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La settimana 18 – 23/05/2020

Dallo stato di emergenza, allo stato di allerta/ I romeni e lo stato di allerta/ Lo stato delleconomia romena/ Lavoratori romeni allestero

La settimana 18 – 23/05/2020
La settimana 18 – 23/05/2020

, 23.05.2020, 07:00

Dallo stato di emergenza, allo stato di allerta


Dopo due mesi di stato di emergenza a causa della pandemia di Covid-19, la Romania è passata, per 30 giorni, allo stato di allerta. Il governo liberale di Bucarest ha adottato una decisione in tal senso, votata successivamente nel Parlamento. In questo modo, il Governo si è assicurato di disporre di tutti gli strumenti legali necessari, le multe comprese, per difendere la salute e le vite delle persone, come dichiarava il premier Ludovic Orban. Tra l’altro, negli spazi pubblici chiusi, in quelli commerciali, sul posto di lavoro e sui mezzi di trasporto pubblici è d’obbligo indossare la mascherina. Sono vietati i meeting, le dimostrazioni, le processioni, i concerti oppure la formazione, all’interno delle località, di gruppi di oltre tre persone. E’ vietato anche lo spostamento fuori località, eccezion fatta per determinati motivi e con l’obbligo di compilare un’autocertificazione. In seguito agli emendamenti proposti nel Parlamento, è stato inoltre deciso che l’Esecutivo metta a disposizione delle autorità locali mascherine di protezione per le persone in difficoltà. Successivamente, il Governo ha stabilito, tramite un’ordinanza d’urgenza, che 2,3 milioni di persone svantaggiate riceveranno 50 mascherine ciascuna.



I romeni e lo stato di allerta


I romeni sono passati, quasi con entusiasmo, dallo stato di emergenza a quello di allerta, meno restrittivo. La gente è cominciata a uscire dalle abitazioni già dal primo momento dell’allentamento delle misure restrittive e i parchi si sono riempiti. Sulle reti sociali, sono diventate virali immagini del parco Herăstrău di Bucarest, dove più giovani hanno partecipato ad una festa senza mantenere la distanza fisica e senza usare mascherine. Affollamenti si sono creati anche nelle dogane dell’ovest della Romania, sia all’arrivo che alla partenza dalla Romania e le code di macchine si stendevano su chilometri. Da una parte, molti romeni hanno scelto di venire in Romania, d’altra parte molti vanno al lavoro in Europa. Anche la vita religiosa in comune è stata ripresa dopo due mesi in cui le messe, compresa quella di Pasqua, si sono svolte senza la partecipazione dei fedeli. Infine, il primo giorno di allentamento delle misure di restrizione ha portato anche la prima protesta cui hanno partecipato, davanti alla sede del Governo, centinaia di persone. Le loro scontentezze erano legate alla ripetuta trasgressione della Costituzione da parte delle autorità, agli errori nella gestione dell’attuale crisi sanitaria ed economica o alle multe salate, molte abusive, inflitte durante lo stato di emergenza.



Lo stato dell’economia romena


Invitato, questa settimana, all’ʺOra del Governoʺ nella Camera dei Deputati, il premier Ludovic Orban ha dichiarato che il Governo sta preparando un piano di ricostruzione economica post-pandemia, confortato — come ha precisato il premier — dal fatto che la Romania ha registrato la maggiore crescita economica dell’Unione Europea nel primo trimestre di quest’anno. L’opposizione parlamentare è, invece, del parere che la politica economica del governo dimostri una mancanza di soluzioni. Una doccia fredda è arrivata anche da Bruxelles. Nelle sue raccomandazioni alla Romania, la Commissione Europea afferma che, se fossero mantenute le politiche attuali, il deficit di bilancio del Paese arriverebbe al -9,2% del PIL per quest’anno, al -11,4%, l’anno prossimo e che inizierebbe la recessione economica. La Commissione raccomanda, tra l’altro, un sostegno di liquidità per l’economia, di cui possano beneficiare soprattutto le PMI e i lavoratori indipendenti, nonché l’ampliamento delle misure di tutela sociale. Il Consiglio dell’UE ha già approvato un regolamento che metterà in atto il cosiddetto programma SURE, tramite cui Bruxelles appoggia le misure di collocamento della manodopera applicate dai governi europei. Seconfo il Ministero del Lavoro, alla data del 21 maggio, in Romania, più di 600 mila contratti di lavoro erano sospesi e quasi 400 cessati.



Lavoratori romeni all’estero


La ministra del Lavoro romena, Violeta Alexandru, ha discusso, all’inizio di questa settimana, a Berlino, con l’omologo tedesco, Hubertus Heil, e con la ministra tedesca dell’Alimentazione e dell’Agricoltura, Julia Klockner, della situazione dei lavoratori stagionali romeni. Violeta Alexandru ha incoraggiato i lavoratori romeni a segnalare le eventuali trasgressioni dei loro diritti. Hubertus Heil ha ammesso che il contagio di massa dal nuovo coronavirus, come accaduto in alcuni dei mattatoi tedeschi in cui lavorano cittadini romeni è inaccettabile e che i lavoratori romeni devono avere gli stessi diritti alla tutela sociale, alla sicurezza e alla salute come quelli tedeschi. I ministri Alexandru e Heil hanno firmato una dichiarazione d’intenti congiunta sull’intensificazione della cooperazione nel campo del mercato del lavoro e delle politiche sociali. In piena pandemia di Covid-19, numerosi romeni hanno scelto di andare a lavorare all’estero, soprattutto nell’agricoltura. Circa 30 mila persone sono partite per l’Europa Occidentale negli ultimi due mesi. Nella notte tra l’8 e il 9 aprile, durante lo stato di emergenza, circa 2 mila persone sono partite per la Germania per raccogliere asparagi. All’arrivo, si sono però lamentati delle condizioni difficili di alloggio e di lavoro. Non è ancora chiaro se la partenza delle persone sia stata agevolata dalla autorità, oppure se migliaia di persone si siano organizzate da sole con autobus e voli charter per partire, in una sola notte, da Suceava, città che era in quarantena, per la Germania.

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