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Via libera al referendum sulla lotta alla corruzione

L’anno politico è iniziato in maniera molto precipitosa in Romania. E’ stato insediato un nuovo Governo, di orientamento di sinistra, dato che il PSD ha stravinto le elezioni dello scorso dicembre, assieme all’ALDE. Un governo che si è affrettato ad adottare una parte delle misure salariali e sociali promesse e che hanno favorito il successo elettorale, e poi è riuscito a sorprendere tutti con due bozze di decreti governativi d’urgenza che dovevano portare alla concessione della grazia collettiva e al rilassamento della legislazione penale, depenalizzando i corrotti. Con il secondo progetto, il Governo PSD-ALDE ha voluto andare fino in fondo, attirandosi le critiche delle istituzioni giudiziarie e determinando ampie proteste di strada e l’inoltro di una mozione di sfiducia da parte dell’opposizione di destra. Alla fine, il governo ha abrogato il famigerato decreto che depenalizzava parzialmente l’abuso d’ufficio.

Via libera al referendum sulla lotta alla corruzione
Via libera al referendum sulla lotta alla corruzione

, 14.02.2017, 14:11

L’anno politico è iniziato in maniera molto precipitosa in Romania. E’ stato insediato un nuovo Governo, di orientamento di sinistra, dato che il PSD ha stravinto le elezioni dello scorso dicembre, assieme all’ALDE. Un governo che si è affrettato ad adottare una parte delle misure salariali e sociali promesse e che hanno favorito il successo elettorale, e poi è riuscito a sorprendere tutti con due bozze di decreti governativi d’urgenza che dovevano portare alla concessione della grazia collettiva e al rilassamento della legislazione penale, depenalizzando i corrotti. Con il secondo progetto, il Governo PSD-ALDE ha voluto andare fino in fondo, attirandosi le critiche delle istituzioni giudiziarie e determinando ampie proteste di strada e l’inoltro di una mozione di sfiducia da parte dell’opposizione di destra. Alla fine, il governo ha abrogato il famigerato decreto che depenalizzava parzialmente l’abuso d’ufficio.



Prima di tutti questi avvenimenti a catena, il presidente Klaus Iohannis aveva annunciato che avrebbe chiesto ai romeni di pronunciarsi sulla lotta alla corruzione, tramite referendum. Benché sia, nella sua maggior parte, ostile al capo dello stato, il Legislativo ha approvato l’iniziativa, una pratica formale, che ha dato però l’occasione a discorsi da parte sia dei sostenitori, che degli oppositori dell’idea di consultazione pubblica sul tema della corruzione.



La presidente ad interim del PNL, Raluca Turcan, ha approfittato del dibattito per criticare nuovamente i leader della coalizione al governo e il premier: Possiamo chiarire e far vedere alla gente che l’atteggiamento politico avuto dal sig. Dragnea, dal sig. Tăriceanu e dal sig. Grindeanu è stato un incidente e forse riusciremo, in questo modo, a dare il segnale di una politica di forza capace di tirare fuori la Romania da un gruppo politico e di collocarla sulla strada della democrazia europea occidentale.



Dal canto suo, il senatore ALDE Varujan Vosganian ha attirato l’attenzione che questa pratica — con un risultato prevedibile, nella sua opinione, perché il fenomeno della corruzione non può avere sostenitori — costerà circa 30 milioni di euro. Varujan Vosganian: Io domando, quanto si tratta di un referendum in cui siamo tutti d’accordo, al quale sono convinto che, i partiti essendo tutti d’accordo, lo sarà anche l’elettorato, per cui si tratta della cronaca di un’approvazione annunciata — quindi, io domando: perché spendere decine di milioni di euro, quando sappiamo già quale sarà il risultato?



I partiti della coalizione maggioritaria sospettano che il presidente Iohannis avrebbe un interesse elettorale a medio e lungo termine, in vista delle presidenziali del 2019. Anche se così fosse, chi gli ha offerto munizione è stato proprio il governo PSD-ALDE, tramite decisioni discutibili nel settore molto sensibile della giustizia. (tr. G.P.)


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