Transnistria: il conflitto si scongela?
Il Parlamento della Moldova (repubblica ex sovietica, a maggioranza romenofona) non è riuscito, il 20 giugno, dopo lunghi dibattiti a porte chiuse, ad adottare una dichiarazione sulla situazione in Transnistria, entità statale sita nell’est del suo territorio, nata nel 1990 dopo un’autoproclamata indipendenza e non riconosciuta dalla comunità internazionale. La situazione in Transnistria si è aggravata ultimamente, soprattutto dopo che, il 10 giugno, il leader di Tiraspoli, Evgheni Sevciuk, ha firmato una legge sul “confine di stato” delle regione separatista, che include anche il villaggio Varnita, a destra del fiume Dniester, abitato da una maggioranza romenofona (l’80%) e che si trova sotto il controllo delle autorità moldave.
România Internațional, 21.06.2013, 14:44
Il Parlamento della Moldova (repubblica ex sovietica, a maggioranza romenofona) non è riuscito, il 20 giugno, dopo lunghi dibattiti a porte chiuse, ad adottare una dichiarazione sulla situazione in Transnistria, entità statale sita nell’est del suo territorio, nata nel 1990 dopo un’autoproclamata indipendenza e non riconosciuta dalla comunità internazionale. La situazione in Transnistria si è aggravata ultimamente, soprattutto dopo che, il 10 giugno, il leader di Tiraspoli, Evgheni Sevciuk, ha firmato una legge sul “confine di stato” delle regione separatista, che include anche il villaggio Varnita, a destra del fiume Dniester, abitato da una maggioranza romenofona (l’80%) e che si trova sotto il controllo delle autorità moldave.
La Transnistria, che di fatto è parte integrante del territorio nazionale moldavo, ha dichiarato in modo unilaterale la sua indipendenza nel 1990 accusando il pericolo dell’unione della Moldova con la confinante Romania. Ciò ha portato, nel 1992, ad una guerra in cui è stato coinvolto anche l’esercito russo. La regione è abitata da una maggioranza di lingua slava, in prevalenza russi e ucraini, ma i romenofoni rappresentano l’etnia più numerosa, pari al 40% della popolazione. Le autorità separatiste controllano la parte del territorio moldavo all’est del fiume Dniester, ma anche sei comuni e la città di Tighina, nell’ovest del fiume.
Chisinau ha criticato la votazione della legge sul “confine di stato” mentre gli analisti hanno ammonito sul pericolo di un nuovo conflitto armato. Il ministro moldavo della Difesa, Vitalie Marinuta, dichiarava, in questo contesto, che l’esercito è pronto a rispondere a qualsiasi eventuale attacco da parte delle forze del regime separatista. Dal canto suo, il capo dello stato moldavo, Nicolae Timofti è stato d’accordo con l’idea che queste provocazioni sono collegate al ravvicinamento della Moldova all’Ue e ha suggerito in modo velato che la Federazione Russa sarebbe interessata alla destabilizzazione della situazione in Transnistria. Il viceministro russo degli Esteri, Grigori Karasin, precisava, di recente, in un’intervista, che il suo Paese non può ritirare le sue munizioni dalla Transnistria in quanto Chisinau ostacolerebbe la regolamentazione politica del conflitto.
La legge adottata a Tiraspoli, che dovrebbe entrare in vigore la prossima settimana, è stata criticata dall’OSCE, dagli Usa, ma anche dalla Romania. Il Ministero degli Esteri di Bucarest valuta che si tratta di un’azione provocatoria, che va disapprovata dalla comunità internazionale e trasmette, in questo senso, un messaggio chiaro alla presidenza irlandese di turno dell’Ue.
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