La settimana 11 – 17/06/2017
Crisi politica a Bucarest/ Il dossier sulla marcia dei minatori su Bucarest/ Nuove crescite salariali/ Cala sipario al Festival internazionale del teatro a Sibiu
Roxana Vasile, 16.06.2017, 13:20
La scena politica romena sta attraversando una nuova crisi, di magnitudo senza precedenti nei quasi tre decenni di democrazia postcomunista. Le vicende, in ordine cronologico, sono le seguenti: i due partiti della coalizione governativa, il PSD e l’ALDE, hanno deciso mercoledì di rititare il sostegno politico al governo presieduto da Sorin Grindeanu, e i ministri si sono dimessi. Il leader socialdemocratico Liviu Dragnea si è detto scontento dell’attività di alcuni membri del gabinetto, dicendo che il 60% delle misure previste nel programma governativo non sono state attuate. Il PSD è pronto, insieme ai colleghi dell’ALDE, a formare un nuovo governo, che avrà una road map molto meglio strutturata, che includerà le azioni e le misure necessarie a recuperare il ritardo. Continuare a governare nelle condizioni attuali, con Sorin Grindeanu o meno come primo ministro, rischiava che in Romania, nel giro di tre mesi, il programma governativo diventasse un documento quasi impossibile da applicare, ha detto Dragnea. Il colpo di teatro è venuto dal primo ministro. Non mi dimetto! E vi dico anche perche’! Ho l’obbligo di comportarmi in maniera responsabile nei confronti della Romania e del partito di cui faccio parte. Credo che tutti dobbiamo sentirci responsabili di tale fatto. E io me ne sento!, ha sottolineato il premier Sorin Grindeanu, precisando che si dimetterà solo insieme a Liviu Dragnea, che ritiene colpevole per l’attuale crisi politica, e solo dopo che il presidente Klaus Iohannis, in seguito alle consultazioni con i partiti politici, nominerà un premier sempre dai socialdemocratici, che hanno vinto nettamente le elezioni politiche svoltesi a dicembre. Di conseguenza, il PSD ha annunciato di escludere Sorin Grindeanu dal partito e, insieme all’ALDE, di inoltrare una mozione di sfiducia al proprio governo – l’unica soluzione possibile per rimuoverlo, in mancanza delle dimissioni. Allo stesso tempo, tramite la sua portavoce Madalina Dobrovolschi, il presidente Klaus Iohannis ha chiesto ai due partiti della coalizione governativa di risolvere la crisi interna che ha portato al ritiro del sostegno al governo Grindeanu. Il presidente sollecita la soluzione urgente della crisi all’interno della coalizione governativa, per evitare l’instabilità politica. La soluzione della crisi interna della coalizione spetta strettamente ai partiti che la compongono, ha detto la portavoce della Presidenza. Dall’opposizione, i liberali affermano che decideranno quale reazione adottare dopo che sarà individuata una soluzione costituzionale alla crisi politica della coalizione governativa, l’USR ha chiesto elezioni anticipate, mentre il Partito del Movimento Popolare ritiene che i socieldemocratici devono assumersi il fallimento del governo.
Parzialmente eclissato dalla crisi politica in corso, il fascicolo relativo alla cosiddetta marcia dei minatori è tornato alla ribalta in Romania proprio il 13 giugno, quando sono stati commemorati 27 anni dalla soppressione di un’ampia manifestazione contro il potere di sinistra insediato dopo il crollo della dittatura comunista, a dicembre 1989. 14 persone, tra cui il primo presidente della storia postcomunista della Romania, Ion Iliescu, l’ex premier Petre Roman e l’ex direttore del Servizio Romeno di Informazioni, Virgil Magureanu, sono state rinviate martedì a giudizio per crimini contro l’umanità. Sullo sfondo di violenti incidenti a Bucarest che l’esercito aveva già soppresso, il 13-15 giugno del 1990 il presidente Ion Iliescu ha invocato un tentativo di golpe di estrema destra e ha chiesto alla popolazione di difendere le istituzioni democratiche. E’ seguito l’arrivo dei minatori dalla Valle del Jiu (centro-ovest) nella capitale, dove hanno attaccato l’università, le sedi dei partiti all’opposizione e le redazioni di alcuni giornali indipenenti. Il bilancio delle violenze del 13-15 giugno: quattro decessi registrati ufficialmente, circa 1400 persone con danni fisici e psichici e più di mille arrestate abusivamente. Anche l’immagine della Romania all’estero è stata gravemente lesa da quelle violenze. Nella requisitoria dei procuratori militari che hanno indagato la marcia dei minatoria si legge che nella vicenda sono state coinvolte illegalmente anche forze del Ministero della Difesa e dell’Interno, del Servizio Romeno di Informazioni, più di 10.000 minatori e altri operai. Tra l’altro, Ion Iliescu avrebbe ordinato la dotazione dei militari con armamento e munizione di guerra contro i civili.
In attesa della legge sulla retribuzione unitaria nel settore pubblico, ora alla promulgazione, più categorie di personale pagate dal pubblico denaro che non avevano beneficiato da tempo da incrementi salariali riceveranno a breve più soldi. Un disegno di legge adottato martedì dalla Camera dei deputati di Bucarest prevede crescite per i dipendenti delle biblioteche nazionali, dei ministeri dell’Agricoltura e della Cultura, e per una parte del personale medico, per i militari attivi e il personale civile del Ministero della Difesa. Le statistiche indicano che i salari dei dipendenti romeni sono cresciuti mediamente del 13,4% nell’ultimo anno, per arrivare ad aprile a 2.366 lei (520 euro).
Cala il sipario domenica sul Festival Internazionale del Teatro a Sibiu (centro della Romania). Per dieci giorni, migliaia di spettatori sono stati invitati a oltre 500 spettacoli ed eventi, che hanno avuto come protagonisti circa 3.000 artisti. Quest’anno, uno degli ospiti speciali è stato il celebre ballerino di origine russa Mikhail Baryshnikov, il quale si è detto impressionato del Festival di Sibiu.