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La settimana 17 – 23/12/2017

28/o anniversario della Rivoluzione anticomunista in Romania/ Modifiche alle leggi sulla giustizia/ Via libera alla Finanziaria 2018

La settimana 17 – 23/12/2017
La settimana 17 – 23/12/2017

, 22.12.2017, 14:10

Numerose cerimonie, messe religiose, mostre, tavole rotonde, convegni e concerti commemorano in questi giorni in Romania i martiri della Rivoluzione anticomunista del dicembre 1989. Anche Timisoara, la prima città libera dal comunismo, rende onore ai suoi eroi che, 28 anni addietro, accendevano la scintilla della rivolta che ha avvolto l’intero Paese, portando al crollo del regime di Nicolae Ceausescu. Testimoni di quei momenti e cittadini si sono raccolti ai luoghi di riferimento della Rivoluzione, e le sirene sono suonate al centro città per ricordare il giorno della vittoria. Il Parlamento di Bucarest si è riunito in seduta solenne, mentre il presidente Klaus Iohannis ha affermato in un messaggio che le investigazioni nel fascicolo della Rivoluzione vanno ultimate e i crimini e gli abusi del dicembre 1989 puniti, affinchè alle vittime sia finalmente impartita giustizia. Il capo dello stato ha inoltre detto che difendere gli ideali della Rivoluzione romena significa difendere le istituzioni dello stato di diritto, i valori della libertà e della democrazia, nonchè rispettare il cittadino. Dopo quattro giorni di proteste, iniziate a Timişoara il 16 dicembre 1989, che hanno provocato decine di morti e feriti, l’esercito si è schierato con la popolazione, e i rivoluzionari hanno gettato le basi della prima piattaforma politica democratica. Dal 16 al 25 dicembre, oltre 1.000 persone sono rimaste morte e quasi 3.400 ferite. La Romania è stata l’unico Paese del blocco orientale in cui il cambiamento del regime è avvenuto con violenza e in cui i leader comunisti sono stati giustiziati.

Contestate con veemenza dall’opposizione di destra di Bucarest e da una parte dell’opinione pubblica, le controverse modifiche che la maggioranza PSD-ALDE ha voluto apportare alle leggi sulla giustizia sono state adottate questa settimana dal Senato, come camera decisionale. Centinaia di magistrati sono usciti davanti ai tribunali di Bucarest e di altre città, per protestare contro questo processo che ritengono non trasparente. Opinione condivisa anche dai romeni che protestano ogni sera davanti alla sede del governo. Si tratta di un pacchetto di tre leggi che riguardano lo statuto dei magistrati, l’organizzazione giudiziaria e il funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. La coalizione governativa argomenta l’acceleramento dei dibattiti al Parlamento e dell’adozione delle tre normative col fatto che non erano riviste da 13 anni, hanno provocato certe anomalie relative alla carriera dei magistrati o hanno consentito degli abusi da parte di procuratori e giudici che, sotto la protezione dell’impunità, hanno pronunciato dei verdetti infirmati successivamente dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, il che ha messo lo Stato romeno nella situazione di pagare ingenti risarcimenti. Gli oppositori rimproverano, però, la fretta nella loro adozione, la mancanza di trasparenza nell’elaborazione delle normative, nonchè la stessa mancanza di un dibattito solido, richiesto dall’importanza delle rispettive leggi. Il presidente Klaus Iohannis ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze che saranno generate da queste modifiche nella relazione tra la Romania e l’UE. In un comunicato congiunto, le ambasciate di 7 Paesi – Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Olanda e Svezia – affermano che, nell’ultimo decennio, la Romania ha compiuto dei progressi notevoli nella costruzione di un percorso e nell’applicazione di riforme credibili nel campo della giustizia. Eppure, si legge nel documento, è nostra convinzione che le leggi sulla riforma della giustizia adottate di recente, nella loro forma attuale, nonchè i recenti emendamenti proposti al Codice Penale e a quello di Procedura Penale, rischiano di mettere in pericolo questi progressi.

Via libera dal Parlamento di Bucarest alla Finanziaria per il 2018 e al budget per la previdenza. La Finanziaria si basa su una crescita economica del 5,5%, un’inflazione media annua del 3,1%, un tasso di cambio medio di 4,55 lei per un euro e un reddito medio mensile di 2.614 lei (565 euro). Il deficit di bilancio è stimato al 2,97% del PIL, rientrando nel target inferiore al 3%. La maggior parte dei budget stanziati alle istituzioni pubbliche è stata votata nella variante proposta dal governo, con poche revisioni di fondi accettate. Tra i dicasteri che riceveranno denaro in più si annoverano la Cultura, i Trasporti, l’Agricoltura e l’Energia. Il Governo sostiene che il 2018 avrà una Finanziaria generosa, incentrata su sanità, istruzione e infrastruttura, mentre l’opposizione lo ritiene austero. La maggioranza degli oltre 4.000 emendamenti inoltrati dall’opposizione interessava progetti per lo sviluppo dell’infrastruttura stradale e ferroviaria, la costruzione di asili nido, d’infanzia e ospedali, ma anche a sostegno dell’istruzione. Gli sforzi di ottenere appoggio per questi progetti non hanno riscosso successo.

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