Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, in mostra all’Accademia di Romania in Roma
Il 5 novembre, l'Accademia di Romania in Roma inaugura la mostra Città in riassunto. Piazze d'Europa e le loro storie - Un progetto di antropologia visiva di Cătălin D. Constantin
Iuliana Sima Anghel, 01.11.2020, 17:36
Una piazza di città europea espone un riassunto storico, architettonico, culturale e sociale. Lo dice a Radio Romania Internazionale l’antropologo Cătălin D. Constantin, professore associato presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bucarest, che delle sue passioni di scattare foto, scrivere e viaggiare fa un vero mestiere di vivere. Così nasce anche la sua mostra Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie – Un progetto di antropologia visiva, che verrà inagurata il 5 novembre alla Galleria d’Arte dell’Accademia di Romania in Roma (Viale delle Belle Arti 110), nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. La particolarità del progetto risiede nel fatto che le foto riunite in mostra – una prima da questo punto di vista – sono state scattate con il drone durante i viaggi dell’autore in vari Paesi europei. Un progetto visivo che accompagna il suo recente volume Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie. D’altronde, Cătălin D. Constantin ha curato numerosi volumi di fotografia dedicati al patrimonio culturale romeno, svolgendo anche un’intensa attività editoriale.
Il progetto dedicato alle Piazze d’Europa prende lo spunto dal dottorato di ricerca in architettura conseguito da Cătălin D. Constantin nel 2014 presso l’Università di Architettura e Urbanesimo Ion Mincu di Bucarest, sotto la guida del prof.arch. Sorin Vasilescu. Nel 2011, aveva portato a termine il primo dottorato di ricerca presso la Facoltà di Lettere, con un argomento poco studiato al momento: la vita quotidiana della media borghesia nelle città romene all’inizio del Novecento, ricostituita partendo dai diari inediti dell’epoca, che il nostro ospite ha collezionato lungo il tempo, come spiega lui stesso a Radio Romania Internazionale, raccontando come è arrivato a scattare foto con il drone.
La città e il suo vivere sono il mio argomento prediletto di ricerca e interesse. Quando ho conseguito il dottorato in architettura, era appena diventato possibile acquistare dei droni. E allora ho subito pensato di comprarmene uno, poichè mi ero proposto di trasporre nella rappresentazione visiva la documentazione accumulata per il dottorato, tramite una mostra rivolta agli specialisti di vari campi e, alla fine, al grande pubblico. E ho fatto bene affrettarmi ad avviare il progetto. In quegli anni, non troppo remoti, in realtà, fotografare con i droni era un’attività che stava appena iniziando. Quindi, siccome non si trattava ancora di una moda o un fenomeno, non esistevano delle limitazioni legali talmente rigorose come oggi. Di recente, un amico mi diceva che un simile progetto non sarebbe più fattibile da solo nei nostri giorni. Per poter fotografare col drone servono numerose autorizzazioni, e le normative e i tempi di attesa per ottenerle variano da un Paese all’altro. Di conseguenza, una mostra che avvolga un ventaglio così ampio di piazze è oggi un’impresa di squadra. Il progetto è nato da un’osservazione semplicissima, che comporta conseguenze rilevanti sia per la rappresentazione visiva che per la comprensione della piazza urbana come fenomeno storico e culturale. Una piazza non è interamente visibile dalla piazza stessa. Naturalmente, fanno eccezione quelle città storiche, dove la torre di una cattedrale permette una veduta panoramica, da un’altezza non eccessiva. La forma della piazza è particolarmente rilevante. A questo punto, io faccio sempre l’esempio della piazza della città spagnola di Salamanca, tra le più belle del continente. Una semplice passeggiata te la fa vedere quadrata. Ma dall’alto si avverte chiaramente la forma piuttosto trapezoidale. Ciò è dovuto al fatto che l’architetto della piazza ha sfruttato al massimo lo spazio ristretto, puntando sull’illusione ottica, cosicchè, grazie alla forma di trapezio, si delinea più grande delle sue dimensioni reali. Ma pochi abitanti di Salamanca conoscono questo dettaglio, spiega Cătălin D. Constantin.
