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La settimana 07 – 12/12/2020

La scena politica romena dopo le elezioni politiche/ Il capo dello stato romeno, al Consiglio Europeo/ Il nuovo Centro europeo per la cyber security, in Romania/ Cooperazione romeno-americana nellenergia

La settimana 07 – 12/12/2020
La settimana 07 – 12/12/2020

, 12.12.2020, 07:00

La scena politica romena dopo le elezioni politiche


La struttura del Parlamento per i prossimi quattro anni, risultata in seguito alle elezioni del 6 dicembre scorso, includerà il PSD, il PNL, l’Alleanza USR-PLUS, l’Alleanza per l’Unità dei Romeni — AUR, per la prima volta nel legislativo di Bucarest, l’UDMR e i rappresentanti delle minoranze nazionali, diverse da quella ungherese. Sono state le elezioni con la più bassa affluenza alle urne nella storia democratica della Romania, poco più del 33%. Tra le possibili cause della situazione: l’epidemia di coronavirus che mantiene la cifra dei contagi a circa mille al giorno, mentre il numero dei decessi associati al COVID-19 non è calato sotto 100. E’ anche il motivo per cui il governo ha deciso di prorogare di altri 30 giorni lo stato di allerta, misura in vigore dalla metà dello scorso maggio. La decisione è stata presa durante il mandato di primo-ministro ad interim del ministro della Difesa, Nicolae Ciucă, dopo che il premier liberale Ludovic Orban ha rassegnato le dimissioni, una prima conseguenza politica delle recenti elezioni. Orban ha scelto di fare un passo indietro e di coordinare in veste di presidente del PNL i negoziati per la formazione di una maggioranza parlamentare che sostenga un futuro governo di centro-destra. Il presidente Klaus Iohannis ha convocato a consultazioni, lunedì, i rappresentanti dei partiti, in vista della designazione di un nuovo primo-ministro. I colloqui cominceranno con i rappresentanti del PSD, che ha ottenuto il maggior numero di voti — quasi il 30%. La sorpresa delle elezioni è stata il risultato ottenuto dall’Alleanza per l’Unità dei Romeni – AUR che, dopo un anno di esistenza, è riuscita a ottenere i voti di oltre 500 mila romeni, diventando la quarta forza nel Parlamento. I suoi leader si dichiarano radicali, sostenitori di valori come la famiglia, la nazione e la fede cristiana. Nella diaspora, che sarà rappresentata da 6 parlamentari, il processo di voto si è svolto in due giorni e hanno votato circa 265 mila romeni.



Il capo dello stato romeno, al Consiglio Europeo


Il presidente Klaus Iohannis ha partecipato, giovedì e venerdì, alla riunione dei leader dell’UE, durante la quale è stato raggiunto un accordo sul budget dell’Unione nel periodo 2021-2027 e sul Fondo di ripresa economica post-COVID-19 di oltre 1.800 miliardi di euro, dopo che la Polonia e l’Ungheria hanno rinunciato a bloccare quest’ampio piano di finanziamento. I due Paesi si opponevano al condizionamento dell’accesso ai fondi europei dall’osservanza dello stato di diritto, e il compromesso accettato presuppone il coinvolgimento della Corte Europea di Giustizia nel processo. In seguito all’accordo, alla Romania spetteranno, dal budget comune, 46,7 miliardi di euro per varie politiche, dall’agricoltura, coesione e sviluppo rurale all’infrastruttura e ai trasporti. In più, dal Fondo per la ripresa le saranno stanziati 33,5 miliardi sotto forma di sovvenzioni e crediti. Il presidente Iohannis ha dichiarato che la Romania è pronta a utilizzare questi fondi per riforme e investimenti in settori-chiave, di cui beneficeranno tutti i romeni. Un altro argomento esaminato è stato la diminuzione di almeno il 55% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. Il capo dello stato romeno ha sostenuto la creazione di un quadro flessibile che permetta a tutti gli stati membri di portare a compimento efficacemente gli obiettivi nel campo dei mutamenti climatici. D’altra parte, i leader europei hanno affermato che la situazione epidemiologica resta preoccupante, nonostante i vaccini creati, cosicché vanno continuati gli sforzi per prevenire una futura ondata di contagi dal virus SARS-CoV-2.



Il nuovo Centro europeo per la cyber security, in Romania


La Romania ospiterà il futuro Centro europeo delle competenze industriali, tecnologiche e di ricerca nel campo della sicurezza informatica, destinato allo sviluppo di alta tecnologia e innovazione. Il Centro distribuirà fondi europei e nazionali a progetti di ricerca nella cyber security nell’UE. Nella competizione per ospitare il centro ci sono stati sette stati membri e Bucarest è stata preferita ad altre città come Monaco di Baviera, Varsavia, Vilnius o Lussemburgo. Alcune fonti di Bruxelles hanno spiegato a Radio Romania che alla fine sono rimaste in gara due candidate e la Romania ha vinto di fronte al Belgio. Il fatto che il futuro Centro europeo per la sicurezza cibernetica avrà la sede in Romania rappresenta un successo per Bucarest ed è il risultato di intensi interventi diplomatici, anche al vertice — ha precisato il ministro degli Esteri, Bogdan Aurescu. Il Centro per la cyber security è la prima agenzia dell’UE che avrà la sede in Romania.



Cooperazione romeno-americana nell’energia


E’ stato firmato, mercoledì, a Bucarest, l’Accordo tra la Romania e gli USA sulla cooperazione nei progetti energetici-nucleari di Cernavodă (sud-est). I termini del documento erano stati stabiliti già dall’inizio di ottobre, durante una visita negli USA del ministro dell’Economia, Virgil Popescu, quando è stato firmato anche un memorandum d’intesa con la Banca Import-Export degli USA (Eximbank). Al fine di raggiungere i propri target di decarbonizzazione e di sicurezza energetica, la Romania intende ritecnologizzare uno dei reattori nucleari di Cernavodă e costruirne altri due — un progetto stimato a 8 miliardi di dollari. La Eximbank offrirà un finanziamento di fino a 7 miliardi di dollari a questo progetto. Una volta portato a compimento, la Centrale di Cernavodă fornirà circa il 40% della domanda di energia elettrica in Romania, cioè il doppio di quanto ne fornisce adesso. Gli USA potrebbero finanziare anche l’estrazione di gas dal Mar Nero. Dopo lo sblocco degli investimenti nel Mar Nero, la Romania potrebbe diventare il maggiore produttore di gas ed energia in Europa.

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