La settimana 07 – 13/01/2018
Scandalo di pedofilia nella Polizia romena/ Vertenze nel governo di Bucarest/ Misure di politica monetaria della Banca Centrale/ ll ministro degli Esteri romeno, in visita in Ucraina
România Internațional, 12.01.2018, 13:45
Un poliziotto della Brigata di Polizia Stradale che ha aggredito sessualmente due minori in un quartiere di Bucarest ha scatenato un clamoroso scandalo in Romania, scuotendo seriamente la Polizia e il Ministero dell’Interno. Il ministro Carmen Dan ha accusato la direzione della Polizia di mancanza di reazione e scarse spiegazioni pubbliche in questo caso. La Dan ritiene che la situazione richiede le dimissioni di più capi della Polizia romena, in seguito alla conferma che fatto che l’aggressore era suo dipendente dal 2010, periodo in cui aveva superato tutti i controlli psicologici. Carmen Dan ha detto che la polizia va riformata e che servono anche dei controlli psicologici molto seri per i dipendenti del sistema di pubblica sicurezza. Il premier Tudose è stato contrario alle misure adottate dal ministro dell’Interno, chiedendo più o meno direttamente le sue dimissioni. Il polizioto accusato di aggressione sessuale contro i bambini è in custodia cautelare in carcere per 30 giorni. Il caso è stato asusnto dalla Procura Generale, la quale sta indagando anche altri dossier su possibili reati di aggressione sessuale commessi dallo stesso poliziotto sin dal 2009.
Lo scandalo del poliziotto pedofilo ha scatenato polemiche all’interno del governo di centro-sinistra di Bucarest. Il premier ha dichiarato che vorrebbe un altro titolare al posto del ministro dell’Interno, Carmen Dan, che accusa di averlo mentito. In replica, il ministro ha negato le accuse. In riferimento alle sue dimissioni, Carmen Dan ha precisato che si tratta di un governo politico, i cui ministri sono nominati e validati dalle strutture decisionali dei partiti della coalizione, che approvano anche il loro ritiro. Le vertenze tra il premier e la ministra, sostenuta nell’incarico dal leader socialdemocratico Liviu Dragnea, fa spiccare sempre di più l’idea delle tensioni ai vertici del PSD, il numero uno della coalizione governativa. Negate dalle persone coinvolte, le tensioni si intravedono anche dal fatto che il leader socialdemocratico non appoggia l’idea di ristrutturazione governativa inoltrata dal premier. Una decisione in tal senso dovrebbe essere presa a fine mese, nell’ambito di una nuova riunione del Comitato Esecutivo.
La Banca Centrale della Romania ha aumentato dall’1,75 al 2% il tasso d’interesse di riferimento, utilizzato nelle sue principali operazioni sul mercato, dopo quasi tre anni in cui è rimasto immutato. La Banca Centrale ha preso questa decisione dopo aver preso in considerazione che l’inflazione sale in un ritmo abbastanza accelerato, e che la Romania ha un livello molto alto di crescita economica, ma determinato nella maggior parte del consumo. Il governatore della Banca Centrale, Mugur Isărescu, ha precisato che un aumento dell’interesse di riferimento non implica necessariamente un aumento del ROBOR, indice in base al quale vengono calcolati gli interessi sulla maggior parte dei mutui in lei. Questa crescita del tasso di interesse non vuol dire che aumenterà anche l’indice ROBOR in base al quale viene calcolato l’interesse per i mutui in lei concessi alla popolazione. È possibile che l’effetto sul mercato sia leggermente diverso. Comunque, noi non anticipiamo grandi modifiche degli interessi, assolutamente no, ha detto il goevrnatore. La Banca Centrale ha deciso inoltre di mantenere l’attuale livello delle riserve minime obbligatorie applicabili ai passivi in lei e in valuta delle istituzioni di credito. D’altra parte, Mugur Isărescu ha annunciato che, in primavera, la Banca Centrale della Romania potrebbe decidere di limitare l’accesso della popolazione ai mutui. A fine novembre 2017, i romeni registravano ritardi nel pagamento dei debiti pari a 5,46 miliardi di lei (1,17 miliardi di euro) per i mutui in moneta nazionale e di 6,25 miliardi di lei (1,34 miliardi di euro) per i prestiti in valuta.
Il ministro degli Esteri romeno, Teodor Melescanu, e il suo omologo ucraino, Pavlo Klimkin hanno stabilito, in un incontro nella città di Cernauti (ovest dell’Ucraina) l’avvio dei negoziati per la stesura di un protocollo applicabile alla nuova Legge sull’Istruzione in questo Paese, per garantire alla comunità romena il diritto di studiare in lingua materna. Ho convenuto insieme al ministro Klimkin di aprire e chiudere quanto prima i negoziati sull’elaborazione di un documento congiunto di collaborazione, un protocollo relativo ai temi riguardanti l’applicazione della legge sull’istruzione e soprattutto l’ulteriore sviluppo delle legislazioni secondarie, accompagnato probabilmente da un programma che verrà elaborato e presentato dai Ministeri dell’Istruzione di Ucraina e Romania, con provvedimenti molto chiari sulla garanzia reciproca dei diritti linguistici delle rispettive minoranze nazionali sui territori dei due stati, ha dichiarato il ministro. Melescanu ha sostenuto che la Romania resterà preoccupata fino al momento in cui sarà individuata una soluzione realistica, a causa dell’impatto negativo della normativa sul diritto all’istruzione in lingua materna per la minoranza romena in Ucraina. Nel corso della visita, Melescanu ha incontrato rappresentanti della minoranza romena che vive nella regione di Cernauti, ha presenziato all’inaugurazione di una scuola in cui si studia in romeno, nella località di Iordanesti, e ha visitato anche un liceo con insegnamento in lingua romena. Il ministro ha annunciato che il Governo di Bucarest si propone di concedere delle borse agli allievi romeni di Ucraina con risultati notevoli, mentre i professori potranno riqualificarsi nel Paese e Bucarest avvierà le pratiche in tal senso. Melescanu ha aggiunto che quest’anno saranno aperti due nuovi punti di passaggio di confine tra la Romania e l’Ucraina.