Arte, propaganda e politica: convegno internazionale a Perugia
The Art of Power - The Power of Art ovvero il rapporto tra artisti, propaganda e politica, dalla tarda Antichità all'età contemporanea. E' il titolo del convegno internazionale ospitato dal 30 al 31 ottobre dall'Università di Perugia.
Iuliana Sima Anghel, 31.10.2019, 12:14
“The Art of Power – The Power of Art” ovvero il rapporto tra artisti, propaganda e politica, dalla tarda Antichità alletà contemporanea. E il titolo del convegno internazionale ospitato dal 30 al 31 ottobre dallUniversità di Perugia. Un evento organizzato dal Dipartimento di Lettere dellUniversità di Perugia e la Facoltà di Storia dellUniversità di Bucarest, con il supporto dellIstituto Culturale Romeno attraverso lAccademia di Romania in Roma.
Liniziativa che riunisce specialisti dei due atenei rientra nella serie di eventi proposti dallAccademia di Romania per promuovere la cultura romena allestero e in Italia, in particolare, ha spiegato a Radio Romania Internazionale il suo direttore, prof.univ.dr. Rudolf Dinu, sottolineando la proficua collaborazione avviata dalle due università parecchi anni fa. Il convegno si propone di offrire una prospettiva pluridisciplinare con lapporto della ricerca storica, letteraria e artistica, ha aggiunto il direttore dellAccademia di Romania, che ha presieduto la sessione di oggi, nellambito della quale sono stati presentati aspetti riguardanti, ad esempio, la promozione dellarte contemporanea italiana nel nord-est europeo tra il 1934 e il 1938, oppure le influenze politiche sulla cultura in Romania nel periodo che va dal 1947 al 1965.
Da parte sua, la professoressa Emanuela Costantini dellUniversità di Perugia, autrice del volume “La capitale immaginata. Levoluzione di Bucarest nella fase di costruzione e consolidamento dello Stato nazionale romeno (1830-1940)”, ha scelto di incentrare il suo intervento sul cambiamento della società romena e la trasformazione di Bucarest sotto il regime di Nicolae Ceauşescu. Prendendo come pretesto il terribile terremoto del 1977, il dittatore ha fatto scomparire nel giro di pochi anni uno spazio urbano di grandi dimensioni, per far posto ad una realtà diversa.
“La cosa importante per Ceauşescu era che il passato non oscurasse la nuova Bucarest che lui intendeva costruire”, ha spiegato Emanuela Costantini a Radio Romania Internazionale, indicando come il Palazzo del Parlamento, visitato oggi da decine di migliaia di turisti dellintero mondo, sia diventato un caso molto interessante e significativo di come il passare del tempo fa cambiare la percezione su certe realtà.