Terrorismo: dibattito su legge sicurezza cibernetica in Romania
I recenti attentati terroristici di Parigi incoraggiano coloro che sostengono che la Romania ha assoluto bisogno di una legge sulla sicurezza cibernetica, che gli oppositori — non pochi — hanno chiamato la legge Big Brother. Bocciata la scorsa estate dalla Corte Costituzionale, la normativa tornerà sull’agenda del Governo e del Parlamento di Bucarest, essendo in ugual misura lanciata anche al dibattito della società civile, che la contesta fortemente.
Roxana Vasile, 19.01.2015, 13:53
I recenti attentati terroristici di Parigi incoraggiano coloro che sostengono che la Romania ha assoluto bisogno di una legge sulla sicurezza cibernetica, che gli oppositori — non pochi — hanno chiamato la legge Big Brother. Bocciata la scorsa estate dalla Corte Costituzionale, la normativa tornerà sull’agenda del Governo e del Parlamento di Bucarest, essendo in ugual misura lanciata anche al dibattito della società civile, che la contesta fortemente.
Per molti, alcuni politici compresi, nessuna istituzione o persona può entrare nella vita di ognuno, controllare cosa ha sul computer, con chi e di che cosa parla, ledendogli così la privacy. In quanto la decisione della Corte Costituzionale di bocciare la legge Big Brother risale a luglio 2014, “l’emergenza” invocata dalle autorità altro non rappresenta che l’avvalersi della tragedia francese come pretesto per spingere alcune agende legislative di sicurezza che ignorano i diritti fondamentali — sostengono più organizzazioni non governative. A cosa aiuterebbe una sorveglianza generalizzata, al posto du alcune individuali, puntuali? — si chiedono esse.
Per rimuovere i timori, le speculazioni, ma anche le accuse contro la legge sulla sicurezza cibernetica, il Servizio Romeno di Informazioni ha fatto alcune precisazioni: che agisce in permanenza appunto per proteggere e rispettare i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini e che l’accesso delle autorità competenti ad un certo equipaggiamento IT e ai dati a carattere privato stoccati su esso si potrà fare esclusivamente in base all’autorizzazione di un giudice. Solo i detentori di infrastrutture cibernetiche (e non le persone fisiche) metterebbero alla disposizione delle autorità competenti esclusivamente dati tecnici sulla minaccia che fa l’oggetto della sollecitazione. Solo se, dopo previ accertamenti, risultasse che l’indagine va estesa su persone chiaramente determinate, verrebbe sollecitato al giudice di autorizzare l’accesso al computer, tablet o smartphone.
Il Servizio Romeno di Informazioni precisa inoltre che non sono necessari provvedimenti supplementari per il rispetto dei diritti dell’uomo, in quanto la procedura dell’autorizzazione dell’accesso a dati di carattere personale è già regolata sia dal Codice di procedura penale che dalla legge sulla sicurezza nazionale. Se la legge Big Brother resta estremamente controversa, lo stesso non vale per la legge sulle schede prepagate. Un’eventuale decisione che simili schede per i cellulari possano essere acquistate presentando le generalità, come per i canoni, non infastidisce in maniera eccessiva. Alla fine, si presuppone che quella comunicazione, in base a una scheda prepagata, sia assunta, non segreta o clandestina.