Sguardo sul 2014 in Romania
Politica: un nuovo presidente e Governo Ponta IV/Contrasto corruzione: condanne clamorose/Misure fiscali: taglio contributi previdenziali per datori e zero imposta su utile reinvestito/Comunismo: 25 esimo dal crollo in Romania
Florentin Căpitănescu, 31.12.2014, 21:09
Dal punto di vista politico, il 2014 è stato in generale un anno impegnativo, anche perché i politici romeni sono particolarmente agitati in tutti gli anni elettorali. Nel 2014 è uscita dalla scena politica, dopo tre anni di vita, la più di successo alleanza politica dell’epoca post-comunista, come è stata descritta dagli osservatori l’Unione Social-Liberale, USL (di centro-sinistra), formata dai Partiti Socialdemocratico, Liberale, Conservatore e dall’Unione Nazionale per il Progresso della Romania e che, con esiti mai registrati negli ultimi 25 anni, aveva proprio schiacciato i suoi sfidanti alle amministrative e alle politiche del 2012. Dopo l’uscita dall’alleanza del Partito Nazionale Liberale, passato all’opposizione, la coalizione governativa ha cooptato l’Unione Democratica Magiari di Romania. Tre mesi dopo, a maggio, è arrivato il primo test elettorale dell’anno — le euroelezioni, vinte, prevedibilmente, dal trio Partito Socialdemocratico — Unione Nazionale per il Progresso della Romania — Partito Conservatore, che si è aggiudicato metà dei 32 seggi spettanti alla Romania nel Parlamento Europeo. Sono seguiti, a grande distanza e con risultati inferiori a quelli auspicati, i partiti Nazional-Liberale e Democratico Liberale, i principali partiti all’opposizione. Hanno superato la soglia elettorale anche un candidato indipendente, Mircea Diaconu, l’Unione Democratica Magiari di Romania e il Partito Movimento Popolare (centro-destra), in quest’ordine. Sullo sfondo della delusione provocata dal risultato, il leader liberale, Crin Antonescu, ha preso alcune decisioni radicali, tra cui a dare le dimissioni e a iniziare i negoziati per la fusione con il Partito Democratico Liberale. Quest’ultima un tentativo, alla fine riuscito bene, di riportare alla vita l’alleanza Giustizia e Verità, che aveva riunito al potere ambo i partiti alla metà degli anni 2000. Sono seguiti sei mesi di dura lotta politica. Il tutto è culminato con la campagna elettorale di ottobre per le presidenziali. Lo scrutinio, svoltosi in due turni, il 2 e il 16 novembre, è stato vinto dal candidato liberale, Klaus Iohannis, che ha sconfitto in maniera sorprendente il favorito certo, il premier Victor Ponta. Gli errori a catena commessi dalle autorità nell’organizzazione delle elezioni all’estero sono diventati motivi di indignazione dell’opinione pubblica e oggetto di inchiesta penale per i procuratori anti-corruzione. Sono seguiti, a dicembre, l’inizio dell’attività di un nuovo governo Ponta, il quarto, e la fine del mandato di Traian Basescu a capo dello stato. Dopo un controverso decennio nella carica suprema nello stato, Traian Băsescu ha affermato che la Romania è più sicura che mai e persino un fornitore di sicurezza per altri stati NATO. Il neo presidente, Klaus Iohannis, ha elencato tra le sue priorità l’istruzione, la sanità e la ricostruzione delle istituzioni politiche.
