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Tra stagflazione e crescita economica

La situazione economica della Romania desta sempre più preoccupazioni nel contesto delle previsioni pessimistiche della Banca Centrale della Romania e del rapporto economico della Commissione Europea, in cui si stima che il centro e l’est dell’Europa registreranno quest’anno tassi inflazionistici più alti rispetto al resto dell’UE. Secondo le previsioni di Bruxelles, dopo una forte crescita nel 2021, del 5,9%, l’economia romena rallenterà fino al 2,6% quest’anno, perché l’inflazione alta intacca il reddito disponibile e la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina colpisce l’economia, le catene di approvvigionamento e, alla fine, gli investimenti. Per l’anno prossimo, la Commissione Europea stima un leggero acceleramento della crescita economica, di fino al 3,6%, sullo sfondo di un possibile calo dell’inflazione. Si stima che la disoccupazione resterà di circa il 5,5%, mentre i prezzi arriveranno a un livello massimo quest’anno, che diminuirà gradualmente l’anno prossimo. D’altra parte, il deficit pubblico arriverà al 7,5% del PIL quest’anno e scenderà fino al 6,3 % nel 2023.



Stando agli esponenti europei, quest’anno l’inflazione registrerà il valore record dell’8,9% in Romania, quasi il doppio rispetto al 2021 (4,1%), mentre per il 2023 prevedono un calo al 5,1%. Anche la Banca Centrale conferma l’evoluzione ascendente dell’inflazione e stima che non tornerà a valori inferiori al 10% se non nel secondo semestre dell’anno prossimo. D’altra parte, però, l’Istituto Nazionale di Statistica ha comunicato che, nel primo trimestre di quest’anno, la crescita economica è stata di oltre il 5%, rispetto ai precedenti tre mesi e del 6,5% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso.



Tuttavia, il consigliere del governatore della Banca Centrale, Lucian Croitoru, ritiene possibile un fenomeno di stagflazione nel prossimo periodo in Romania. Si tratta di un fenomeno economico più pericoloso dell’inflazione prolungata, perché vi si aggiunge anche una stagnazione economica — ha spiegato Lucian Croitoru: “La prima parte della parola deriva da “stagnazione”. Stagnazione non vuol dire necessariamente recessione, ma può essere una crescita difficile, del 1,5 o del 2,5%, molto più bassa rispetto a quella con la quale siamo abituati in Romania. Mi sembra che sia molto possibile una situazione del genere. Da una parte, l’inflazione a breve termine stimola la produzione e l’aumento degli incassi al budget dello stato, però è ciclica, non strutturale, non è tesa a persistere, mentre la guerra può creare molte sfide, è imprevedibile, non ci sono previsioni su come si evolverà un conflitto in cui ci sono più fattori di mezzo. Però, come diceva Hemingway, l’inflazione e la guerra sono sempre dei rimedi per le politiche prive di principi.”



Se l’economia romena entrerà in stagflazione, i prezzi e la disoccupazione aumenteranno, le spese diminuiranno, il costo della vita sarà sempre più caro e le difficoltà economiche saranno accentuate.

Tra stagflazione e crescita economica
Tra stagflazione e crescita economica

, 18.05.2022, 14:23

La situazione economica della Romania desta sempre più preoccupazioni nel contesto delle previsioni pessimistiche della Banca Centrale della Romania e del rapporto economico della Commissione Europea, in cui si stima che il centro e l’est dell’Europa registreranno quest’anno tassi inflazionistici più alti rispetto al resto dell’UE. Secondo le previsioni di Bruxelles, dopo una forte crescita nel 2021, del 5,9%, l’economia romena rallenterà fino al 2,6% quest’anno, perché l’inflazione alta intacca il reddito disponibile e la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina colpisce l’economia, le catene di approvvigionamento e, alla fine, gli investimenti. Per l’anno prossimo, la Commissione Europea stima un leggero acceleramento della crescita economica, di fino al 3,6%, sullo sfondo di un possibile calo dell’inflazione. Si stima che la disoccupazione resterà di circa il 5,5%, mentre i prezzi arriveranno a un livello massimo quest’anno, che diminuirà gradualmente l’anno prossimo. D’altra parte, il deficit pubblico arriverà al 7,5% del PIL quest’anno e scenderà fino al 6,3 % nel 2023.



Stando agli esponenti europei, quest’anno l’inflazione registrerà il valore record dell’8,9% in Romania, quasi il doppio rispetto al 2021 (4,1%), mentre per il 2023 prevedono un calo al 5,1%. Anche la Banca Centrale conferma l’evoluzione ascendente dell’inflazione e stima che non tornerà a valori inferiori al 10% se non nel secondo semestre dell’anno prossimo. D’altra parte, però, l’Istituto Nazionale di Statistica ha comunicato che, nel primo trimestre di quest’anno, la crescita economica è stata di oltre il 5%, rispetto ai precedenti tre mesi e del 6,5% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso.



Tuttavia, il consigliere del governatore della Banca Centrale, Lucian Croitoru, ritiene possibile un fenomeno di stagflazione nel prossimo periodo in Romania. Si tratta di un fenomeno economico più pericoloso dell’inflazione prolungata, perché vi si aggiunge anche una stagnazione economica — ha spiegato Lucian Croitoru: “La prima parte della parola deriva da “stagnazione”. Stagnazione non vuol dire necessariamente recessione, ma può essere una crescita difficile, del 1,5 o del 2,5%, molto più bassa rispetto a quella con la quale siamo abituati in Romania. Mi sembra che sia molto possibile una situazione del genere. Da una parte, l’inflazione a breve termine stimola la produzione e l’aumento degli incassi al budget dello stato, però è ciclica, non strutturale, non è tesa a persistere, mentre la guerra può creare molte sfide, è imprevedibile, non ci sono previsioni su come si evolverà un conflitto in cui ci sono più fattori di mezzo. Però, come diceva Hemingway, l’inflazione e la guerra sono sempre dei rimedi per le politiche prive di principi.”



Se l’economia romena entrerà in stagflazione, i prezzi e la disoccupazione aumenteranno, le spese diminuiranno, il costo della vita sarà sempre più caro e le difficoltà economiche saranno accentuate.

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