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19.12.2018

Politica – Il Parlamento di Bucarest si pronuncerà domani sulla sfiducia al Gabinetto PSD-ALDE guidato da Viorica Dancila, firmata da 163 parlamentari delle opposizioni PNL, USR e PMP, nonchè da parlamentari non iscritti ad alcuna componente. L’adozione della sfiducia, con conseguenti dimissioni del governo, richiede 233 voti. Chiamandolo un gruppo di associati a delinquere, i firmatari della mozione accusano il governo di distruggere lo stato di diritto e detonare la stabilità politica ed economica della Romania, in un momento di instabilità internazionale. Il leader liberale Ludovic Orban ha esortato tutti i parlamentari a votare la sfiducia. Dal canto suo, il leader dell’Unione Democratica Magiari di Romania, Kelemen Hunor, ha annunciato che i suoi parlamentari saranno in aula, ma si asterranno. Hunor sostiene che gli iniziatori della mozione non offrono un programma di governo trasparente e neanche un premier da proporre, ritenendo l’opposizione impreparata o senza l’intenzione di governare.

19.12.2018
19.12.2018

, 19.12.2018, 17:54

Economia – Gli ambienti economici romeni hanno tirato un segnale d’allarme sugli effetti negativi delle nuove misure annunciate dal governo per l’anno prossimo. La Borsa di Bucarest ha aperto oggi in forte ribasso, tendenza che si è manifestata per tutto il giorno. Perdite importanti hanno registrato le azioni delle banche e le compagnie operanti nei settori energia e utilità. La fiducia degli investitori è diminuita rapidamente, una volta annunciate le intenzioni del Governo, rileva anche la Camera di Commercio Americana in Romania, sollecitando il ritiro immediato della bozza di ordinanza che prevede le nuove misure fiscali. A livello politico, l’ALDE, partner dei socialdemocratici al governo, considera necessaria un’ordinanza d’urgenza sulle nuove misure fiscali. Dall’opposizione, i liberali criticano le intenzioni del governo, sostenendo che avranno gravi effetti economici. Il presidente Klaus Iohannis ha criticato l’intenzione del governo sull’ordinanza che prevede nuove tasse, di cui ha detto che butterebbe nel caos l’economia con conseguenti effetti negativi sulle finanze della popolazione. Iohannis ha esortato il governo a riconsiderare le sue intenzioni, di discutere e negoziare con padronati e sindacati, e adottare successivamente una variante sostenibile. Ieri, il ministro delle Finanze, Eugen Teodorovici ha annunciato l’introduzione della cosiddetta tassa sulla cupidigia applicabile alle banche, nonchè di una serie di misure che riguardano le compagnie del settore energetico – un contributo pari al 3% del fatturato, un tetto al prezzo per i gas naturali e il controllo dei prezzi sul mercato dell’elettricità.

Pensioni – Via libera dalla Camera dei Deputati di Bucarest, con ruolo decisionale, alla riforma delle pensioni, in seguito all’ok su un emendamento inoltrato dall’UDMR, bocciato in prima fase dalla Commissione Lavoro. L’emendamento prevede la possibilità delle persone gravemente disabili di andare in pensione dopo aver raggiunto un terzo del periodo contributivo. La legge prevede il diritto alla pensione e previdenza solo dopo un periodo contributivo minimo di 15 anni. Eliminare le iniquità, concedere al coniuge superstite il diritto più vantaggioso e alle madri di tre figli la possibilità di andare in pensione con sei anni di anticipo sono alcune delle novità previste dalla legge, ha sottolineato la deputata socialdemocratica Olguţa Vasilescu. Iniziatrice ddl mentre ricopriva la carica di ministro del Lavoro, la Vasilescu ha precisato che il punto pensionistico salirà gradualmente, per raggiungere 1.775 lei (cca. 400 euro) nel 2020.

