodo estremamente complesso, che ha seguito principalmente le direzioni su cui si è mosso lintero mondo dopo il 1989, dopo la “caduta dei muri” tra i due sistemi. Una caduta dei muri che, come si vede, è abbastanza provvisoria, perchè alcuni muri rinascono in un altro contesto storico”, dice a Radio Romania Internazionale il prof. Grigore Arbore Popescu, ricordando le tre tematiche generali affrontate dal libro.
Si tratta, in primo luogo, delle “ricerche applicate sulla presenza, il comportamento, le difficoltà che si sono presentate davanti allinserimento di una grande “fetta” della popolazione romena andata in Italia”. In secondo luogo, il libro parla dei rapporti tra la Romania e lItalia e delle situazioni in cui la transnazionalità ha messo la sua impronta sulla vita delle famiglie, sulla vita sociale e politica, sulla vita culturale, in un ambiente completamente nuovo. “In queste problematiche definite aspetti transnazionali dai ricercatori che hanno lavorato a questo volume, centra anche la partecipazione politica e il diritto di voto nei vari paesi in cui si sono insediati i romeni, nel caso specifico in Italia”, spiega ancora il direttore dellIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Quindi, la più ampia indagine sociologica finora dedicata ai romeni in Italia, che presenta anche aspetti demografici e il modo in cui le diverse fasce di età si sono inserite nelle comunità di accoglienza. Il prof. Grigore Arbore Popescu ha fatto riferimento anche allintegrazione professionale dei connazionali e alla giovane generazione di scrittori romeni che si fa sempre più strada nella Penisola.
Unaltra sfera tematica riguarda la dimensione storica e culturale. “Un libro è una ricchezza. Una ricchezza per noi tutti, romeni e maggioranza italiana”, spiega, a sua volta, a Radio Romania Internazionale il console generale di Romania a Trieste, Cosmin Victor Lotreanu. “Parliamo di una dimensione di una comunità, la comunità romena in Italia – più di un milione di persone – e questo libro costituisce un simbolo. Un simbolo delle radici comuni romene e italiane, un simbolo dellintegrazione della comunità romena in Italia, un simbolo dellevoluzione della comunità romena, perchè parliamo di unimmigrazione più o meno economica, ma anche di una dimensione culturale, con eventi come la presentazione di questo libro, e di una dimensione dellinclusione”, sottolinea il console generale Cosmin Victor Lotreanu, citando le parole del grande storico Nicolae Iorga, fondatore dellIstituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia: “Scrivi per conservare i fiori del tuo pensiero che altrimenti prende il vento”.
Parole collegate dal console generale al pensiero del grande scrittore francese Jacques Salomé, il quale ha detto che “un libro ha sempre due autori: uno che lo scrive e un altro che lo legge”. “Sarò presente a Venezia con una grande volontà di affermare la dimensione culturale della comunità romena e parlare di questa dimensione culturale della vecchia immigrazione, avvenuta prima del 1989, di una meno recente, dal 1989 al 2002, di quella più recente – dal 2002 al 2007, e di quella recente, a partire dal 2007”, ha detto ancora Cosmin Victor Lotreanu.
“Radici a metà parla della storia di una comunità: una storia complessa, una storia bella, una storia dellintegrazione, una storia di più di un milione di cittadini romeni in Italia, con i loro bambini e famiglie, una storia di un Partenariato Strategico tra due Paesi, ma una storia umana innanzitutto”, ha concluso Cosmin Victor Lotreanu, sottolineando che la cultura ha rappresentato una componente dominante della sua missione di console generale di Romania a Trieste.