La settimana 04 -10/03/2018
Il presidente serbo Aleksandar Vučić, in visita ufficiale a Bucarest/ Giustizia, precisazioni DNA e bilancio del Pubblico Ministero/ L'economia romena in contesto europeo/ Crisi immunoglobuline in Romania
Daniela Budu, 09.03.2018, 13:19
Le relazioni tra la Romania e la Serbia sono ottime e dievnteranno migliori ancora. Lo ha dichiarato il presidente Klaus Iohannis, accogliendo a Bucarest l’omologo serbo Aleksandar Vučić. I due capi di stato hanno esaminato la relazione bilaterale e le misure volte a incentivare la già crescente dimensione economica. L’interconnessione energetica e di trasporti è in ugual misura importante, in quanto agevola l’interscambio, ha sottolineato il capo dello stato romeno. Anche i romeni di Serbia e i serbi di Romania svolgono un ruolo importantissimo nel consolidare i ponti tra i due Paesi, ha detto ancora Iohannis. I due capi di stato hanno parlato anche delle aspirazioni europee della Serbia e del modo in cui la Romania può appoggiare questo percorso. Il presidente Iohannis ritiene che non si può discutere di uno sviluppo in tal senso senza individuare una soluzione al dossier Kosovo. Una soluzione non può essere imposta dall’esterno, però può essere discussa con attori rilevanti. Qualsiasi soluzione venisse individuata, dovrà essere giusta, in grado di rispondere il meglio possibile alle esigenze di tutte le parti. Non posso immaginare una soluzione per il Kosovo che sia rifiutata dai serbi, così come non posso immaginare una soluzione per il Kosovo che sia rifiutata da qualsiasi altra parte interessata, ha detto Iohannis. La Romania si annovera tra i cinque Paesi UE a non aver riconosciuto l’indipendenza proclamata 10 anni fa dall’ex provincia serba, abitata da popolazione a maggioranza albanese. Dal canto suo, il presidente serbo ha espresso la gratitudine per il sostegno offerto dalla Romania al percorso europeo del suo Paese, aggiungendo che Belgrado farà il possibile per una soluzione di compromesso.
Lo stato romeno deve ricevere un miliardo di euro dai sequestri disposti nei fascicoli istruiti dalla Direzione Nazionale Anticorruzione. Lo ha dichiarato il procuratore capo dell’istituzione, Laura Codruta Kovesi, precisando che, nel momento in cui si parla di sequestro di beni, si fa riferimento solo a quelli che si trovano sul territorio della Romania, mentre la tendenza dei trasgressori della legge è di aprire conti all’estero. È obbligo degli organi fiscali romeni applicare le decisioni al più presto, ha detto la Kovesi. Nel 2017, i procuratori hanno messo sotto sequestro beni per un valore superiore ai 200 milioni di euro. Dal canto suo, presentando il rapporto di attività del Pubblico Ministero nello stesso 2017, il procuratore generale della Romania, Augustin Lazar, ha annunciato che i procuratori hanno istruito circa 1.750.000 fascicoli, di cui hanno risolto 550.000. Dei 60.000 incolpati rinviati a giudizio, il 35% non ha rispettato la legislazione stradale, avendo come principali cause l’infrastruttura problematica e il comportamento dei conducenti. Lazar ha affermato che è stata constatata una crescita degli atti di violenza in famiglia, nonchè l’aumento del numero dei minorenni rinviati a giudizio fino a quasi 4.000. Intanto, nel rapporto sulla giustizia nel nostro Paese, la Commissione Europea nota che l’irreversibilità dei progressi nella lotta alla corrruzione è stata messa di recente in pericolo. Il documento indica che la volontà della maggioranza di sinistra del Parlamento di Bucarest di modificare le leggi sulla giustizia e le forti pressioni sui magistrati rischiano di ledere l’indipendenza del sistema giudiziario e distruggere i progressi raggiunti negli ultimi 10 anni.
Progressi limitati: questa la conclusione del rapporto elaborato dalla Commissione Europea sul modo in cui la Romania si è attenuta alle sue raccomandazioni di profilo economico. Il documento rileva che la Romania dovrà compiere quest’anno uno sforzo notevole nell’attenersi agli oneri fiscali e alla raccolta delle tasse, al fine di raggiungere l’obiettivo di bilancio a medio termine. Intanto, campione della crescita economica nell’UE, col 7% nel 2017, la Romania avrà la stessa tendenza robusta anche quest’anno. E’ il parere espresso di recente dalla Banca Centrale di Bucarest, che anticipa, però, un rallentamento nel 2019. La stessa evoluzione è prevista anche dalle più recenti stime dell’agenzia di valutazione Standard&Poor’s, che indicano una crescita del 4,7% per il 2018, seguita da una tendenza più moderata, verso il 3,5% all’anno, dal 2019 al 2021. Tra le vulnerabilità, gli esperti ricordano i frequenti cambiamenti politici, però ritengono ancora più preoccupanti i ripetuti tentativi di modificare la legislazione.
Per risolvere la crisi delle immunoglobuline, che lede gravemente le persone afflitte da malattie del sistema immunitario, la Romania ha sollecitato ufficialmente l’appoggio dell’Unione Europea, attivando il Meccanismo comunitario di protezione civile, istituito per un miglior coordinamento degli interventi in caso di catastrofe. In ugual misura, è stato attivato anche il simile meccanismo della NATO. La Romania è arrivata a questa situazione in seguito al ritiro dal mercato dei produttori che fornivano oltre l’80% del fabbisogno di immunoglobuline, il che ha generato una crisi rimasta irrisolta fino ad oggi. Intanto, il numero dei decessi provocati dall’influenza stagionale in Romania sta per sfiorare un centinaio. Il ministro della Salute, Sorina Pintea, sostiene che, al momento, non va dichiarato lo stato di epidemia.