Sostegno Ue alla Moldova
Nel 2014, la Moldova era ritenuta
all’unanimità il Paese con i maggiori progressi tra quelli del Partenariato
Orientale, il pacchetto di programmi con cui Bruxelles cerca di far avvicinare
gli ex stati sovietici agli standard occidentali di democrazia, legalità e
prosperità. Le riforme promosse in modo convincente dal Governo di coalizione
di Chisinau, presieduto da Iurie Leanca, sono state allora validate tramite la
conclusione degli Accordi di associazione e Libero Scambio con l’Ue.
Bogdan Matei, 20.05.2016, 19:18
Nel 2014, la Moldova era ritenuta
all’unanimità il Paese con i maggiori progressi tra quelli del Partenariato
Orientale, il pacchetto di programmi con cui Bruxelles cerca di far avvicinare
gli ex stati sovietici agli standard occidentali di democrazia, legalità e
prosperità. Le riforme promosse in modo convincente dal Governo di coalizione
di Chisinau, presieduto da Iurie Leanca, sono state allora validate tramite la
conclusione degli Accordi di associazione e Libero Scambio con l’Ue.
Alla fine dello stesso anno, i partiti della
compagine governativa – Liberal-Democratico, Demcratico e Liberale – si
aggiudicavano le politiche con un avanzo sensibile sui socialisti e comunisti
filorussi. Ma i vincitori sono stati incapaci di gestire il loro successo. In
un anno e mezzo, almeno sette politici sono stati costretti sia a dimettersi dall’incarico
di premier, sia non hanno ottenuto il voto di fiducia, sia hanno rinunciato a
presentarsi davanti ai deputati con le loro virtuali equipe esecutive.
Nel frattempo, l’Opposizione non si stancava
di accusare la corruzione di un’amministrazione durante il mandato della quale
dal sistema bancario del Paese scomparse un miliardo di dollari, ossia intorno
al 15% del Pil. A questa lunga agonia pose fine l’investitura, lo scorso 20
gennaio, del Governo, dichiaratamente pro-occidentale, presieduto da Pavel
Filip con i voti di una maggioranza eterogenea, che spazia dai liberali,
promotori della riunificazione con la Romania, ad ex comunisti convertiti d’un
tratto alla socialdemocrazia.
Giovedi’, Bruxelles si è dichiarata,
nuovamente, decisa a sostenere la Moldova, a patto che questa continui le
riforme. L’Europa aspetta fatti, anzichè parole – hanno ammonito i membri del
Comitato Parlamentare di Associazione UE-Moldova, all’incontro di Chisinau con
il premier Filip. Stando ai corrispondenti di Radio Romania, essi hanno
insistito per la realizzazione, entro il 31 luglio, della roadmap convenuta al
Consiglio di Associazione di marzo e hanno messo accento sulla qualità delle
riforme.
Il Governo della Moldova si trova in una
processo di ripristino della fiducia. Credo che la Moldova abbia finalmente un
governo stabile e l’Ue aspettava questa cosa. Noi desideriamo qui di avere un
interlocutore serio, un interlocutore con molta volontà politica, e credo che
in questo momento tutte queste cose sono reali, ha affermato il copresidente del Comitato, l’eurodeputato romeno Andi Cristea.
Una parte dei risultati di questa volontà
sono già visibili. Nel successivo periodo si vedranno anche gli altri. I
ministeri sono mobilitati fortemente per attuare le riforme, come anche la
maggioranza parlamentare, ha affermato, dal canto suo, il premier Filip.
D’altra parte però, stando alla
sintesi realizzata da un gruppo di ONG di Chisinau, sebbene risolti problemi
rimasti in sospeso dal 2015, il tasso generale di realizzazione del piano di
riforme si attesta sotto il 50%. Cosicchè molti degli impegni assunti dalle
autorità rischiano di non essere portati a termine integralmente neanche
quest’anno – ammiscono le rispettive ONG. (traduzione di Adina Vasile)