La settimana 7 – 13/10/2018
Invalidato il referendum sulla ridefinizione della famiglia nella Costituzione/ Verso una nuova legge sulle pensioni/ Alla ricerca di un capo per la DNA/ Previsioni del FMI sulla Romania
Roxana Vasile, 13.10.2018, 07:00
Il 21,1% dei cittadini con diritto di voto, cioè circa 3,9 milioni hanno partecipato al referendum sulla modifica della Costituzione della Romania con la ridefinizione della famiglia come matrimonio liberamente acconsentito tra un uomo e una donna, non tra coniugi come prevede attualmente la Legge Fondamentale. Secondo i dati finali resi pubblici dall’Ufficio Elettorale Centrale, il 91,5% delle persone che sono andate a votare nei due giorni di scrutinio — sabato e domenica — hanno votato a favore, ma l’affluenza alle urne è stata inferiore al tetto necessario per la validazione del referendum. Sarebbe stata necessaria la partecipazione del 30% dell’elettorato. Però, dopo una campagna prima del referendum estremamente breve, ma con un linguaggio molto duro, soprattutto sulle reti sociali, circa l’80% degli elettori ha scelto di boicottare il voto. I motivi sono stati diversi, alcuni non conoscevano l’oggetto del referendum, altri erano indifferenti, oppure hanno adottato un atteggiamento di fronda nei confronti del Governo PSD-ALDE o della Chiesa ortodossa maggioritaria la quale ha militato per la ridefinizione della famiglia. Il progetto di revisione della Costituzione era stato votato nel Parlamento e aveva alla base un’iniziativa cittadina che aveva raccolto 3 milioni di firme. Molti hanno dato la colpa al PSD, il principale partito al governo, per cui il PSD si è difeso affermando che il risultato del referendum non rappresenta il proprio fallimento, perché il partito aveva fatto, secondo la legge, solo una campagna di informazione pubblica. Invece, il leader del PNL, all’apposizione, Ludovic Orban, considera che il fallimento va attribuito al Potere, perché non c’è stato alcun tipo di campagna di informazione, come se il PSD e l’ALDE avessero desiderato che l’interesse dei romeni fosse quanto più basso. L’unica a trionfare è stata l’USR, che si è opposta sin dall’inizio al referendum. Mentre l’associazione MozaiQ, che difende i diritti delle minoranze sessuali, ha affermato che tramite la loro presenza poco numerosa, i cittadini hanno respinto l’odio e la divisione e non hanno legittimato un atto politico volto a stigmatizzare e a discriminare la comunità LGBT. Dopo la pubblicazione degli esiti del referendum, il ministro con delega agli Affari Europei, Victor Negrescu, ha reso pubblico che la settimana prossima sarà inoltrato al Parlamento un disegno di legge sul partenariato civile. Il ddl è completo, dopo essere stato analizzato con i partner della società civile e con i partiti politici, ha precisato Negrescu, destando stupore. Di queste discussioni — estremamente discrete — si è venuti a sapere solo ora nello spazio pubblico.
Il Governo di Bucarest ha approvato, mercoledì, la bozza di una nuova legge sul sistema pensionistico pubblico, che sarà inoltrata al Parlamento. La ministra del Lavoro, Lia Olguţa Vasilescu, ha precisato che nessuna pensione diminuirà dopo il ricalcolo, non verrà modificata l’età standard di pensionamento e neanche il periodo di contribuzione. Lo scopo della nuova legge è l’aumento delle pensioni e l’eliminazione delle iniquità nel sistema. Tra l’altro, il pagamento delle pensioni si dovrebbe fare solo in funzione del contributo, mentre i pensionati che hanno la stessa anzianità, ma sono andati in pensione in periodi diversi, riceveranno la stessa somma. La futura legge si dovrebbe applicare a tappe fino al 2021, quando sarà completamente vigente. Ne beneficeranno più di 5 milioni di pensionati romeni. Sempre questa settimana, due membri del Governo di sinistra PSD-ALDE sono entrati nel mirino dell’opposizione parlamentare: il ministro dell’Economia e quello della Cultura. Il primo, Dănuţ Andruşcă, ha tirato un sospiro di sollievo: la Camera dei Deputati ha bocciato la mozione semplice sostenuta dall’USR e dal PNL contro di lui. I liberali sostengono che l’incompetenza del ministro dell’Economia e la sua attività catastrofica spingano la Romania sull’orlo del fallimento. I liberali hanno inoltrato anche una mozione semplice contro il ministro della Cultura, George Ivaşcu, accusandolo di essere incapace di gestire la festa del 1° Dicembre 2018, quando sarà celebrato il centenario della creazione dello stato unitario romeno.
La sezione procuratori del Consiglio Superiore della Magistratura ha espresso parere negativo, questa settimana, sulla proposta del ministro della Giustizia di nomina di Adina Florea nella carica di procuratore-capo della Direzione Nazionale Anticorruzione. Ma è solo un voto consultivo. In precedenza, il ministro Tudorel Toader aveva più volte annunciato che inoltrerà al presidente romeno la proposta a di nomina di Adina Florea a capo della DNA, a prescindere dal parere del CSM. Durante gli ascolti, Adina Florea ha dichiarato che i protocolli segreti firmati dal SRI con altre istituzioni, scoperti di recente, hanno superato il quadro legale tramite la creazione di equipe operative miste. Ha aggiunto che l’oggetto di attività della DNA non include indagini sui reati di abuso d’ufficio, che rientrano nelle competenze delle Procure presso i tribunali, ma di indagare su reati di corruzione ad alto e medio livello. La carica di capo della DNA è rimasta vacante a luglio, dopo che Laura Codruţa Kövesi è stata rimossa dall’incarico. D’altra parte, sempre questa settimana, il ministro Tudorel Toader ha annunciato che l’Esecutivo ha adottato un’ordinanza d’urgenza che rende operativo il Dipartimento di inchiesta sui reati nella giustizia. La sezione preleverà dalla DNA, entro il 23 ottobre, tutti i fascicoli che riguardano i magistrati, inclusi quelli portati a compimento in passato.
Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni sulla crescita economica romena al 4% per quest’anno, rispetto al 5,1% anticipato in primavera. Gli esperti del FMI sono del parere che il calo continuerà anche l’anno prossimo, fino al 3,4%. Le cifre sono incluse nel più recente rapporto sull’economia mondiale, in cui l’istituzione finanziaria internazionale prevede un rallentamento economico globale. In Romania, l’Istituto Nazionale di Statistica ha annunciato che il tasso inflazionistico annuo a settembre è leggermente diminuito al 5,03%, dal 5,1% ad agosto. All’inizio del mese di agosto, la Banca Centrale della Romania aveva rivisto al ribasso, al 3,5%, le previsioni inflazionistiche per la fine di quest’anno.