La settimana 04 – 10/02/2018
Controversie sulla retribuzione in Romania/ Politica monetaria e previsioni economiche/ Bilancio Direzione Investigativa Criminalità Organizzata e Terrorismo/ Parlamento Europeo, dibattito sulla giustizia in Romania
Leyla Cheamil, 09.02.2018, 13:45
In Romania, la legge sulla retribuzione unitaria nel settore pubblico e il trasferimento dei contributi sociali dal carico del datore di lavoro a quello dei dipendenti ha destato la scontentezza di varie categorie professionali. Mentre i sindacati denunciano riduzioni notevoli dei redditi in diversi settori, il ministro del Lavoro, Lia Olguta Vasilescu, ha precisato che la legge sulla retribuzione, adottata lo scorso anno, è stata volta ad equilibrare il sistema pubblico, alla luce delle grosse disparità, nel senso che per gli stessi incarici e compiti, i funzionari pubblici intascavano salari diversi. Il ministro ha aggiunto che la legge rispetta un principio fondamentale europeo – uguale retribuzione per uguale lavoro, e i bonus sono stati limitati, poichè in molti casi erano più alti dello stipendio. Giovedì, il governo romeno ha approvato con la procedura d’urgenza una serie di misure per mantenere il reddito mensile netto almeno al livello del dicembre 2017, per i dipendenti dei settori IT, ricerca-sviluppo e innovazione, ma anche per i lavoratori stagionali, i dipendenti portatori di gravi disabilità e per quelli assunti a contratto a tempo parziale. In seguito ai cambiamenti avvenuti nel sistema retributivo, il PNL, il principale partito all’opposizione, ha deciso di inoltrare una mozione contro il ministro del Lavoro. I liberali criticano anche il trasferimento dei contributi sociali dal carico del datore di lavoro a quello dei dipendenti, sostenendo che la misura ha sconvolto ancora di più il sistema salariale in Romania. Il presidente dell’Associazione degli Imprenditori, Florin Pogonaru, ha richiamato l’attenzione che tutte le misure economiche applicate nel 2017 sono state prive di logica. Se dovessi definire il 2018, direi che sarà l’anno della vendetta del populismo. Nel 2017, abbiamo visto una serie di misure populiste, probabilmente avviate un po’ presto. Al solito, simili misure vengono prese prima delle elezioni, però da noi sono partite in quarta, per cui quello che vediamo oggi in materia din salari – che non sono cresciuti, anzi sono diminuiti – è una forma di rivincita del populismo. Il populismo non è logico, il populismo è devastante in entrambi i sensi, sia quando sale che quando si vendica, ha ammonito Florin Pogonaru.
La Commissione Europea stima che la crescita economica in Romania rallenterà al 4,5% quest’anno e a 4 punti percentuali nel 2019, dopo la salita al 6,7% nel 2017. E’ quanto rilevano le previsioni economiche intermedie rese pubbliche mercoledì a Bruxelles. Simili stime sono indicate anche in un recente studio della Banca Mondiale. A Bucarest, la Commissione Nazionale Prognosi ha annunciato di aver rivisto al rialzo, al 6,1%, le stime sulla crescita del PIL quest’anno. L’analisi pubblicata dalla Commissione Europea rileva anche un miglioramento della situazione sul mercato occupazionale, il calo del tasso della disoccupazione al più basso livello degli ultimi due decenni, e la crescita del salario medio netto di circa il 13%. La Commissione ammonisce, però, che l’inflazione è cominciata a salire nella seconda metà dello scorso anno, in seguito all’impennata dei prezzi per generi alimentari ed energia. Sempre mercoledì, il board della Banca Centrale di Romania ha deciso l’aumento del tasso d’interesse di politica monetaria dal 2 al 2,25% all’anno. La Banca ha inoltre deciso di mantenere i livelli attuali dei tassi delle riserve minime obbligatorie applicabili ai passivi in moneta nazionale e in valuta per gli istituti di credito. Il governatore Mugur Isarescu stima che questa decisione renderà più cari i mutui in moneta nazionale, il leu.
Il rapporto di attività per il 2017 della Direzione investigativa dei reati di criminalità organizzata e terrorismo indica la radicalizzazione islamica in Romania come uno dei rischi maggiori. I procuratori antiterrorismo precisano che il fenomeno si è ampliato negli ultimi anni, e che la legge sulla prevenzione e sul contrasto del terrorismo va aggiornata. Secondo il rapporto, la Romania non si è, però, confrontata lo scorso anno con una minaccia terroristica concreta e consistente. D’altra parte, i procuratori antimafia hanno annunciato di aver sequestrato più di 2.000 chili di stupefacenti nel 2017. La droga più spacciata era il cannabis, portato in autovetture soprattutto dalla Spagna e dall’Olanda. In riferimento al narcotraffico transfrontaliero, la Romania si è confermata in particolare come Paese di transito, sulla rotta balcanica di trasporto, soprattutto per eroina, cocaina ed ecstasy.
La giustizia romena sta nel mirino dell’Unione Europea, in seguito alle modifiche legislative apportate alla fine dello scorso anno dalla coalizione PSD-ALDE. Le recenti revisioni sono state contestate sia dall’opposizione di destra, che dalla società civile e da una parte dei magistrati, i quali ritengono che la meta è la subordinazione politica del sistema giudiziario. In tal senso, al Parlamento Europeo Europeo di Strasburgo si è svolto mercoledì un dibattito sullo stato di diritto e la riforma del sistema giudiziario in Romania. La commissaria UE per la giustizia, Vera Jourova, ha ribadito l’appello della Commissione che il Parlamento di Bucarest apra i dibattiti sulle modifiche alle leggi sulla giustizia in linea con le raccomandazioni di Bruxelles, e raggiungere un consenso. L’indipendenza del sistema giudiziario in Romania e la sua capacità di combattere effettivamente la corruzione è sia nostro auspicio sia lo sforzo che la Romania sta compiendo da anni, ha detto Vera Jourova. Invece, l’eurodeputato socialista Victor Bostinaru ritiene, in sintonia con la maggioranza PSD-ALDE di Bucarest, che la situazione in Romania non è conosciuta al livello della Commissione Europea.