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13.06.2020

Stato di allerta – La settimana prossima scadrà lo stato di allerta istituito dalle autorità romene il 15 maggio per contenere la pandemia di coronavirus, e il Governo intende prorogarla. La decisione verrà presa nella prossima riunione esecutiva. Il premier Ludovic Orban ha ribadito che la misura non è politica e poggia sugli argomenti degli specialisti, visto l’altissimo rischio di una nuova ondata epidemica. La proroga dello stato di allerta va approvata dal Parlamento, ma l’opposizione ha annunciato di non votarla. Marcel Ciolacu, leader interinale socialdemocratico, numero 1 all’opposizione, si pronuncia per uno stato intermedio di 15 giorni al massimo. I dati resi noti oggi dal Gruppo di Comunicazione Strategica indicano 275 nuovi contagi da COVID-19 nelle ultime 24 ore e 171 pazienti in terapia intensiva. Delle quasi 21.700 persone rilevate positive, 1.394 sono decedute. All’estero, dei circa 3.400 connazionali contagiati, 114 sono morti.

13.06.2020
13.06.2020

, 13.06.2020, 15:06

Stato di allerta – La settimana prossima scadrà lo stato di allerta istituito dalle autorità romene il 15 maggio per contenere la pandemia di coronavirus, e il Governo intende prorogarla. La decisione verrà presa nella prossima riunione esecutiva. Il premier Ludovic Orban ha ribadito che la misura non è politica e poggia sugli argomenti degli specialisti, visto l’altissimo rischio di una nuova ondata epidemica. La proroga dello stato di allerta va approvata dal Parlamento, ma l’opposizione ha annunciato di non votarla. Marcel Ciolacu, leader interinale socialdemocratico, numero 1 all’opposizione, si pronuncia per uno stato intermedio di 15 giorni al massimo. I dati resi noti oggi dal Gruppo di Comunicazione Strategica indicano 275 nuovi contagi da COVID-19 nelle ultime 24 ore e 171 pazienti in terapia intensiva. Delle quasi 21.700 persone rilevate positive, 1.394 sono decedute. All’estero, dei circa 3.400 connazionali contagiati, 114 sono morti.

Ferrovie – Dal 15 giugno, le Ferrovie romene rimettono in circolazione i treni internazionali diretti da Craiova (sud della Romania) a Vidin (nord-ovest della confinante Bulgaria) e ritorno, sospesi in seguito alla pandemia di COVID-19. Ricordando che a bordo dei treni è obbligatorio indossare la mascherina, le Ferrovie annunciano in un comunicato che sono in corso i colloqui con altre compagnie ferroviarie europee sulla ripresa dei servizi ferroviari romeni per le destinazioni esterne dei viaggiatori. Sempre il 15 giugno, il Ministero dei Trasporti di Bucarest renderà pubblica la lista dei Paesi con i quali saranno riattivati i collegamenti aerei, nonchè di quelli i cui viaggiatori non verranno sottoposti a quarantena o isolamento fiduciario per 14 giorni all’arrivo in Romania.

Economia – La Banca Centrale di Romania ammonisce che la cessazione su larga scala delle attività in numerosi settori dell’economia, nello sforzo di contenere la pandemia di COVID-19, nonchè la compressione accentuata della domanda di consumo, parallelamente a quella esterna, rendono probabile un severo calo dell’economia romena nel secondo trimestre dell’anno. Il monito riguarda il declino subito dall’economia romena in seguito alla chiusura improvvisa di compagnie e attività, soprattutto nei settori trasporti, turismo, industria alberghiera e ristorazione, attività ricreative, industria e commercio. L’economia è cresciuta notevolmente nel primo trimestre del 2020, e il mercato del lavoro ha registrato un peggioramento improvviso a marzo, ammortizzato però dalla cassa integrazione stimolata dalle autorità tramite leve di bilancio, come indica un documento reso pubblico dal Consiglio di Amministrazione della Banca Centrale di Romania. Eppure, il numero dei contratti di lavoro è leggeremente incrementato e l’evoluzione potrebbe accentuarsi dal 1 giugno, quando cesserà la cassa integrazione. Nel 2020, il tasso annuo dell’inflazione si manterrà superiore al 3%, persino dopo un calo evidente nel secondo trimestre, stima la Banca Centrale.

30/o Marcia minatori su Bucarest – Appello del premier Ludovic Orban ai magistrati, per accertare la verità nel fascicolo riguardante la Marcia dei minatori su Bucarest dal 13 al 15 giugno 1990, che ha posto fine alle manifestazioni anticomuniste avvenute 30 anni fa. Le proteste contro l’allora presidente Ion Iliescu e il governo del Fronte della Salvezza Nazionale erano cominciate il 22 aprile 1990, e le forze dell’ordine sono intervenute brutalmente a Piazza dell’Università nella mattinata del 13 giugno. I successivi due giorni – 14 e 15 giugno – sono stati segnati dall’arrivo dei minatori a Bucarest, dove hanno devastato il Palazzo dell’Università, l’Istituto di Architettura, le sedi di alcuni giornali e partiti all’opposizione. Tre anni fa, i procuratori militari hanno ultimato le indagini nella pratica relativa alla Marcia dei minatori, disponendo anche il rinvio del caso a giudizio. Secondo la requisitoria, durante il violento attacco contro i manifestanti quattro persone sono state fucilate e 1.388 sono rimaste ferite. Tra le persone rinviate a giudizio si annoverano l’ex presidente Ion Iliescu, gli allora premier Petre Roman e vicepremier Gelu Voican Voiculescu, nonchè l’ex capo del Servizio Romeno di Informazioni, Virgil Măgureanu. A maggio 2019, però, l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia ha rinviato la pratica alla Procura per la ripresa delle indagini, considerando illegale la requisitoria dei procuratori militari. Una decisione emessa nel 2014 dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo impone alla Romania di continuare le indagini nel fascicolo riguardante la Marcia dei minatori del 1990.

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