Sull’anticorruzione, a Strasburgo
Considerata ormai da molto tempo la più forte donna in Romania e ritenuta nei sondaggi demoscopici favorita dell’elettorato di destra nell’eventualità di un’ipotetica candidatura alla presidenza, il capo della DNA, Laura Codruţa Kövesi, gode già di un’eccellente fama internazionale. Di recente, su invito dell’Alta Corte di Cassazione e Giustizia di Sofia, si è recata nella confinante Bulgaria per condividere l’esperienza romena in un settore molto sensibile per entrambi gli stati. In Romania, il 90% dei dossier di corruzione si concludono con condanne, mentre in Bulgaria tale percentuale è 30 volte inferiore — segnalava il corrispondente di Radio Romania a Sofia, come prova che la strategia di Bucarest potrebbe essere rilevante per i Paesi confinanti.
Bogdan Matei, 21.03.2017, 14:13
Lunedì, Laura Codruţa Kövesi è stata invitata anche a Strasburgo, ad una conferenza dell’organo anticorruzione del Consiglio d’Europa — GRECO. Il tema generale dei dibattiti è stata la prevenzione della corruzione negli incarichi governativi al vertice e nelle agenzie che applicano la legge, dopo che, nel precedente round, è stata monitorata la corruzione tra parlamentari, giudici e procuratori. I conflitti di interesse, le politiche di reclutamento dal settore pubblico a quello privato di ex membri dei rami esecutivi e legislativi, le dichiarazioni patrimoniali e i meccanismi punitivi sono stati tra gli argomenti analizzati alla conferenza di Strasburgo.
La Romania ha bisogno di una revisione della legislazione sull’immunità e dell’aumento della trasparenza negli acquisti pubblici, per poter contrastare in maniera più efficace la corruzione a livello governativo — ha affermato la Kövesi in quell’occasione, spiegando che l’immunità dei ministri va limitata alla durata del loro mandato, affinché le indagini nei confronti delle persone sospettate di atti di corruzione possano continuare.
Nel suo discorso pubblicato sul sito GRECO e citato dalle agenzie stampa, il procuratore capo della DNA ha fatto l’esempio di un ministro sospettato di aver ricevuto circa 45 mila euro per facilitare la concessione di contratti a certe compagnie, e l’indagine è stata chiusa perché il Parlamento non ha approvato la sollecitazione di rimozione della sua immunità.
E’ stato uno degli insuccessi della DNA in una campagna anticorruzione, caratterizzata d’altronde, solo nel 2016, dal rinvio a giudizio di oltre mille incolpati di livello medio e alto. Tra questi, tre ministri, sei senatori, 11 deputati, 47 sindaci, 16 magistrati e 21 direttori di compagnie nazionali. Non sempre, però, i bilanci sono stati altrettanto spettacolari. Un decennio fa, nel 2006, proprio prima dell’ingresso della Romania nell’UE, ai tribunali romeni sono stati inoltrati solo 360 atti di accusa per reati di corruzione al vertice.
Quattro anni dopo, il numero degli accusati superava 900, e nel 2016 è arrivato a 1273. I risultati della DNA hanno avuto alla base, dicono gli esperti GRECO, l’indipendenza reale della giustizia, la specializzazione dei procuratori, una legge funzionale e il consenso di una classe politica che, almeno a livello dichiarativo, afferma di sostenere la legge anticorruzione, sebbene proprio i politici siano i protagonisti dei dossier più clamorosi. (tr. G.P.)