La settimana 24 – 29/04/2023
Schengen, no/ Sud America, sì/ La stampa romena, piuttosto no/ Nuove regole per i rifugiati ucraini/ Medaglie nelle lotte
Bogdan Matei, 29.04.2023, 19:00
Schengen, no
L’Austria non può offrire una data certa per l’adesione della Romania all’area europea di libera circolazione Schengen, perché non funziona – questa è stata la conclusione della doccia fredda che il ministro dell’Interno nel governo conservatore di Vienna, Gerhard Karner, è venuto ad applicare, giovedì, ai decisori politici di Bucarest, della coalizione di governo PSD-PNL-UDMR. Per l’omologo romeno di Karner, il liberale Lucian Bode, la visita avrebbe dovuto rimediare le relazioni bilaterali. Cosa che non è avvenuta. La Croazia è entrata nell’area Schengen già dal 1° gennaio 2023. Nel dicembre 2022 i ministri dell’Interno degli Stati membri, riuniti a Bruxelles, al Consiglio Giustizia e Affari Interni (GAI), hanno approvato la cooptazione della repubblica ex-jugoslava, entrata a fare parte dell’Unione Europea solo nel 2013, anche in questarea in cui circa 400 milioni di persone possono viaggiare liberamente, senza controlli alle frontiere interne. Bocciate invece le candidature di Romania e Bulgaria, membri dellUE dal 2007. L’Austria si è espressa contro di loro, mentre i Paesi Bassi hanno esercitato, a livello dichiarativo, il loro diritto di veto solo per quanto riguarda la Bulgaria. L’atteggiamento deplorevole e ingiustificato dell’Austria rischia di intaccare l’unità e la coesione europea, di cui abbiamo tanto bisogno, soprattutto nell’attuale contesto geopolitico – ha affermato allora il Presidente romeno, Klaus Iohannis. Il primo ministro Nicolae Ciucă, liberale come Bode, ha espresso, da parte sua, la sua profonda delusione per la mancanza di consenso a livello del Consiglio GAI. Dall’opposizione, il leader dell’USR, Cătălin Drulă, ha ritenuto che la decisione fosse profondamente ingiusta e che Bode dovesse dimettersi. Il presidente dell’AUR (lopposizione nazionalista), George Simion, ha chiesto le dimissioni dell’intero governo Ciucă e ha ritenuto che la decisione di Bruxelles sia un clamoroso fallimento per tutta la diplomazia romena. Quasi sei mesi dopo, nulla è cambiato. La Romania è ancora fuori dall’area di libera circolazione e a Bucarest nessuno ha lasciato la propria carica. Gli eventuali firmatari di dimissioni si meravigliano, invece, che nel Paese stia aumentando l’euroscetticismo, e che la loro quota elettorale stia crollando.
Sud America, sì
Il presidente Klaus Iohannis ha concluso martedì in Argentina il suo tour di una settimana in America Latina. Il tour è iniziato in Brasile, dove ha incontrato l’omologo Luiz Inacio Lula da Silva, e rappresentanti delle autorità locali della metropoli di Rio de Janeiro. I due capi di Stato hanno firmato una dichiarazione congiunta sullo sviluppo delle relazioni bilaterali in vari campi. Il presidente brasiliano ha affermato che, oltre alle relazioni politiche e commerciali che il suo Paese ha con la Romania, sono importanti anche le relazioni umane, perché in Brasile vivono più di 40.000 cittadini di origine romena. La seconda tappa del tour presidenziale è stata il Cile, dove Iohannis ha incontrato il presidente Gabriel Boric, con il quale ha concordato di sviluppare una cooperazione bilaterale nel commercio, negli investimenti e in altri campi. Per loccasione è stato siglato un protocollo di collaborazione tra le istituzioni dei due Paesi preposte alla gestione di situazioni di emergenza, come i terremoti e gli incendi boschivi. Iohannis ha inoltre annunciato che, entro la fine di quest’anno, sarà istituito il primo lettorato di lingua romena in America Latina presso l’Università di Santiago del Cile. Anche a Buenos Aires, secondo i comunicati ufficiali, i colloqui del presidente romeno con il suo omologo argentino, Alberto Fernández, hanno mirato a rafforzare il dialogo politico-diplomatico bilaterale. Sono stati firmati anche due memorandum d’intesa: uno nel campo delle situazioni di emergenza, l’altro nel settore della ricerca agricola e della tutela ambientale.
