La settimana 25-31/05/2014
Europee: alleanza governativa stravince in Romania/Politica: alleanza Pnl – Pdl/Parlamento; bocciata sfiducia/Ucraina: il filo-occidentale Petro Poroshenko vince presidenziali/Alluvioni: permane allerta in province rivierasche al Danubio
Mihai Pelin, 30.05.2014, 18:14
L’alleanza tra i socialdemocratici, l’Unione Nazionale per il Progresso della Romania e i conservatori (al governo in Romania) ha ottenuto il 37,6% dei voti alle europee di domenica scorsa. Lo rilevano i risultati finali annunciati dall’Ufficio Elettorale Centrale. Seguono, a grande distanza, due partiti di centro-destra — Nazionale Liberale, con il 15%, e Democratico-Liberale, col 12,23%. Eletto nel Parlamento Europeo anche l’indipendente Mircea Diaconu, con il 6,81%, percentuale superiore a quelle ottenute dall’Unione Democratica Magiari di Romania (6,30%) e dal partito filo-presidenziale Movimento Popolare (6,21%). Gli altri candidati hanno ottenuto meno del 5%. L’affluenza alle urne è stata del 32,44%.
Dopo le europee, l’intera direzione del Partito Nazionale Liberale, compreso il leader Crin Antonescu, ha rassegnato le dimissioni a causa della percentuale, inferiore alle attese, ottenuta dal partito. Per opporsi al Partito socialdemocratico, i liberali e i democratico-liberali hanno deciso la fusione in ciò che hanno definito un progetto solido, cioè la creazione di un grande partito di centro-destra, nonchè di funzionare come alleati sia a livello parlamentare, che locale. A breve termine, il loro obiettivo è di proporre un candidato unico, forte, alle presidenziali del prossimo novembre. Guardata con riserbi, la fusione tra liberali e democratico-liberali mira anche a isolare il Movimento Popolare, partito creato da politici leali al presidente, che ha superato al limite il primo test elettorale.
L’Europa si risente dopo il terremoto politico provocato dal trionfo dei partiti di estrema destra e populisti alle europee, fatto che dimostra un atteggiamento negativo nei confronti dell’attuale organizzazione dell’UE, ma anche delle élite nazionali al potere. Dopo lo scrutinio, i più numerosi seggi sono spettati ai popolari europei – 213 sui 751, che non avranno però la maggioranza nel Legislativo europeo. A tentare di formare una maggioranza semplice di 376 seggi sarà il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, candidato dei popolari alla presidenza della CE. Stando agli specialisti, è possibile una loro alleanza con i socialisti, piazzatisi al secondo posto, con 190 seggi. Hanno attributi nella designazione del presidente della Commissione sia il Parlamento, che il Consiglio Europeo, di cui fanno parte i 28 capi di stato e di governo dei Paesi membri. La presenza al voto nell’UE è stata del 43,1%.
Il Parlamento romeno ha bocciato la prima mozione di sfiducia inoltrata dai liberali (all’opposizione) contro il Governo presieduto dal social-democratico Victor Ponta. Sono stati registrati 176 voti “favorevoli”, sebbene la mozione fosse stata firmata da 231, però affinché venisse approvata sarebbero stati necessari almeno 286 voti su 571. I promotori della mozione accusano l’Esecutivo di non aver implementato alcune delle misure promesse, di sostegno all’ambiente d’affari, tra cui la diminuzione del 5% del contributo alle assicurazioni sociali per i datori di lavoro e l’esenzione dall’imposta sugli utili reinvestiti. Inoltre, i firmatari hanno rimproverato al premier Ponta di usare il denaro pubblico a scopi elettorali e di tentare di controllare la giustizia.
Il miliardario pro-occidentale Petro Poroshenko ha ottenuto il 54% dei voti alle presidenziali anticipate della domenica scorsa in Ucraina. La firma di un accordo con i secessionisti pro-russi e l’integrazione europea dell’ex repubblica sovietica si annoverano tra le sue priorità. Gli europei hanno chiesto a Poroshenko di lanciare il processo di riforma ed hanno promesso il sostegno dell’UE a questo complicato processo. Il sostegno dell’UE punterà principalmente sul processo di riforma costituzionale, sulla stabilizzazione economica e sull’aumento della sicurezza energetica. D’altra parte, gli stessi leader comunitari hanno chiesto a Mosca di cooperare con le nuove autorità di Kiev, di ritirare le sue forze dal confine comune e di utilizzare la sua influenza sui gruppi armati per la distesa della situazione nell’est dell’Ucraina.
Tramite la voce della cancelliera Angela Merkel, la Germania ha ribadito il suo sostegno all’adesione all’UE della Moldova, Ucraina e Georgia, stati ex-sovietici che hanno optato per i valori occidentali. Angela Merkel ha incontrato a Berlino, i premier moldavo Iurie Leancă, ucraino Arsenij Jacenjuk e georgiano Irakli Garibashvili. La cancelliera tedesca ha aggiunto che gli accordi di associazione con l’UE che la Moldova e la Georgia firmeranno il 27 giugno prossimo getteranno le basi di un partenariato delle riforme, che rafforzeranno la democrazia, lo stato di diritto e l’economia di mercato. Dal canto suo, Iurie Leancă ha ribadito la posizione ferma di Chişinău nella scelta dell’integrazione europea, quale espressione chiara dell’interesse vitale della Moldova.
Gli esperti romeni di idrologia hanno ammonito sul pericolo straripamenti nelle province rivierasche al Danubio. Il fiume ha superato le quote di inondazione a Brăila e Galaţi (sud-est), però secondo le previsioni meteo la portata del fiume non aumenterà più di molto. Il Danubio ha inondato il lungofiume e, anche se nelle dighe di difesa costruite sono apparse infiltrazioni e l’acqua ha cominciato a danneggiare anche le strutture di resistenza, le autorità rassicurano che non ci saranno problemi.
(traduzione di Gabriela Petre)