Tecnicamente, fotografare col drone si chiama veduta a volo d’uccello, prospettiva à vol d’oiseau in francese, bird’s eye view in inglese, aggiunge il nostro ospite. La foto scattata col drone è uno di quei casi rari e felici in cui il linguaggio tecnico e quello figurato si sovrappongono. L’idea della rappresentazione in sé è certamente vecchia e venne adoperata da incisori e disegnatori già molto prima dell’invenzione della fotografia. Sin dal XV secolo venivano elaborati in Europa piani urbanistici con la cosiddetta proiezione isometrica. Ovviamente, l’immaginazione dell’incisore corretta da vari calcoli svolgeva a volte un ruolo essenziale. Lo sguardo dall’alto è spettacolare quasi senza eccezione. Se le prime foto aeree vennero realizzate sin dall’Ottocento – Parigi fu fotografata dalla mongolfiera nel 1858, però le immagini non si sono conservate, e le foto scattate dall’aereo e dall’elicottero si moltiplicarono notevolmente lungo il XX secolo. Come tecnica accessibile al grande pubblico, la foto fatta con il drone resta una tecnica di data ancora recente. A differenza delle foto aeree scattate in precedenza dall’elicottero, quelle fatte con il drone offrono una prospettivva molto vicina. A volte dista pochi centimetri dalla croce di una cattedrale di una piazza, il che significa un notevole cambiamento della prospettiva. Si è parlato in tal senso di una rivoluzione in campo fotografico, in quanto la foto scattata con il drone significa proprio questo, cambiare prospettiva. La prospettiva aerea ha, però, anche il vantaggio essenziale di farti capire quello che, tramite una semplice passeggiata in piazza, puoi solamente intuire: una struttura di profondità. Da qui l’intento della mia mostra e del mio libro sullo stesso tema, Città in riassunto. Piazze d’Europa e le loro storie, di cambiare – questa volta in senso figurato – la prospettiva sulle piazze. Da questo punto di vista, il drone è un eccellente strumento di lavoro per l’analisi antropologica. La mostra iniziale ha incluso immagini di 50 piazze di città europee. Dopo il suo vernissage, ho saputo che si trattava della prima mostra in assoluto a proporre una veduta dall’alto sulle piazze di parecchi Paesi europei, con l’intento di costruire un filo rosso tra città diverse. Negli ultimi anni, la mostra si è allargata e oggi conta immagini di oltre un centinaio di città in più di una ventina di paesi europei. Questa mostra ha viaggiato parecchio. L’Italia è il decimo Paese ad ospitarla e sono particolarmente lieto che sarà presentata fino a dicembre a Roma, su proposta dell’Accademia di Romania. Sono molto felice, perchè l’Italia è per eccellenza il Paese delle piazze. Quest’anno, nonostante le restrizioni, la mostra ha aperto a Dublino la Settimana del patrimonio in Irlanda, in collaborazione con l’Archivio architettonico irlandese, una prestigiosa fondazione del Paese, con il sostegno dell’Ambasciata d’Irlanda a Bucarest. L’intero progetto è stato ed è possibile grazie al co-finanziamento dell’AFCN – l’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale e, negli anni scorsi, a quello offerto dall’Ordine degli Architetti di Romania. Ad entrambi vanno i miei vivissimi ringraziamenti, aggiunge Cătălin D. Constantin, al quale Radio Romania Internazionale ha chiesto di spiegare quali elementi definiscono la piazza come fenomeno storico e culturale e come si riflettono nella mostra che verrà inaugurata all’Accademia di Romania in Roma.
Le piazze sono dei microcosmi di vita urbana. Come spazio, sono tre gli elementi che definiscono una piazza. In primo luogo, gli edifici che delimitano il suo perimetro e le pavimentazioni, che raramente guardiamo attentamente. Ad esempio, il Portogallo vanta pavimentazioni spettacolari, autentici capolavori. Il terzo elemento è la volta del cielo. A seconda del posizionamento degli edifici, delle dimensioni dello spazio libero, del rapporto altezza-ampiezza, la volta del cielo può sembrare più vicina o più lontana. Il pezzo di cielo visibile da una piazza conta tanto nel modo in cui si profila quel posto. Per le città europee, la piazza è senz’altro il luogo più importante. E’ lì che conducono le principali arterie, è lì che si trovano i più significativi edifici e statue. Una piazza di città europea è un riassunto storico, architettonico, culturale, sociale. Sotto questo profilo, la piazza è uno spazio privilegiato, un palinsesto che racconta – se sai come leggerlo – la storia e la vita di un determinato insediamento in epoche diverse. La storia delle piazze europee si collega tramite un filo storico continuo all’Antichità greca, con la platea e poi l’agora. La piazza urbana è specifica all’Europa. Una continuità talmente lunga non è presente nelle altre culture, sebbene anche lì ci siano delle piazze, alcune persino più grandi di quelle europee. Ma è stata l’Europa ad aver inventato la piazza, sviluppandola come forma urbana e architettonica, per esportarla nell’intero mondo prevalentemente nell’età coloniale. Però, gli edifici non bastano per una piazza. Le città sono un misto di gente e palazzi, e la relazione tra queste due componenti non è talmente chiara come può sembrare a prima vista. Certamente, è la gente che costruisce gli edifici, e il modo in cui si presenta una comunità, in cui racconta la sua storia, la sua religione, le credenze di qualsiasi tipo, le necessità concrete della vita quotidiana, ebbene questo modo non è neanche oggi molto chiaro, poichè innumerevoli sfumature di questo processo complicato ci sfuggono, e probabilmente non si lascieranno mai descritte completamente. Una piazza rappresenta la sua architettura. E più ancora. L’intero passato, concatenato in un sistema visibile/ invisibile, in relazione con l’immaginario simbolico della comunità, fa sentire la sua presenza in piazza, conclude l’antropologo Cătălin D. Constantin.
In apertura della mostra che raggruppa una selezione di 60 fotografie, l’autore dialogherà con Carmen Dobrotă, assistente del progetto, e con l’architetto Tancredi Carunchio, già professore all’Università La Sapienza di Roma, in una trasmissione in streaming, ha spiegato a Radio Romania Internazionale la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, prof.ssa Oana Boşca-Mălin, ringraziando Cătălin D. Constantin non soltanto per la bravura tecnica, ma soprattutto per l’idea del progetto e per il concetto.
La mostra rappresenta sia un evento artistico che una proposta di riflessione su temi come identità, comunità, vitalità, tradizione, quindi una proposta culturale intedisciplinare rivolta ad architetti, sociologi, antropologi, ma anche alla gente comune che gira per le piazze, vivendo la loro atmosfera, aggiunge la vicedirettrice dell’Accademia di Romania in Roma, invitando il pubblico a scoprire o riscoprire piazze di Slovenia, Portogallo, Olanda, Croazia, Spagna, Turchia e naturlamente piazze di città italiane che potremo vedere dall’alto e abbracciare, mettendole insieme in un discorso di comprensione e identità locale ed europea. Il catalogo in italiano sarà pubblicato con il sostegno dell’Amministrazione del Fondo Culturale Nazionale (AFCN Romania), precisa ancora l’Accademia di Romania in Roma, indicando che tutti i dettagli sul progetto sono disponibili sul sito pietedineuropa.eu.