La stampa romena, piuttosto no
Lo stato romeno rimane allultimo posto in Europa per quanto riguarda l’osservanza e la garanzia della libertà e della sicurezza della stampa, nonché dell’accesso libero alle informazioni di pubblico interesse – ha affermato la presidente dell’organizzazione non governativa ActiveWatch, Liana Ganea. La sua dichiarazione arriva dopo che la vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, Vera Jourova, aveva affermato che la situazione dei media in Romania non è molto rosea e c’è molto margine di miglioramento. Uno dei principali problemi – affermano le due signore – resta il fatto che i grandi partiti politici finanziano in modo non trasparente la stampa, fatto che fa sorgere il ragionevole sospetto che l’agenda pubblica nei mass media sia distorta. Allo stesso tempo, i pochi giornalisti critici nei confronti del potere politico sono diventati bersagli di campagne di discredito, avviate da politici o da istituzioni mediatiche con una lunga storia di deviazione dall’etica professionale. Inoltre, i giornalisti rimangono bersaglio di minacce, compresa la morte. Nel 2022 i tribunali hanno emesso due condanne penali nei confronti di persone colpevoli di reati che miravano a intaccare la sicurezza dei giornalisti. Una di queste condanne, che non è definitiva, riguardava il complotto per uccidere un giornalista – ha affermato Liana Ganea.
Nuove regole per i rifugiati ucraini
A partire dal 10 febbraio 2022, due settimane prima che l’esercito russo invadesse il loro Paese, più di quattro milioni di cittadini ucraini sono entrati nella confinante Romania. La maggior parte ha proseguito verso i Paesi dell’Europa occidentale, ma oltre centomila hanno scelto di rimanere qui. Il governo di Bucarest ha deciso che le persone che ospitano rifugiati dall’Ucraina riceveranno le somme relative alle spese di vitto e alloggio solo per il periodo rimanente fino alla fine di questo mese. Successivamente, verranno applicate nuove disposizioni, approvate con ordinanza d’urgenza. Pertanto, a partire dal 1° maggio, le persone che arrivano in Romania dalla zona di conflitto in Ucraina riceveranno una somma forfettaria mensile per quattro mesi per coprire i loro bisogni immediati, vale a dire vitto e alloggio. I soldi saranno stanziati dal bilancio degli ispettorati per le situazioni di emergenza. Dopo i quattro mesi, il sostegno finanziario coprirà solo le spese di alloggio fino alla fine dell’anno, incoraggiando i rifugiati a registrarsi presso le agenzie per l’impiego, al fine di avere accesso a tutte le misure di sostegno per l’occupazione o in caso di disoccupazione. Queste ultime regole, ha affermato il portavoce del governo di Bucarest, Dan Cărbunaru, sono valide anche per i cittadini romeni.
Medaglie nelle lotte
La squadra Sepsi OSK Sfântu Gheorghe (al centro), detentrice dello scudetto, giocherà la finale della Coppa di Romania al calcio di quest’anno con l’Università di Cluj (nord-ovest). In semifinale, Sepsi ha battuto per 3-0 la campione nazionale in carica, CFR, sempre di Cluj, e l’Università ha battuto UTA Arad per 1-0. Sempre nello sport, il romeno Denis Mihai ha vinto la medaglia di bronzo nelle lotte greco-romane ai Campionati Europei in Croazia, a Zagabria. È l’unica medaglia ottenuta dalla Romania nelle competizioni maschili. Il bilancio della delegazione tricolore è molto più ricco nelle gare femminili: due medaglie d’oro, ottenute da Andreea Ana e Alexandra Anghel, e due medaglie di bronzo, vinte da Cătălina Axente e Kriszta Incze.