Il 2013 nel mondo
Nel 2013, lumanità, ancora esaurita dalla crisi economica e finanziaria globale, si è concentrata sulla soluzione dei conflitti nei Paesi arabi e sul consolidamento dellunità nella diversità a livello delle grandi organizzazioni continentali.
Valentin Țigău, 31.12.2013, 18:31
Il 2013 è stato l’anno in cui l’umanità, ancora esaurita dalla crisi economica e finanziaria globale, si è concentrata sulla soluzione dei conflitti nei Paesi arabi e sul consolidamento dell’unità nella diversità a livello delle grandi organizzazioni continentali. E’ stato l’anno della conferma, alle elezioni, del valore di alcuni leader mondiali, ma anche del doloroso addio ad alcuni di loro.
L’UE ha aumentato nel 2013 il numero dei suoi Paesi membri a 28, con l’adesione della Croazia, ex repubblica jugoslava sottoposta ai più duri criteri di adesione lungo un processo durato dieci anni. La continuazione dell’allargamento ha smentito i timori e le critiche degli euroscettici, dimostrandosi essenziale per la continuazione delle trasformazioni nell’Europa Centrale ed Orientale. Il calendario europeo include tra l’altro, a lungo termine, l’Ucraina, la Moldova e la Georgia, Paesi che devono ancora firmare gli Accordi di Associazione e Libero Scambio con Bruxelles. Tale processo si annuncia difficile, soprattutto in Ucraina, repubblica ex sovietica confrontata a fine novembre con ampie proteste popolari, a causa dell’oscillazione dei leader politici di Kiev tra Est e Ovest, i quali sono piuttosto propensi a restare nell’ombra di Mosca. Una futura Europa unita che includa anche Moldova e Ucraina risolverebbe anche la questione della regione separatista Transnistria; i negoziati moldavo-russo-ucraini sul suo status giuridico non hanno registrato però alcun progresso nel 2013.
Più ampi e brutali dei conflitti congelati in Europa, i focolai di guerra in Africa ed Asia hanno comportato notevoli sforzi diplomatici nel 2013, volti alla loro soluzione. Dopo lo scoppio, quasi tre anni fa, della guerra civile in Siria, il presidente Bashar al Assad è diventato uno dei protagonisti negativi della Primavera Araba. Al suo regime è stato rimproverato, ad agosto, l’attacco chimico nei pressi di Damasco, con un bilancio di centinaia di morti. Un accordo russo-americano sulla distruzione dell’arsenale chimico siriano entro la metà del 2014 ha bloccato, in extremis, la minaccia di un attacco americano. Il conflitto armato tra l’opposizione e il governo di Damasco ha determinato, secondo i dati dell’ONU, la morte di oltre cento mila siriani. In Egitto, l’esercito ha allontanato dal potere, a solo un anno dall’insediamento, l’islamista Mohamed Morsi, il primo presidente egiziano eletto in modo democratico. Il Paese ha attraversato un’ondata di repressioni sanguinose con un bilancio di centinaia di morti. Inoltre, una nuova Costituzione rafforzerà il ruolo politico dell’esercito. Processi simili di elaborazione di una Legge Fondamentale democratica si svolgono in Tunisia e Yemen, Paesi arabi in cui si manifestano apertamente il separatismo, le richieste di autonomia e il terrorismo Al-Qaida. Nel novembre 2013, la diplomazia internazionale ha registrato un notevole successo, convincendo l’Iran a firmare, con le grandi potenze, un accordo storico sulla limitazione del suo programma nucleare, in cambio al rilassamento delle sanzioni economiche.
Torniamo alla crisi economica mondiale che, “importata” sei anni fa dagli USA, ha avuto effetti devastanti per molte economie europee. La Grecia è stata uno dei Paesi più colpiti e la sua uscita dall’Eurozona è stata evocata con preoccupazione. In seguito ad alcuni prestiti internazionali significativi e al duro programma di austerità, il 2013 si è concluso con il ritorno graduale della Grecia tra i Paesi emergenti, contemporaneamente all’uscita dalla crisi di altri Paesi UE. Anche il Cipro si è trovato quest’anno sull’orlo del fallimento, non essendo in grado di pagare i suoi debiti. L’isola mediterranea è diventata il primo Paese ad imporre regole di controllo sul capitale per prevenire il crollo del settore bancario e poter ricevere un sostegno finanziario esterno di 10 miliardi di euro. Non potremmo chiudere il capitolo crisi senza menzionare il compromesso sul bilancio adottato ad ottobre dal Congresso Americano, che ha posto fine ad un blocco durato 16 giorni e alla preoccupazione sui mercati finanziari mondiali che funzionano secondo il principio dei vasi comunicanti.
Il 2013 è stato anche l’anno della “nascita”, del rilancio, ma anche della scomparsa di importanti leader mondiali. Il più forte uomo del mondo, Barack Obama, ha vinto il 20 gennaio un nuovo mandato di presidente degli Stati Uniti, restando alla Casa Bianca per altri quattro anni. In Europa, i tedeschi hanno rieletto la conservatrice Angela Merkel nella carica di cancelliere, confermando la stabilità politica del più forte stato europeo. Nuovi presidenti sono stati eletti nel 2013 in Iran, dove Hassan Rohani ha segnato il ritorno al potere dei riformatori, in Venezuela ed Egitto, mentre l’Olanda e il Belgio hanno nuovi monarchi. Con tristezza ci siamo congedati quest’anno da Margaret Thatcher, “la Lady di ferro” della Gran Bretagna, e da Nelson Mandela, il primo presidente di colore del Sudafrica. È stato un anno di cambiamenti inaspettati anche al Vaticano, dove Benedetto XVIesimo ha annunciato il suo ritiro dal trono pontificio, occupato ora da un argentino, Papa Francesco. La straordinaria personalità di Papa Francesco ha determinato la pubblicazione Time a designarlo “l’uomo dell’anno”. In un mondo sempre più estraneo alla religione, la rivista americana rileva che il nuovo papa ha cambiato la percezione sulla chiesa, ridestando la speranza di milioni di persone.