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La settimana 27/10-02/11/2019

UE: permane incertezza su nomina commissario romeno/ Politica: la squadra Orban, prima del voto di investitura/ Presidenziali: 14 candidati in lizza

La settimana 27/10-02/11/2019
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, 01.11.2019, 20:34

”Ci sono dei seri dubbi che la nuova proposta di commissario europeo da parte della Romania sia stata fatta dal Governo di Bucarest in modo legittimo, in quanto è mancato il coordinamento con il presidente Klaus Iohannis. Lo ha dichiarato la portavoce della Commissione Europea, Mina Andreeva. La quale ha precisato che non si tratta di un si’ o di un no o di una proposta bocciata e che l’argomento va chiarito in Romania. Date le sfide e le opportunità che seguono, è nell’interesse di tutti che l’Europa avanzi senza ritardi e, qualunque sia il candidato della Romania, egli deve essere accettabile per la presidente eletta della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e deve, inoltre, avere il sostegno necessario nell’Europarlamento. Lo ha sottolineato Mina Andreeva. La premier socialdemocratica romena in carica, Viorica Dăncilă, aveva proposto l’ex ministro con delega agli Affari Europei, Victor Negrescu, per l’incarico di commissario europeo da parte della Romania. Il presidente romeno Iohannis ha valutato, però, che la premier, sfiduciata il 10 ottobre scorso, non ha più alcuna legittimità per proporre un candidato. In precedenza, erano fallite altre due proposte socialdemcratiche: gli ex ministri Rovana Plumb, bocciata dalla commissione giuridica del Legislativo comunitario, per motivi di integrità, e Dan Nica, per cui nemmeno sono state avviate le procedure, dopo che il Governo che l’aveva proposto è stato sfiduciato dal Parlamento.



13 dei 16 candidati alle cariche di ministro, proposti dal premier designato Ludovic Orban, per il suo governo monocolore PNL, hanno ottenuto il via libera in seguito agli ascolti nelle commissioni di specialità del Parlamento. Vi hanno fatto eccezione Ion Ştefan, proposto per il Ministero dei Lavori Pubblici, dello Sviluppo e dell’Amministrazione, Violeta Alexandru, per il Ministero del Lavoro, e Florin Cîţu, designato per il Ministero delle Finanze Pubbliche. Al termine degli ascolti, il premier designato ha definito il parere negativo dato ai tre ministri proposti politico e si è dichiarato contento della prestazione dei candidati. Egli ha affermato che andrà nel Parlamento con le stesse proposte di ministri. Il parere delle commissioni di specialità è uno consultivo. In risposta, il presidente della Camera dei Deputati, il socialdemocratico Marcel Ciolacu, ha menzionato che esiste un’usanza secondo cui i candidati che non hanno ottenuto un parere positivo nelle commissioni vanno cambiati dal premier designato. La squadra di governo presieduta da Ludovic Orban ha bisogno di 233 voti per essere insediata. Per assicurarsi i voti, Ludovic Orban ha firmato accordi e intese politiche con l’USR, UDMR, PMP, ALDE e con i deputati delle minoranze nazionali.



La campagna elettorale per le presidenziali di questo mese, non molto animata e, constatano gli analisti, per niente entusiasmante, continua. In lizza 14 candidati da parte di tutti i partiti parlamentari: il presidente in carica, Klaus Iohannis, sostenuto dal PNL (all’opposizione), il premier socialdemocratico Viorica Dăncilă, Dan Barna (dell’USR-PLUS), Theodor Paleologu (del PMP), Mircea Diaconu, sostenuto dall’ALDE e Pro Romania, nonchè Kelemen Hunor (dell’UDMR). Da parte dei partiti extraparlamentari si candidano Cătălin Ivan, Ninel Peia, Sebastian-Constantin Popescu, John-Ion Banu, Ramona-Ioana Bruynseels e Viorel Cataramă. Bogdan Stanoevici e Alexandru Cumpănaşu sono candidati indipendenti. Il primo turno delle presidenziali si terrà il 10 novembre, e il secondo il 24. Secondo una decisione governativa, i romeni all’estero potranno votare al primo turno alle presidenziali tra l’8 e il 10 novembre, e al secondo tra il 22 e il 24. I Paesi in cui sarà allestito il maggior numero di seggi sono Spagna (148), Italia (142), Germania (84), Gran Bretagna (73), Francia (48), Usa (38) e Repubblica Moldova (36). Chi ha scelto la previa registrazione on line ha già iniziato a votare per corrispondenza.



Mercoledi’, nella capitale romena Bucarest, cerimonie religiose e una marcia di protesta hanno segnato i 4 anni da quando la Romania ha vissuto la più grave catastrofe civile dei tre decenni della sua storia postcomunista. Il 30 ottobre del 2015, durante un concerto organizzato nel club bucarestino Colectiv, con un’unica uscita, un fuoco d’artifici ha acceso la spugna fonoassorbente nei pilastri e nelle pareti. A causa delle gravissime ustioni o del mix di sostanze tossiche inalate, 64 persone sono morte e quasi 200 sono rimaste ferite. Il bilancio dei decessi è salito a 65, due anni dopo l’incendio, quando un superstite si è suicidato. Nella causa fatta ai proprietari del club non è stata ancora data una sentenza. L’allora ministro della salute, Nicolae Bănicioiu, non si è presentato alla sede della Procura Generale, dove era stato chiamato come testimone in un fascicolo penale in rem riguardante le azioni delle autorità dopo l’incendio. D’altra parte, un gruppo civico di Iaşi (est) ha sporto querela penale presso la Procura contro i responsabili del Dipartimento per Situazioni di Emergenza, diretto dal segretario di stato Raed Arafat dal 2007. Questi sono accusti di occultamento di prove video importanti, dopo che la stampa ha presentato una videoregistrazione, rimasta nascosta finora, con l’intervento degli equipaggi dell’Ispettorato di Emergenza giunti sul luogo. Abbiamo tutti saputo quanto sia stato caotico l’intervento, abbiamo sospettato sin dal primo momento la mancanza di professionalismo ed empatia dei salvatori e le prove video hanno confermato i nostri sospetti, accusano i militanti civici. Arafat afferma di non aver saputo della videoregistrazione e di non rassegnare le dimissioni, ma di farlo se glielo chiederà il premier.




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