Nel 2014, la lotta alla corruzione — un flagello molto diffuso nell’amministrazione romena — è arrivata all’apice nell’epoca post-comunista. La Direzione Nazionale Anticorruzione (DNA) ha mantenuto un ritmo sostenuto tutto l’anno. Proprio nella prima settimana dell’anno, l’ex premier del periodo 2000-2004, il socialdemocratico Adrian Năstase, è stato condannato, per la seconda volta, a quattro anni di carcere con esecuzione, in un caso in cui è accusato di aver preteso e ricevuto compensi indebiti. E’ seguita la condanna dell’ex ministro dei Trasporti, il deputato liberale Relu Fenechiu, a pena carceraria con esecuzione e degli ex-ministri della giustizia, Tudor Chiuariu, e delle telecomunicazioni, Zsolt Nagy, a carcere con sospensione. Otto personaggi molto influenti nel calcio romeno — tra impresari, ex capi di club calcistici, finanziatori e persino un celebre calciatore internazionale, Gheorghe Popescu – sono stati condannati a pene carcerarie per frode, riciclaggio di denaro ed evasione fiscale. Quando era ancora capo dello stato, Traian Băsescu è stato messo in una situazione imbarazzante dal suo fratello minore, Mircea, arrestato perché sarebbe intervenuto affinché un noto malavitoso ricevesse una sentenza più mite. La serie di dossier è continuata con la condanna di Dan Voiculescu a 10 anni di carcere, per riciclaggio di denaro. Imprenditore, leader de facto di un partito al governo, il Partito Conservatore, e collaboratore dimostrato della Securitate — la polizia politica del regime comunista -, Voiculescu ha recato allo stato danni di circa 60 milioni di euro, in un grande affare immobiliare mascherato sotto una privatizzazione. E’ apparso poi il cosiddetto caso Microsoft, forse il maggiore fascicolo di corruzione degli ultimi 25 anni. Sono sotto inchiesta, tra l’altro, nove ex ministri e imprenditori, sospettati di coinvolgimento nella firma di contratti fraudolenti con licenze IT, il cui beneficiario è stato il sistema di insegnamento. In un altro caso difficile, in cui i danni recati allo stato ammonterebbero a 300 milioni di euro, sono verificate restituzioni illegali di foreste. Tra i sospetti, politici influenti e magistrati. Nell’ultimo importante fascicolo dell’anno, il capo della direzione antimafia, Alina Bica, è stata arrestata per abuso d’ufficio. E’ accusata che nel 2011, quando era segretaro di stato nel Ministero della Giustizia e membro di una commissione incaricata alla restituzione di terreni, ha facilitato il pagamento di risarcimenti sopravalutati per un terreno situato nelle periferie della capitale.
Non poche sono state le misure fiscali prese dall’Esecutivo di Bucarest nel 2014. Tra queste: il taglio del 5% dei contriburi previdenziali per i datori di lavoro, l’introduzione dell’accisa supplementare di sette eurocentesimi sul litro di carburante e l’amnistia fiscale nei confronti di pensionati, mamme e pubblici dipendenti. Inoltre il Governo ha deciso il taglio di alcune tasse e l’esenzione dall’imposta sull’utile reinvestito. Sempre nel 2014, sono stati presentati il Master Plan Generale di Trasporto e la Strategia Energetica Nazionale e sono entrate in vigore nuove norme sulla salute. Dal canto suo, il Parlamento ha adottato, tra l’altro, la Legge sull’Energia elettrica e sul gas naturale, che rinvia al 2021 la liberalizzazione del prezzo del gas, ma anche un’altra versione della Legge sull’Istruzione e un nuovo Codice Penale.
Nel 2014 è stato celebrato il 25esimo dal crollo del regime comunista, un momento cruciale per la storia moderna della Romania. Alla memoria degli oltre mille begli innocenti — come furono chiamate, nei primi giorni della stampa libera, le vittime del dicembre ’89 — sono state organizzate numerose cerimonie. Gli avvenimenti del dicembre ’89 avevano debuttato il 16, a Timişoara, la grande città cosmopolita nell’ovest del Paese. Diffuse rapidamente in tutto il Paese, le proteste anti-comuniste culminarono con l’esecuzione, il 25, della coppia Nicolae ed Elena Ceaşescu, dopo un processo che molti considerano sommario. Nel quarto secolo passato dall’89, la Romania ha riscoperto la sua vocazione occidentale, soprattutto con l’adesione alla NATO nel 2004, e all’UE nel 2007. Tuttavia, i 25 anni passati non sono stati sufficienti per portare a termine il cosiddetto dossier della Rivoluzione, come normale tentativo di stabilire i colpevoli e la verità storica.
Una delle più apprezzate atlete romene, la tennista Simona Halep, che nel 2014 è arrivata al secondo posto nella gerarchia mondiale, ha dimostrato che i risultati ottenuti l’anno precedente non erano casuali. Nel 2014, Halep ha vinto i tornei di Doha e Bucarest, è arrivata nelle finali del Torneo delle Campionesse, di Roland Garros e Madrid, mentre a Wimbledon e Indian Wells si è fermata nei semifinali. Ha concluso la stagione al terzo posto, dopo l’americana Serena Williams e la russa Maria Sharapova.
(traduzione di Gabriela Petre)