Transnistria: la Russia disponibile a ritirare la munizione
Costretta a sperimentare una coabitazione non sempre comoda tra il presidente socialista filorusso Igor Dodon e il governo prevalentemente filo-occidetale presieduto da Maia Sandu, la Moldova tenta di mantenere i buoni rapporti con Bruxelles e Bucarest e normalizzare quelli con Mosca. Il ritiro delle truppe russe dal territorio della Moldova resta una delle priorità di Chisinau, secondo quanto ribadito ieri a Mosca dal ministro degli Esteri Nicu Popescu. Durante la sua prima visita in questa veste nella capitale russa, Popescu ha incontrato l’omologo Sergei Lavrov, salutando la disponibilità di Mosca di evacuare e neutralizzare la munizione depositata nella regione secessionista della Transnistria.
Bogdan Matei, 12.09.2019, 12:39
Costretta a sperimentare una coabitazione non sempre comoda tra il presidente socialista filorusso Igor Dodon e il governo prevalentemente filo-occidetale presieduto da Maia Sandu, la Moldova tenta di mantenere i buoni rapporti con Bruxelles e Bucarest e normalizzare quelli con Mosca. Il ritiro delle truppe russe dal territorio della Moldova resta una delle priorità di Chisinau, secondo quanto ribadito ieri a Mosca dal ministro degli Esteri Nicu Popescu. Durante la sua prima visita in questa veste nella capitale russa, Popescu ha incontrato l’omologo Sergei Lavrov, salutando la disponibilità di Mosca di evacuare e neutralizzare la munizione depositata nella regione secessionista della Transnistria.
Stando al corrispondente di Radio Romania, Lavrov ha precisato che si tratta di munizione col termine di deposito scaduto, rispettivamente la metà del totale di circa 20.000 tonnellate. I lavori preparatori, ha detto ancora Lavrov, potranno durare poco più di un anno, per cui servono contatti tra i ministeri della Difesa di Mosca e Chisinau. In precedenza, anche il ministro della Difesa russo, Sergei Soigu, aveva annunciato a Chisinau la disponibilità di Mosca di evacuare e neutralizzare la munizione in Transnistria. I commentatori sono prudenti su questi impegni e sottolineano che la misura è piuttosto palliativa.
Lo scorso anno, l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato la bozza di risoluzione inoltrata dalla Moldova, che sollecitava il ritiro delle truppe russe dalla Transnistria. Coautori del progetto sono stati 10 Paesi, tra cui la Romania e l’Ucraina, entrambe confinanti con la Moldova, i tre stati baltici, sottoposti, a loro volta, a mezzo secolo di dominio sovietico, e membri importanti dell’UE e della NATO, nonchè la Gran Bretagna o la Polonia.
Difensore costante dell’indipendenza e dell’integrità dello stato confinante, Bucarest ha salutato subito l’adozione della risoluzione con 64 voti favorevoli, solo 15 contrari e 83 astenuti. Gli Stati Uniti, la Germania, la Francia, il Canada, la Turchia o il Giappone si annoverano tra gli attori internazionali rilevanti che hanno votato a favore del ritiro dei russi. Voti contrari hanno espresso alleati fedeli a Mosca, come l’Armenia o la Bielorussia, o i regimi dittatoriali di Corea del Nord, Siria o Cuba.
La Transnistria è uscita de facto dal controllo delle autorità centrali nel 1992, dopo un conflitto armato che ha provocato centinaia di morti e risolto con l’intervento delle truppe russe al fianco dei separatisti. Nel 1999, al vertice OSCE di Istanbul, la Russia, presieduta allora da Boris Eltsin, si impegnava a ritirare le truppe e l’arsenale. Cinque anni più tardi, l’azione veniva fermata.