La settimana 23 – 29/11/2014
Politica: presidenziali, esclusioni tra i sociademocratici/ Corruzione: presidente eletto Iohannis, il fenomeno è il maggior problema per sicurezza nazionale/ Giustizia: proseguono inchieste nei dossier restituzioni e Microsoft
Roxana Vasile, 29.11.2014, 14:00
Tesa e lunga, ma necessaria. Così ha definito il premier Victor Ponta la riunione del Comitato esecutivo nazionale del Partito socialdemocratico, la prima dopo la sua sconfitta alle recenti elezioni presidenziali. Il Comitato ha deciso che i socialdemocratici rimarranno al governo. In seguito alla decisione dell’Unione democratica magiari di Romania di ritirarsi dal governo, i populisti del Partito del Popolo — Dan Diaconescu hanno espresso la disponibilità di entrare in una nuova coalizione di governo, accanto all’alleanza tra i socialdemocratici, l’Unione nazionale per il progresso della Romania e i conservatori, e il Partito liberale riformatore. La decisione del Comitato esecutivo di escludere tre membri di spicco ha avuto impatto sull’opinione pubblica. Victor Ponta: (track) “Gli 80 colleghi che hanno votato a favore hanno considerato che si tratta di un momento in cui ognuno deve seguire la propria strada. Abbiamo parlato del futuro e del fatto che un’equipe debba essere coesa per avere una chance di resistere nei momenti difficili”, ha dichiarato Victor Ponta. Le accese polemiche alla riunione del Comitato esecutivo nazionale dei socialdemocratici sono dimostrate anche dalla reazione manifestata davanti alla stampa dall’ex vicepresidente Marian Vanghelie, uno dei tre esclusi. “Mai nella mia vita ho visto una simile esecuzione, neanche al partito comunista. Hanno paura di un vero congresso e hanno voluto cacciarci via dal partito. Rimarrete sorpresi di quanto succederà e di chi verrà con me”, ha detto Marian Vanghelie. Il congresso dei socialdemocratici sarà organizzato a marzo. Saranno presentati un nuovo progetto politico e una nuova equipe. E ciò affinchè il Partito socialdemocratico si tolga di dosso le etichette di “comunista”, “corrotto” e “diretto da baroni”.
Il presidente eletto della Romania, Klaus Iohannis, afferma che il fenomeno della corruzione rappresenta il maggior problema interno di sicurezza nazionale, che porta a segregazione economica e sociale e al capovolgimento dei valori. Perciò — dice lui — è necessario un processo di risanamento morale della classe politica. Stando al procuratore-capo della Direzione nazionale anticorruzione, Laura Codruţa Kövesi, è cresciuta la fiducia della gente nell’istituzione che dirige. Lo rileva il gran numero di denunce e segnalazioni giunte dai cittadini e dalle istituzioni pubbliche, diverse dall’intelligence, in base alle quali sono stati aperti l’83% dei dossier nei primi dieci mesi dell’anno. “Fino a questo momento, nel 2014, abbiamo ricevuto oltre 1.600 segnalazioni da persone fisiche e giuridiche, rispetto al 2010, quando erano state ricevute solo 1.032. Credo che ti rivolgi a un’istituzione solo allorquando te ne fidi, e sai che c’è una chance ragionevole di ricevere la soluzione adeguata”., ha dichiarato Laura Codruţa Kövesi. Solo quest’anno 1.007 persone sono state condannate per reati di corruzione.
L’Autorità Nazionale per la Restituzione delle Proprietà è nel mirino della Direzione Nazionale Anticorruzione. L’ex capo Crinuţa Dumitrean è da martedì in custodia cautelare in carcere per 30 giorni, mentre l’ex vicepresidente Oana Vasilescu è indagata in stato di libertà, sotto controllo giudiziario, in un fascicolo in cui era già stata arrestata Alina Bica, fino a poco fa capo della Direzione per l’investigazione dei reati di criminalità organizzata e terrorismo. Le tre sono accusate di abuso d’ufficio mentre facevano parte della Commissione centrale incaricata alla restituzione di terreni confiscati durante il regime comunista. Nel 2011, esse avrebbero accettato di pagare risarcimenti per tre volte superiori a un imprenditore per un parco di Bucarest. Il pregiudizio supera i 60 milioni di euro. Siccome della Commissione facevano parte anche il deputato democratico-liberale Cătălin Teodorescu e quello dell’Unione democratcia magiari di Romania, Marko-Attila Gabor, i procuratori hanno sollecitato l’autorizzazione della Camera dei deputati per il loro arresto. Neanche l’imprenditore Dorin Cocoş sarebbe estraneo alla vicenda. L’ex marito del leader del Partito del Movimento Popolare, Elena Udrea, candidata quest’anno alla Presidenza della Romania, avrebbe sollecitato 10 milioni di euro per intervenire a sostegno della domanda di restituzione.
Il senatore dell’Unione nazionale per il progresso della Romania, Şerban Mihăilescu, ex segretario generale del Governo, si è recato giovedì alla Direzione Nazionale Anticorruzione, dove i procuratori gli hanno comunicato le accuse nel dossier Microsoft, sull’acquisto di licenze IT per le scuole di Romania. Il parlamentare è accusato di aver chiesto tangenti per concussione a favore della compagnia Fujitsu Siemens Computers, intermediario delle licenze Microsoft. Sospettata di abuso d’ufficio, anche l’ex ministro socialdemocratico dell’Educazione, Ecaterina Andronescu, è stata messa sotto accusa nello stesso dossier in cui la Direzione Nazionale Anticorruzione ha sollecitato avvisi per l’inchiesta penale contro 9 ex ministri di governi sia di destra che di sinistra. Coinvolti in questa vicenda, gli imprenditori Nicolae Dumitru e Dorin Cocoş, l’ex ministro delle comunicazioni Gabriel Sandu e il sindaco di Piatra Neamţ, Gheorghe Ştefan, potrebbero rimanere in arresto per altri 30 giorni, i magistrati della Corte suprema prolungando i mandati di custodia cautelare.
Del risultato delle elezioni politiche di domenica in Moldova, ex sovietica, a maggioranza romenofona, dipende dove andrà il Paese — verso l’Occidente o indietro, verso la Russia. L’elettorato è favorevole, secondo i sondaggi demoscopici, ai tre partiti filoeuropei rappresentati al parlamento e che, insieme, riuniranno circa il 40% dei voti. Gli stessi sondaggi indicano, però, il Partito dei comunisti quale la formazione con il maggior numero di votanti, circa il 20%. A Bucarest, dove la classe politica appoggia il percorso europeo di Chisinau, il risultato dello scrutinio è atteso con interesse.