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La settimana 01-07/12/2013

Finanziaria e previdenza sociale: via libera dal Parlamento/Politica: polemica presidente-premier su accordo FMI/Romania-Moldova: il romeno, lingua ufficiale/Schengen: nuovo rinvio adesione Romania e Bulgaria/EUROSUR: Romania, tra i 19 Paesi aderenti

La settimana 01-07/12/2013
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, 06.12.2013, 18:44

Il Parlamento romeno ha adottato, in tre minuti e dopo solo un giorno e mezzo di dibattiti, la Finanziaria e il bilancio delle assicurazioni sociali 2014. Il budget è stato pensato in base ad una crescita economica del 2,2%, un’inflazione del 2,4% ed un tasso medio di cambio di 4,45 lei per un euro. Il premier Victor Ponta ha dichiarato che il bilancio non prevede tagli per nessuna categoria sociale, ma l’aumento dello stipendio minimo, a due tappe, fino a 900 lei (circa 200 euro), l’aumento delle pensioni di circa il 4% e degli stipendi dei professori principianti del 10%. Il capo del governo di centro-sinistra ha aggiunto che nella Finanziaria per l’anno prossimo sono stanziati circa 8,8 miliardi di euro a progetti di infrastruttura, tra cui la costruzione di autostrade. Invece, la fiscalità aumenterà ancora di più, soprattutto a causa dell’aumento dell’accisa sui combustibili di 7 eurocentesimi al litro. La misura, che l’Esecutivo intende applicare dal 1 gennaio per aumentare gli introiti al budget dello stato, ha destato un’ondata di critiche. L’Opposizione sostiene che la bozza della finanziaria votata dai parlamentari dell’Unione Social-liberale è nociva per l’economia e per il tenore di vita dei romeni. Il capo dello stato, Traian Basescu ha annunciato che non promulgherà la Finanziaria a causa dell’aumento dell’accisa sui combustibili, che secondo lui è contraria agli interessi della Romania e alle chance di rilancio dell’economia, perché determinerà un aumento dell’inflazione e il rischio di fallimento di molte imprese. Il presidente ha affermato che manderà il bilancio preventivo di nuovo al Parlamento per una successiva analisi, e se scoprirà situazioni contrarie alla Legge fondamentale, prende in considerazione anche di contestarlo alla Corte Costituzionale della Romania.



Per la prima volta, il presidente romeno Traian Băsescu ha annunciato che rifiuta di mettere la sua firma, tra l’altro obbligatoria, sul Memorandum del Governo con il FMI, la Commissione Europea e la Banca Mondiale. Il motivo, l’aumento dell’accisa sui combustibili, stipulato nel documento, che doveva essere discusso con il board del FMI a dicembre. Il presidente ha precisato che la Romania non dipende dalle tranche di soldi dal Fondo e desidera che l’accisa sia rinegoziata in occasione della prossima visita della delegazione del FMI a Bucarest, a gennaio 2014. L’annuncio del capo dello stato è stato duramente criticato dal premier Victor Ponta, che lo ha accusato di irresponsabilità. Il primo-ministro ha fatto un ulteriore tentativo di porre fine al conflitto generato dall’aumento dell’accisa ed è andato a incontrare il presidente. I due sono rimasti però su posizioni diametralmente opposte. Il presidente insiste sul fatto che i soldi raccolti al budget tramite l’aumento di 7 centesimi dell’accisa sui combustibili potrebbero essere utilizzati a scopi elettorali ed ha precisato che ha delle proposte precise sulle risorse necessarie per mantenere il deficit di bilancio convenuto con le istituzioni finanziarie, senza che sia necessario aumentare l’accisa. Il premier sostiene che i fondi provenienti dall’aumento dell’accisa saranno impiegati nello sviluppo dell’infrastruttura stradale.



La Corte Costituzionale della Moldova (repubblica ex-sovietica, a maggioranza romenofona) ha riconosciuto, giovedì, la lingua romena come lingua ufficiale, stabilendo che il testo della Dichiarazione di Indipendenza della Moldova del 1991, che prevede come lingua di stato il romeno, prevale sui provvedimenti della Costituzione adottata nel 1994, secondo la quale la lingua di stato è quella moldava”. Il sintagma ‘lingua moldava’ è stato promosso dal regime sovietico e, dopo lo scioglimento dell’URSS, dai sostenitori della causa del moldovenismo. A Bucarest, il presidente Traian Basescu ha definito la decisione della Corte Costituzionale di Chisinau un atto di giustizia nei confronti della storia, che pone fine ai tentativi di mistificazione di alcune verità culturali e storiche. Anche il premier Victor Ponta ha salutato la decisione, definendola storica.



La Romania e la Bulgaria hanno presentato, giovedì, al Consiglio Giustizia ed Affari Interni di Bruxelles, una dichiarazione politica in cui esprimono la loro delusione per la mancata decisione sull’adesione a Schengen e affermano che non esiste alcun motivo giuridico o concreto per un nuovo rinvio. Bucarest e Sofia hanno ribadito di aver portato a compimento tutti i criteri dell’acquis Schengen. Alla riunione, i ministri dell’Interno e della Giustizia degli stati UE non hanno stabilito la data quando i due Paesi riceveranno questo diritto. Germania, Olanda, Francia e Gran Bretagna hanno espresso la loro opposizione all’apertura dello spazio comunitario di libera circolazione a Romania e Bulgaria, che a loro avviso potrebbero diventare la fonte di un flusso migratorio difficile da controllare.



Anche se non è membro Schengen, la Romania si annovera tra i 19 Paesi che partecipano al nuovo Sistema Europeo di Sorveglianza dei Confini Esterni (EUROSUR), diventato operativo dal 2 dicembre. L’obiettivo EUROSUR è di migliorare l’individuazione, la prevenzione e la lotta alla migrazione illegale, ma anche alla criminalità transfrontaliera. EUROSUR è implementato a più tappe, e include 18 stati membri ai confini esterni meridionali ed orientali dell’UE, la Romania, ma anche la Norvegia, che non appartiene all’UE, ma è associata all’Area Schengen. Gli altri stati membri dell’UE e i Paesi associati a Schengen parteciperanno a EUROSUR dal 1 dicembre 2014.



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