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La settimana 15 – 21/09/2013

Giacimenti: commissione parlamentare per Rosia Montana/ Romania / FMI: un nuovo accordo preventivo/ Comunismo: ddl risarcimento vittime da boia/ Proteste: sanità e trasporti in piazza/ Romania – Turchia: il premier Ponta ad Ankara

La settimana 15 – 21/09/2013
La settimana 15 – 21/09/2013

, 20.09.2013, 14:38

I senatori e i deputati romeni hanno approvato l’istituzione di una commissione speciale che esaminerà il progetto dello sfruttamento aurifero di Rosia Montana. Il documento andrà al dibattito del Senato il 21 ottobre, per passare attorno al 1 novembre alla Camera dei deputati — decisionale in questo caso — che si pronuncerà a favore o lo boccierà. Il giacimento di 300 tonnellate di oro di Rosia Montana è ora ritenuto uno dei più grandi in Europa e il terzo nel mondo. La posta in gioco è ancora più grande, in quanto, oltre all’oro, gli specialisti stimano che ci siano anche altri metalli preziosi, utilizzati nella tecnologia di punta, ai quali si aggiungono 1.600 tonnellate di argento. Bloccato da parecchi anni a causa delle polemiche sulla tutela ambientale, il progetto di Rosia Montana è stato incluso nel Piano nazionale di investimenti e posti di lavoro, lanciato di recente dal Governo di Bucarest, e presentato come sfruttamento a nuovi standard ambientali. a fine agosto, il Governo aveva approvato un ddl sullo sfruttamento dell’oro di Rosia Montana da parte di una compagnia canadese, inviandolo successivamente al Parlamento. La decisione ha generato un’ondata di proteste degli oppositori del progetto a Bucarest e in altre città del Paese, ma anche all’estero. Gli oppositori, sostenuti da ecologisti e storici, ammoniscono che l’estrazione a base di cianuri prevista implica rischi notevoli di inquinamento ambientale irreversibile, e distruggerebbe le vestigia storiche della zona. Invece, i sostenitori del progetto, soprattutto abitanti del posto, spiegano che l’apertura della miniera creerebbe posti di lavoro e risolverebbe i problemi economici e sociali della zona.



Il premier romeno Victor Ponta ha presentato nella plenaria del Parlamento i principali elementi del nuovo accordo con il Fondo Monetario Internazionale, la Commissione Europea e la Banca Mondiale. L’accordo di tipo preventivo, dalla durata di due anni, ha un valore di 4 miliardi di euro. Per rendere disponibile il prestito, i creditori hanno sollecitato alla Romania riforme nel sistema sanitario, ma anche la privatizzazione di alcune compagnie statali. Il premier ha spiegato che gli unici aumenti di tasse concordati col Fondo per il nuovo accordo interessano i contributi assicurativi di sanità per i redditi ricavati dagli affitti dalle persone fisiche, e le accise per i prodotti di lusso, per compensare la riduzione dell’Iva per il pane dal 24 al 9%. La lettera di intenti dell’accordo sarà discussa dal board del FMI quest’autunno.



A più di 23 anni dal crollo del comunismo, il Ministero della Giustizia romeno ha lanciato al dibattito pubblico una bozza di legge ai sensi della quale gli ex boia del regime comunista condannati in via definitiva per i fatti commessi fino a dicembre 1989, dovranno pagare dei risarcimenti alle vittime. Gli ex detenuti politici ritengono, però, che la misura arriva troppo tardi, dal momento che oltre il 95% di coloro che hanno patito gli orrori carcerari del regime sono ormai morti. Tra i più mediatizzati boia si annoverano l’85enne Ion Ficior, ex capo dell’orrendo campo di concentramento di Periprava, e Alexandru Visinescu, ex comandante del carcere di Ramnicu Sarat. Accanto ad altri boia comunisti, i due hanno coordinato un regime carcerario repressivo, abusivo, inumano e discrezionale contro i detenuti politici, con metodi che andavano dalla privazione di cibo e medicine a torture difficilmente immaginabili. Il colmo dell’assurdità è che i boia continuano a intascare pensioni di oltre 1.200 euro, in un Paese in cui lo stipendio minimo sfiora i 175 euro.



I dipendenti del sistema sanitario, dei trasporti e dei servizi pubblici hanno protestato a Bucarest, scontenti dei bassi stipendi. Da anni, il sistema sanitario romeno sta attraversando una continua crisi, e i medici chiedono sostanzialmente lo stanziamento di almeno il 6% del Pil, condizione essenziale per lo sviluppo di qualsiasi Paese. Nel 2012, alla salute era stato assegnato solo il 2,9% del Pil. Invece, scontento degli stipendi rimasti al livello del 2008, centinaia di dipendenti dei trasporti e dei servizi pubblici hanno sollecitato la modifica della legislazione vigente nel settore e negoziati sul contratto collettivo di lavoro. Anche i dipendenti della metropolitana sono scesi martedì in uno sciopero di un giorno, in seguito al fallimento dei negoziati sul contratto collettivo di lavoro, e, insieme ai colleghi dei trasporti di superficie, minacciano con lo sciopero a tempo indeterminato a partire dal 30 settembre, se le loro rivendicazioni non verranno risolte.



In visita ad Ankara, il premier romeno Victor Ponta ha messo in risalto la posizione congiunta dei due stati nei più svariati campi: dalla sicurezza energetica o la crescita dell’interscambio, fino alla politica della Turchia sulla Siria o il suo obiettivo di entrare a far parte dell’Unione Europea. La sicurezza energetica costituisce per i due Paesi uno dei temi più importanti nei prossimi anni, ha sottolineato il premier romeno, incontrando il presidente Abdullah Gul e il collega turco Recep Tayyip Erdogan. La Turchia è il primo partner commerciale della Romania tra gli stati non UE e il quinto nell’interscambio internazionale. Inoltre, Victor Ponta ha ribadito il sostegno assoluto e incondizionato della Romania all’ingresso della Turchia nell’UE.

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