La settimana 21 – 25/03/2022
Vertici nel contesto della guerra in Ucraina/ Decisioni per la sicurezza energetica dellEuropa/ Sostegno ai profughi ucraini/ Traian Băsescu, ex presidente della Romania, è stato collaboratore della Securitate
Corina Cristea, 25.03.2022, 18:38
Vertici nel contesto della guerra in Ucraina
Mobilitazione diplomatica senza precedenti delle democrazie occidentali, questa settimana, a Bruxelles, dove si sono svolti tre vertici dedicati all’Ucraina: della NATO, dell’Unione Europea e dei sette più forti Paesi industrializzati. In una dichiarazione congiunta, i leader G7 hanno chiesto che la Russia osservi la decisione della Corte Internazionale di Giustizia e cessi subito le operazioni militari in Ucraina. Nella dichiarazione si sollecita inoltre il ritiro delle forze russe, mentre il G7 promette di assicurarsi che le sanzioni imposte a Mosca siano applicate rigorosamente. Al vertice NATO, l’Alleanza ha deciso di offrire un sostegno supplementare all’Ucraina. È la più grave crisi di sicurezza di una generazione, ha dichiarato il capo dell’organizzazione, Jens Stoltenberg. Il segretario generale dell’Alleanza, il cui mandato è stato prorogato fino al 30 settembre 2023, ha annunciato che quattro gruppi tattici nuovi saranno creati in Romania, Ungheria, Bulgaria e Slovacchia, al fine di consolidare gli altri quattro già esistenti in Polonia e nei Paesi Baltici. La decisione è volta a rafforzare il fianco orientale della NATO dal Mar Baltico al Mar Nero. I leader dell’Alleanza elaboreranno un piano per la creazione di forze e capacità supplementari prima del loro vertice di giugno, ha precisato, in una dichiarazione, il presidente americano, Joe Biden. Il leader della Casa Bianca si è recato in Europa questa settimana per partecipare, a Bruxelles, ai vertici menzionati e per andare in Polonia, Paese verso il quale si è diretta la maggior parte dei profughi ucraini. Nell’ambito della riunione NATO, il presidente Klaus Iohannis ha sottolineato che il rafforzamento della presenza alleata in Romania nella zona del Mar Nero e sull’intero fianco est rappresenta un obiettivo strategico per Bucarest, come risposta alle implicazioni dell’aggressione russa sulla sicurezza europea ed euroatlantica.
Decisioni per la sicurezza energetica dell’Europa
L’impatto economico della guerra in Ucraina, la crisi dei profughi e la sicurezza energetica dell’Europa, sullo sfondo delle misure per la diminuzione della dipendenza dalla Russia — sono i temi nell’agenda del Consiglio Europeo di Bruxelles. La Commissione Europea vuole che gli stati membri comprino gas naturale insieme, nel tentativo di consolidare la sicurezza energetica dell’Unione e di diminuire la dipendenza dagli idrocarburi russi. Una strategia in tal senso è stata resa pubblica mercoledì dall’esecutivo comunitario, prima della riunione a Bruxelles dei capi di stato e di governo dell’Unione Europea. Un gruppo di lavoro creato di recente dovrebbe occuparsi della firma di accordi di partenariato con Paesi non UE, mentre l’attività di questa squadra dovrebbe ispirarsi all’esperienza guadagnata durante la pandemia, quando sono stati acquistati insieme vaccini anti-COVID-19 per tutti gli stati membri, precisa la Commissione Europea. Nella logica della diminuzione della dipendenza dal gas russo si annovera anche l’annuncio del presidente Joe Biden e del capo della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, relativo a un accordo sull’aumento del trasporto di gas liquefatto che arriva in Europa dagli USA. Inoltre, Bruxelles desidera che ciascuno stato membro si accerti entro il 1° novembre di disporre di sufficienti scorte di gas per l’inverno, di almeno l’80% delle proprie capacità di stoccaggio, percentuale che dovrebbe aumentare al 90%, dall’inverno prossimo. Allo stesso tempo, la crisi energetica generata dalla guerra in Ucraina ha determinato gli esponenti europei a riconsiderare la propria posizione nei confronti dell’energia a base di carbone. Anche la Romania, che è meno dipendente dalle risorse energetiche della Federazione Russa, si prepara per estrarre più carbone.
Sostegno ai profughi ucraini
Bruxelles propone l’aumento di 3,4 miliardi di euro dei fondi destinati agli stati membri che ricevono profughi dall’Ucraina. I soldi arriveranno soprattutto ai Paesi siti ai confini con questo Paese — si tratta di Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, ma anche di quelli che hanno ricevuto il maggior numero di persone rapportato alla loro popolazione – Austria, Bulgaria, Rep. Ceca ed Estonia. Un comunicato dell’esecutivo comunitario precisa che, al momento, si punta sulla tutela dei bambini, l’accesso all’istruzione, a servizi sanitari, ma anche l’accesso a posti di lavoro e a spazi abitativi. 10 milioni di ucraini, cioè quasi un quarto della popolazione dell’Ucraina, sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni a causa della guerra iniziata dalla Russia il 24 febbraio scorso. Centinaia di loro sono arrivatei in Romania e il modo in cui sono stati trattati è stato apprezzato all’unanimità dai partner di Bucarest. La Commissione Europea ha deciso di mandare in Romania una squadra che valuti le spese di cui si è fatto carico il governo per i profughi ucraini e che stabilisca le modalità di rimborso. D’altra parte, l’esecutivo di Bucarest ha elaborato un piano nazionale per il sostegno ai profughi: sei gruppi di lavoro gestiranno i problemi degli ucraini che decidono di restare in Romania. Oltre confine, le lotte continuano. Dopo più di un mese di guerra, l’Ucraina riesce a resistere all’assalto dell’esercito russo, ci sono vittime da ambo le parti e i negoziati di pace non hanno dato risultati notevoli finora.
Traian Băsescu, ex presidente della Romania, è stato collaboratore della Securitate
L’ex presidente della Romania, Traian Băsescu, è stato collaboratore della polizia politica del regime comunista, la Securitate. Lo ha deciso, questa settimana, l’Alta Corte di Cassazione e Giustizia, che ha mantenuto, tramite una sentenza definitiva, la decisione del tribunale di primo grado. Lungo il tempo, il Consiglio Nazionale per lo Studio degli Archivi della Securitate ha verificato più volte l’attività di Traian Băsescu, il quale ha ricevuto un documento attestante il fatto che non aveva collaborato con la ex Securitate, il più recente nel 2014. Però, nel 2019, l’anno in cui Traian Băsescu è stato eletto eurodeputato, il CNSAS ha notato, in base ad alcuni documenti, che l’ex presidente ha collaborato infatti con la polizia politica del regime comunista. La prima reazione di Traian Băsescu è stata di dichiarare che non commenterà la decisione dell’Alta Corte e che si rivolgerà alla CEDU.