La Repubblica di Moldova, tra Occidente e Oriente
La Repubblica di Moldova ha votato per il futuro presidente del Paese e nell’ambito di un referendum sul principio dell’appartenenza all’Unione Europea.
Corina Cristea, 21.10.2024, 15:04
Presentandosi alle urne in numero maggiore rispetto alle precedenti elezioni presidenziali, i cittadini della Repubblica di Moldova hanno deciso che il futuro leader di Chișinău sia stabilito in seguito a un nuovo turno in cui si sfideranno, tra due settimane, la presidente in carica, la pro-occidentale Maia Sandu, e il candidato sostenuto dal partito dei socialisti filo-russi, Alexandr Stoianoglo. Al primo turno, l’ex economista della Banca Mondiale e allo stesso tempo la prima donna che è riuscita, quattro anni fa, a ottenere la carica più alta a Chișinău, ha ottenuto il 42% dei voti, il maggior numero di voti tra gli 11 candidati, ma tuttavia insufficienti per garantirle un nuovo mandato alla guida del Paese.
Un Paese che, sotto la sua guida, ha voltato le spalle a Mosca dopo l’invasione russa nella confinante Ucraina e che quest’anno ha aperto ufficialmente i negoziati di adesione all’Unione Europea. Maia Sandu ha addirittura indetto un referendum sull’inclusione nella Costituzione, basata sul voto della popolazione, del percorso europeo irreversibile del Paese – un referendum organizzato sempre il 20 ottobre, volto a convalidare la strategia per determinare il destino dell’ex Repubblica sovietica che conta 2,6 milioni di abitanti. Una scommessa fallita?
Fino a quando non arriveranno i risultati dalla diaspora, sì, i risultati mostrano un numero nettamente superiore di coloro che si oppongono all’integrazione, cosa che ha portato la presidente Maia Sandu ad accusare una frode senza precedenti, “un attacco senza precedenti alla democrazia”: “Gruppi criminali, insieme a forze straniere ostili ai nostri interessi, hanno attaccato il nostro Paese con decine di milioni di euro, menzogne e propaganda, con i mezzi più miserabili, al fine di portare i nostri cittadini e il nostro Paese in una zona di incertezza. “
In un processo di voto svolto sotto l’accusa di ingerenza russa, smentita “categoricamente” del Cremlino, il 53% degli elettori si sono dichiarati contrari all’inclusione dell’obiettivo europeo nella Costituzione, secondo quanto emerso dopo lo spoglio di oltre il 90% delle schede. Tuttavia, la parte europeista ha preso il comando dopo il conteggio di più del 98% delle opzioni, l’avanzo minimo essendo dovuto, molto probabilmente, alla diaspora, che ha votato in massa a favore dell’adesione. Il risultato estremamente ravvicinato è sorprendente poiché recenti sondaggi mostravano che il Sì al referendum avrebbe vinto senza ombra di dubbio. Senza mettere in discussione i negoziati con i 27, il risultato al limite “indebolisce in un certo senso l’immagine pro-europea della popolazione e della leadership di Maia Sandu”, notano analisti specializzati nell’area ex sovietica.