Ultimi preparativi per il referendum
I romeni sono chiamati alle urne il 6 e il 7 ottobre per votare se sono d’accordo o meno con la modifica della definizione del matrimonio nella Costituzione, di modo che la formula “matrimonio liberamente acconsentito tra coniugi” sia sostituita da “matrimonio liberamente acconsentito tra un uomo e una donna”. Un progetto legislativo in tal senso è stato votato a larga maggioranza nel Parlamento. Tranne l’USR, tutti i partiti parlamentari hanno sostenuto la famiglia tradizionale. Il progetto ha avuto alla base un’iniziativa cittadina promossa da una coalizione di organizzazioni cristiane, creata ad hoc e auto-intitolata “La coalizione per la famiglia”, che ha raccolto 3 milioni di firme favorevoli.
Ştefan Stoica, 01.10.2018, 13:14
I romeni sono chiamati alle urne il 6 e il 7 ottobre per votare se sono d’accordo o meno con la modifica della definizione del matrimonio nella Costituzione, di modo che la formula “matrimonio liberamente acconsentito tra coniugi” sia sostituita da “matrimonio liberamente acconsentito tra un uomo e una donna”. Un progetto legislativo in tal senso è stato votato a larga maggioranza nel Parlamento. Tranne l’USR, tutti i partiti parlamentari hanno sostenuto la famiglia tradizionale. Il progetto ha avuto alla base un’iniziativa cittadina promossa da una coalizione di organizzazioni cristiane, creata ad hoc e auto-intitolata “La coalizione per la famiglia”, che ha raccolto 3 milioni di firme favorevoli.
La campagna per il referendum ha polarizzato la società, come avevano anticipato gli avversari — politici o civici — della modifica della Costituzione. Gli stessi notavano che un voto per la ridefinizione della famiglia non ha conseguenze giuridiche, nel contesto in cui il Codice civile permette, attualmente, solamente i matrimoni eterosessuali. La Corte Costituzionale ha approvato il progetto di modifica. D’altra parte, rispondendo favorevolmente alla segnalazione di una coppia gay romeno-americana sul non riconoscimento dei matrimoni tra le persone dello stesso sesso, ha notato che la Romania non offre alcuna forma di riconoscimento legale e giuridico alle coppie omosessuali. Nella situazione della Romania ci sono solo cinque stati dell’UE – Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia. La Corte ha stabilito, ispirandosi a decisioni simili di altre corti europee, che il rapporto di una coppia formata tra persone dello stesso sesso rientra nella nozione di “vita privata” e nella nozione di “vita di famiglia”, fatto che consente il diritto di esprimere la propria personalità all’interno di questa relazione e di beneficiare di un riconoscimento legale dei relativi diritti e doveri.
I sostenitori della ridefinizione della famiglia, con a capo la chiesa ortodossa romena, invocano come principale argomento la tradizione cristiana, che sarebbe, secondo loro, minacciata dall’ideologia di genere. L’alto clero ortodosso ha esortato i credenti a presentarsi al referendum e a votare a favore della modifica della Costituzione. Invece, le associazioni che difendono i diritti dell’uomo e quelli delle minoranze sessuali invitano a boicottare il referendum affinché non sia validato. Ciò succederebbe solo se l’affluenza alle urne fosse inferiore al 30% del numero degli elettori iscritti sulle liste elettorali permanenti. L’Associazione MozaiQ, che sostiene i diritti della comunità LGBT, ha organizzato una manifestazione di protesta sotto lo slogan “L’amore non si vota”. I partecipanti hanno mostrato di non essere d’accordo con l’organizzazione di un referendum su ciò che loro ritengono la restrizione del diritto di una minoranza ed hanno affermato che se due persone si amano, dovrebbero potersi sposare, a prescindere dal sesso. Le due parti si sono radicalizzate e le chance di un reale dialogo sono quasi nulle.