UE: Partenariato orientale a Vilnius
Oltre due decenni fa, la Lituania era la prima repubblica baltica, occupata dai sovietici, a ritornare indipendente, nell’ambito dei movimenti di rinascita nazionale culminati, nel 1991, con lo smembramento dell’Urss. Attualmente membro della Nato e dell’Ue, la Lituania ospita il Vertice del Partenariato Orientale, struttura volta ad avvicinare, attraverso la democrazia e la prosperità, lo spazio ex sovietico alle strutture comunitarie. Il Vertice di Vilnius riunisce capi di stato e di governo dai 28 stati membri dell’Ue e da sei ex repubbliche sovietiche.
Bogdan Matei, 28.11.2013, 13:30
Oltre due decenni fa, la Lituania era la prima repubblica baltica, occupata dai sovietici, a ritornare indipendente, nell’ambito dei movimenti di rinascita nazionale culminati, nel 1991, con lo smembramento dell’Urss. Attualmente membro della Nato e dell’Ue, la Lituania ospita il Vertice del Partenariato Orientale, struttura volta ad avvicinare, attraverso la democrazia e la prosperità, lo spazio ex sovietico alle strutture comunitarie. Il Vertice di Vilnius riunisce capi di stato e di governo dai 28 stati membri dell’Ue e da sei ex repubbliche sovietiche.
Al Vertice di Vilnius, la Georgia e la Moldova sigleranno gli Accordi di Associazione e Libero Scambio con l’Ue. Le altre ex repubbliche sovietiche che sono membri del Partenariato per l’Est restano su posizioni intermedie tra Bruxelles e Mosca, tra le aspirazioni europee e le nostalgie sovietiche. Incompatibile, sotto il regime autoritario del presidente Aleksandr Lukashenko, con gli standard democratici dell’Europa, la Bielorussia fa parte dell’Unione Doganale promossa da Mosca. L’Armenia, ancora dipendente economicamente e militarmente da Mosca, ha optato, dal canto suo, due mesi fa, per la stessa unione doganale. Vicino e nemico dell’Armenia, l’Azerbaigian sta ancora negoziando con l’Ue, ma, secondo gli analisti, la sua posizione è piuttosto di collaborazione multivettoriale, senza impegni formali.
Inauspicabile protagonista del vertice resta però l’Ucraina. La più importante, geopoliticamente, delle ex repubbliche sovietiche doveva essere il primo membro del Partenariato per l’Est a firmare gli accordi con l’Ue, ma ha rinunciato all’ultimo momento, cedendo, cosi’, affermano gli analisti, alle pressioni sempre più energiche della Russia. Pressioni che non sono state risparmiate neanche alla Moldova (repubblica ex sovietica, a maggioranza romenofona). Ma, sostenuta da una gran parte della società moldava, dagli esponenti di Bruxelles, e dalla confinante Romania, la principale sostenitrice delle sue aspirazioni europee, la coalizione governativa pro-occidentale di Chisinau ha resistito sia alle promese, che alle minacce di Mosca. Il presidente romeno Traian Basescu ritiene che il Vertice di Vilnius rappresenti solo un inizio di strada per la Moldova, in quanto tra la sigla degli accordi di associazione e libero scambio ed un’eventuale integrazione potrebbero passare 10 anni. E il premier moldavo Iurie Leanca ammette, dal canto suo, che l’iter europeo diventerà irreversibile solo quando Chisinau sarà, ufficialmente, candidata all’adesione.