Verso l’indipendenza energetica
Con la sua produzione interna, la Romania è uno degli stati più indipendenti dal punto di vista energetico a livello dell’UE. Lo rilevano i dati della Commissione Europea del 2020, secondo i quali allora la dipendenza energetica della Romania era del 28%, mentre la media europea superava il 50%. La situazione è ottima, se paragonata alla dipendenza dalle importazioni energetiche del 73% dell’Italia o a quella del 64% della Germania. Stati come Malta e Cipro sono quasi completamente dipendenti dalle importazioni di energia. La Romania ha le proprie fonti energetiche di greggio, gas, carbone, energia nucleare ed energia idroelettrica. In più, dispone di oltre 1.400 miliardi di metri cubi di gas di scisto, la terza riserva in Europa, dopo quelle esistenti in Polonia e Francia, secondo le stime dell’Amministrazione americana per le informazioni nel settore energia.
Per rafforzare la propria sicurezza energetica ed evitare il monopolio russo, la Romania ha fatto un nuovo passo. La compagnia statale Romgaz ha firmato, alla sede del governo, per l’acquisto delle azioni della compagnia americana ExxonMobil nel progetto Neptun Deep, cioè il 50% dei diritti acquisiti e degli obblighi assunti tramite l’accordo petrolifero per la zona orientale, di profondità, del Mar Nero. Per questa importante transazione, il maggiore produttore di gas naturale di Romania ha pagato oltre 1 miliardo di dollari. Secondo le stime, da questa zona si possono estrarre oltre 80 miliardi di metri cubi, e la ExxonMobil deteneva la metà dei diritti di sfruttamento, mentre l’altra metà appartiene alla compagnia austriaca OMV Petrom. Entrambe le compagnie hanno però bisogno di qualche miliardo di euro per portare a compimento questo progetto strategico per la Romania.
Il premier Nicolae Ciucă ha sottolineato che il gas sarà estratto dal Mar Nero non più tardi che a cominciare dal 2026. Egli ha spiegato che le stime rilevano l’esistenza di quantità sufficienti per fornire gas anche ai Paesi della regione e dell’UE. La strategia del Governo romeno di sviluppo del settore energetico, basata su investimenti, un approccio pro-business e stabilità, riposizionerà la Romania come protagonista regionale importante, capace di garantire il fabbisogno per il consumo dei cittadini e dell’economia e persino di diventare un fornitore di sicurezza energetica nella regione, ha detto il premier.
Però, prima dell’inizio dell’estrazione del gas dal Mar Nero, gli investitori aspettano la modifica della legge sull’offshore, che è andata all’esame delle commissioni specializzate del Legislativo. Le principali modifiche riguardano la diminuzione delle tasse per lo sfruttamento dei giacimenti del Mar Nero, ma anche di quelli terrestri, di grande profondità, nonché l’eliminazione di tutte le restrizioni sui prezzi, in un quadro legale che garantisca prevedibilità all’ambiente d’affari interessato. È previsto il diritto di prelazione dello stato e delle compagnie romene all’acquisto della produzione ottenuta. Inoltre, il 60% del profitto spetterà allo stato romeno. Le compagnie potranno dedurre il 40% degli investimenti, rispetto al 30% previsto nell’attuale legislazione.
Mihai Pelin, 04.05.2022, 13:56
Con la sua produzione interna, la Romania è uno degli stati più indipendenti dal punto di vista energetico a livello dell’UE. Lo rilevano i dati della Commissione Europea del 2020, secondo i quali allora la dipendenza energetica della Romania era del 28%, mentre la media europea superava il 50%. La situazione è ottima, se paragonata alla dipendenza dalle importazioni energetiche del 73% dell’Italia o a quella del 64% della Germania. Stati come Malta e Cipro sono quasi completamente dipendenti dalle importazioni di energia. La Romania ha le proprie fonti energetiche di greggio, gas, carbone, energia nucleare ed energia idroelettrica. In più, dispone di oltre 1.400 miliardi di metri cubi di gas di scisto, la terza riserva in Europa, dopo quelle esistenti in Polonia e Francia, secondo le stime dell’Amministrazione americana per le informazioni nel settore energia.
Per rafforzare la propria sicurezza energetica ed evitare il monopolio russo, la Romania ha fatto un nuovo passo. La compagnia statale Romgaz ha firmato, alla sede del governo, per l’acquisto delle azioni della compagnia americana ExxonMobil nel progetto Neptun Deep, cioè il 50% dei diritti acquisiti e degli obblighi assunti tramite l’accordo petrolifero per la zona orientale, di profondità, del Mar Nero. Per questa importante transazione, il maggiore produttore di gas naturale di Romania ha pagato oltre 1 miliardo di dollari. Secondo le stime, da questa zona si possono estrarre oltre 80 miliardi di metri cubi, e la ExxonMobil deteneva la metà dei diritti di sfruttamento, mentre l’altra metà appartiene alla compagnia austriaca OMV Petrom. Entrambe le compagnie hanno però bisogno di qualche miliardo di euro per portare a compimento questo progetto strategico per la Romania.
Il premier Nicolae Ciucă ha sottolineato che il gas sarà estratto dal Mar Nero non più tardi che a cominciare dal 2026. Egli ha spiegato che le stime rilevano l’esistenza di quantità sufficienti per fornire gas anche ai Paesi della regione e dell’UE. La strategia del Governo romeno di sviluppo del settore energetico, basata su investimenti, un approccio pro-business e stabilità, riposizionerà la Romania come protagonista regionale importante, capace di garantire il fabbisogno per il consumo dei cittadini e dell’economia e persino di diventare un fornitore di sicurezza energetica nella regione, ha detto il premier.
Però, prima dell’inizio dell’estrazione del gas dal Mar Nero, gli investitori aspettano la modifica della legge sull’offshore, che è andata all’esame delle commissioni specializzate del Legislativo. Le principali modifiche riguardano la diminuzione delle tasse per lo sfruttamento dei giacimenti del Mar Nero, ma anche di quelli terrestri, di grande profondità, nonché l’eliminazione di tutte le restrizioni sui prezzi, in un quadro legale che garantisca prevedibilità all’ambiente d’affari interessato. È previsto il diritto di prelazione dello stato e delle compagnie romene all’acquisto della produzione ottenuta. Inoltre, il 60% del profitto spetterà allo stato romeno. Le compagnie potranno dedurre il 40% degli investimenti, rispetto al 30% previsto nell’attuale legislazione.