Difesa – Al termine della seduta del Consiglio Supremo di Difesa, il presidente Klaus Iohannis ha annunciato l’approvazione del piano di dotazione dell’esercito per il periodo 2019-2028, che prevede anche equipaggiamenti NATO. Il Consiglio ha approvato anche la partecipazione della Romania alle missioni all’estero nell’anno prossimo. Il capo dello stato ha spiegato che 1902 militari romeni saranno impegnati in missioni internazionali, 27 in più rispetto al 2018. Il Ministero dell’Interno invierà 759 militari e poliziotti in missioni UE, OSCE, NATO e ONU. La Romania parteciperà all’operazione Resolute Support Mission in Afghanistan, nonchè alle missioni delle forze aleate nei Balcani Occidentali, ha precisato il presidente. Come novità, nel 2019 la Romania invierà un distaccamento di elicotteri in Mali, nella missione multidimensionale integrata di stabilizzazione dell’ONU. Il Consiglio ha inoltre dato luce verde al Concetto di costituzione del Comando del Corpo Multinazionale Sud-Est sul territorio della Romania. Via libera dal Consiglio Supremo di Difesa anche alle proposte di bilancio per le istituzioni che operano nel campo della sicurezza nazionale.

Corte Costituzionale – La Corte Costituzionale di Romania ha stabilito che tra il Governo e il presidente Klaus Iohannis esiste un conflitto costituzionale, in seguito alla decisione del capo dello stato di rinviare la nomina di due ministri nell’ambito del recente rimpasto governativo. Il 7 dicembre, la premier Viorica Dancila annunciava che il governo ha contestato alla Corte Costituzionale il fatto che il presidente Iohannis non ha preso una decisone sulla nomina dei ministri proposti ai Trasporti – Mihnea Draghici, e Sviluppo Regionale – Lia Olguţa Vasilescu. In precedenza, Iohannis aveva già rifiutato la nomina della Vasilescu ai Trasporti, per inidoneità. Secondo la premier Dancila, il prolungamento dell’analisi del capo dello stato sulle nomine dei due ministri non ha una base legale ed è considerato un rifiuto arbitrario. Klaus Iohannis ha affermato che annuncerà il risultato della sua analisi dopo la decisione della CCR.

Rivoluzione – Il 19 dicembre 1989, Timisoara veniva dichiarata la prima città romena libera dal comunismo, dopo lo scoppio della Rivoluzione tre giorni prima. Numerosi familiari delle vittime sono partiti per Bucarest, in un pellegrinaggio volto a ricordare una delle pagine più tristi della storia. Il gruppo arriverà domani nella capitale per recarsi a Piazza dell’Università, a Piazza della Vittoria e al crematorio, dove deporranno corone di fiori e assisteranno a messa celebrata alla chiesa-monumento costruita nei pressi della fognatura in cui, 29 anni addietro, venivano buttate le ceneri di 44 eroi di Timisoara. Le vittime sono state uccise nella repressione del 17 dicembre, e, per cancellare le tracce del massacro, le autorità hanno condotto l’operazione intitolata La Rosa, trasferendo i cadaveri a Bucarest per essere cremati. Dal 21 dicembre, la rivolta è dilagata a Bucarest e nell’intero Paese. Più di 1.000 persone sono rimaste uccise e oltre 3.000 ferite negli scontri avvenuti in quei giorni in Romania, l’unico Paese dell’est europeo in cui il cambiamento del regime è stato segnato dalla violenza.

Media – In Romania, l’organizzazione Reporters sans frontieres (RSF) accusa la politicizzazione eccessiva dei media, i meccanismi di finanziamento corrotti, l’asservimento dell’agenda editoriale agli interessi dei padronati, nonchè l’infiltrazione delle redazioni di agenti dell’Intelligence. Nel rapporto sul 2018, Reporters sans frontieres ammonisce che la trasformazione dei media in strumento di propaganda politica risulta sempre più evidente, soprattutto negli ultimi anni e specialmente in periodi elettorali. La libertà di stampa è lesa anche dall’attività di piccoli gruppi di estrema destra collegati alla Chiesa Ortodossa – istituzione finanziata parzialmente dallo Stato – che si oppongono apertamente alla libertà di informazione, si legge nel rapporto. RSF ricorda che un disegno legge del leader socialdemocratico Liviu Dragnea, che propone la punizione delle persone che fanno affermazioni denigratorie sulla Romania all’estero, nonchè la reintroduzione della calunnia nel Codice Penale, ha provocato timori di censura politica nei mass-media. Nel 2018, la Romania occupa il 44/o posto nella classifica mondiale della libertà di stampa. Ai primi posti si collocano la Norvegia, la Svezia e l’Olanda, mentre il fanalino di coda sono il Turkmenistan, l’Eritrea e la Corea del Nord.

19.09.2024 (aggiornamento)
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