Lo storico Domenico Caselli
Dalla metà dell'Ottocento, l'acceleramento della modernizzazione e dell'occidentalizzazione ha portato sempre più artigiani e muratori italiani nelle province romene della Valacchia e della Moldavia.
Christine Leșcu, 16.07.2015, 15:24
Dalla metà dell’Ottocento, l’acceleramento della modernizzazione e dell’occidentalizzazione ha portato sempre più artigiani e muratori italiani nelle province romene della Valacchia e della Moldavia. Loro si sono aggiunti a tanti intellettuali e scienziati italiani giunti nei secoli precedenti, tra cui il segretario privato del principe Constantin Brancovan, il fiorentino Antonio Maria del Chiaro, autore di importanti memorie sulla Valacchia. Nell’Ottocento è cominciata la costruzione di nuovi edifici, secondo le correnti dell’epoca, che richiedevano sia architetti e ingegneri che avevano la pratica dei nuovi standard, che muratori adeguati.
Alcuni sono giunti dall’Italia e hanno deciso di mettere sù famiglie e stabilirsi dalle nostre parti. Molti hanno portato avanti il mestiere dei genitori, altri invece, si sono orientati verso altri campi. E’ anche il caso del giornalista e storico Domenico Caselli, nato da una famiglia di costruttori nel 1875 a Bucarest, di cui se ne è innamorato tanto da diventarne uno dei suoi storici. Emanuel Badescu, bibliotecario alla sala delle stampe della Biblioteca dell’Accademia Romena, continua la biografia di Domenico Caselli.
Fu lo studente prediletto dello storico e politico Vasile Urechia, che volle indirizzarlo verso l’archivistica. Da qui deriva anche la sua destrezza nel lavorare con i documenti antichi, di leggerli, tradurli e commentarli. I genitori erano venuti dal nord d’Italia, dalle vicinanze di Venezia, verso la metà dell’Ottocento. Suo padre faceva il muratore. I costruttori italiani erano molto apprezzati in Valacchia, dove erano venuti a partire dal Seicento, dai tempi del principe Constantin Brancovan. Domenico Caselli ha studiato a Bucarest. Un altro suo biografo, Dan Rosca, ritiene possibile che la casa dei genitori fosse vicina alla Chiesa di Visarion. Dopo gli studi medi e liceali, si è laureato in storia, spiega Emanuel Badescu.
Interessato anche alla storia politica di Bucarest, Domenico Caselli ha manifestato una propensione particolare al fatto quotidiano, alla presentazione dei documenti antichi che illustravano la vita giornaliera dei bucarestini. Li commentava o raccontava nelle pubblicazioni periodiche del tempo.
Ha cominciato con l’esposizione dei suoi articoli nelle pubblicazioni periodiche. Fu il sostenitore di una storia scientifica volgarizzata per attirare il lettore sia al tema che ai documenti. Ha cercato di coltivare l’interesse per i documenti autentici tra i lettori dei vari giornali in cui ha scritto. E ha scritto in molti giornali. Ha pubblicato anche dei volumi, però meno degli articoli. Vita durante, sono usciti due o tre libri suoi, ma lui non era scrittore di libri, aggiunge Emanuel Badescu.
Domenico Caselli si è spento nel 1937. Di recente, l’editrice Vremea ha pubblicato il volume La strage dei bucarestini ai tempi di Kehaia-bey e altri meravigliosi racconti su Bucarest di primo Ottocento di Domenico Caselli.
Sfogliando le sue pagine, i lettori possono godersi articoli pubblicati nel 1936 e 1937, nella rubrica Bucarest di una volta del settimanale La Gazzetta Municipale, relativi al 1821, l’anno della rivoluzione capeggiata da Tudor Vladimirescu, che ha interessato anche la futura capitale della Romania. Per scrivere questi articoli, Caselli ha ripreso una serie di informazioni ottenute da un testimone dell’epoca, il colonnello Dimitrie Papazoglu, uno dei primi cartografi e geografi romeni. Vi aggiunse anche delle informazioni riprese da altre fonti.