Sguardo sulla settimana 20-26 gennaio 2013
Finanziaria: via libera del Governo a bozza 2013/Crisi: delegazione FMI-CE-BM a Bucarest /Parlamento: nuovo statuto per senatori e deputati/Algeria: due romeni uccisi nella crisi degli ostaggi
România Internațional, 25.01.2013, 12:45
Dopo il via libera del Governo, la bozza della Finanziaria 2013 è ora all’esame del Parlamento. Dalla prossima settimana, il documento sarà sottoposto all’esame delle commissioni parlamentari, e il 5 febbraio al dibattito della plenaria. La bozza è stata elaborata su una crescita economica dell’1,6%, un tasso dell’inflazione medio annuo pari al 4,3%, un tasso di cambio medio di 4,5 lei per un euro e un deficit di bilancio del 2,1% del Pil. Stando al ministro delle Finanze Daniel Chitoiu, la bozza della Finanziaria 2013 mira alla crescita economica della Romania ed è costruita su indicatori macroeconomici in crescita rispetto all’anno scorso. Il ministro delegato per il bialcio Liviu Voinea ha dichiarato che il documento prevede spese maggiori di 15,4 miliardi di lei (pari a 3,5 miliardi di euro) rispetto al 2012, destinate principalmente al ripristino dei livelli salariali dei pubblici dipendenti del 2010 e al pagamento degli arretrati nella sanità. Dal canto suo, il premier Victor Ponta definisce la bozza della Finaziaria “una realistica”, che permetterà la salvaguardia degli investimenti e lo stanziamento di più fondi per il cofinanziamento dei progetti europei. Stando al premier, equilibrata e ragionevole, la Finanziaria 2013, consentirà alla Romania di rispettare gli impegni assunti nei confronti dei principali creditori internazionali, ma anche la decisione di aumento del salario minimo garantito a 800 lei (cioè più di 180 euro) e di indicizzazione del 4% delle pensioni.
Entro la fine di gennaio, gli esperti del FMI, della Commissione Europea e della Banca Mondiale discutono, a Bucarest, con le autorità romene, delle prospettive economiche interne e internazionali, della riforma delle compagnie statali e dei problemi nella sanità. La Romania ha registrato dei ritardi nella privatizzazione delle compagnie statali con perdite. Il ministro dei trasporti, Relu Fenechiu, ha dichiarato che la privatizzazione della compagnia ferroviaria CFR Marfa è diventata la priorità numero uno del suo dicastero. Stando al ministro, data la sua situazione economica, una ripresa della compagnia è possibile solo in seguito ad un investimento privato. Nel caso della compagnia aerea di bandiera Tarom, dovrebbe essere venduto un pacchetto di minoranza del 20% delle azioni. Il termine limite fissato per ambedue le compagnie è di sei mesi. Per quanto riguarda lo stabilimento chimico Oltchim (sud), il Consiglio di Amministrazione ha deciso, su proposta del Ministero dell’Economia, la dichiarazione dell’insolvenza, nel tentativo di far ripartire la società. I dipendenti, contrari a questa soluzione, hanno annunciato nuove proteste.
“Avrei desiderato una maggiore implicazione da parte delle persone che avevano una parola importante da dire nel Ministero e nel Governo nella questione dell’Oltchim. Non abbiamo in questo momento nessuna certezza, solo impegni”, ha affermato il leader sindacale Corneliu Cernev.
D’altra parte, il Ministero dell’Energia intende far ripartire, in una prima fase, le compagnie Transgaz, NuclearElectrica e Romgaz.
Dopo accesi dibattiti, ma a larga maggioranza, i senatori e deputati, hanno adottato, questa settimana, il nuovo Statuto dei parlamentari. Esso impone restrizioni alle spese, vieta l’assunzione di parenti negli uffici parlamentari, ma consente ai parlamentari di ricoprire in parallelo altri incarichi in campi stabiliti per legge, come l’istruzione e la ricerca. Il più controverso capitolo del nuovo statuto riguarda l’immunità. La procedura di fermo, arresto e perquisizione chiesta nei confronti di un parlamentare resta immutata, ma è previsto che il suo mandato cessi solo se c’è una decisione definitiva che constata la sua incompatibilità o il conflitto d’interessi. Stando alle precedenti regolamentazioni, le commissioni giuridiche del Parlamento valutavano le richieste di avvio di indagini nei confronti dei parlamentari ed offrivano un parere consultivo, seguito dal voto obbligatorio nella plenaria. Con le modifiche approvate, non si giungerà più al voto nel Parlamento se le commissioni respingeranno le richieste dei procuratori, il quali devono presentare “motivi concreti e giustificati”. Stando al presidente della Camera dei Deputati, Valeriu Zgonea, la modifica dello statuto era necessaria perchè il precedente risaliva al 2006, quando la Romania non era membro dell’Ue e non esisteva l’Agenzia Nazionale per l’Integrità. Dall’opposizione, il Partito Democratico-liberale e il Partito del Popolo-Dan Diaconescu si sono dichiarati contrari alle modifiche. Sempre questa settimana, le due Camere del Parlamento hanno adottato i propri bilanci rimasti identici a quelli dell’anno scorso.
Due romeni hanno perso la vita nella crisi degli ostaggi in Algeria, assieme a decine di dipendenti stranieri del sito petrolifero attaccato da un gruppo terroristico affiliato alla rete al Qaeda. Circa 700 lavoratori algerini e 100 stranieri, tra cui 3 romeni, sono riusciti a scappare o sono stati salvati dall’esercito algerino. Il presidente romeno Traian Basescu ha dichiarato che il terrorismo si trova al confine meridionale dell’Ue.
“Gli eventi in Algeria hanno confermato ancora una volta che gruppi terroristici forti sono capaci di uccidere i nostri cittadini e perciò dobbiamo porci una domanda: come difendiamo i nostri cittadini? Non possiamo non farci questa domanda dopo gli avvenimenti in Algeria. I nostri cittadini, quando vanno con le nostre compagnie a lavorare in territori stranieri, vanno con il sentimento che il proprio stato li difenderà”, ha precisato Basescu.
Dal canto suo, il premier Victor Ponta ha affermato che non ha niente da rimproverare all’unità di crisi istituita a Bucarest per il salvataggio degli ostaggi romeni in Algeria. Il gruppo terroristico che ha rivendicato l’attacco ha reso noto che le sue azioni sono rappresaglie all’intervento aereo e terrestre dei militari francesi contro i ribelli islamisti in Mali, Paese confinante con l’Algeria.