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Siria: si valuta intervento militare, divisa la comunità internazionale

La situazione in Siria continua ad aggravarsi. La scorsa settimana, un presunto attacco con armi chimiche vicino Damasco, con un bilancio di centinaia di vittime, ha destato una forte preoccupazione nella comunità internazionale, divisa su un eventuale intervento nel conflitto in Siria, che dura ormai da ben due anni e mezzo. L’Ue, gli Usa e una parte degli Stati arabi che sostengono l’Opposizione siriana hanno ammonito con “una risposta seria” se verrà dimostrato che la Siria ha utilizzato armi chimiche.

Siria: si valuta intervento militare, divisa la comunità internazionale
Siria: si valuta intervento militare, divisa la comunità internazionale

, 26.08.2013, 14:06

La situazione in Siria continua ad aggravarsi. La scorsa settimana, un presunto attacco con armi chimiche vicino Damasco, con un bilancio di centinaia di vittime, ha destato una forte preoccupazione nella comunità internazionale, divisa su un eventuale intervento nel conflitto in Siria, che dura ormai da ben due anni e mezzo. L’Ue, gli Usa e una parte degli Stati arabi che sostengono l’Opposizione siriana hanno ammonito con “una risposta seria” se verrà dimostrato che la Siria ha utilizzato armi chimiche.



Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha dichiarato che l’uso di armi chimiche in Siria, se provato, rappresenterebbe un crimine contro l’umanità e avrà delle “gravi conseguenze”. Inoltre, l’Opposizione siriana afferma che il bilancio delle vittime di questo attacco, attribuito alle autorità di Damasco, sarebbe molto maggiore, di oltre 1.300 morti, sostenendo le accuse con registrazioni video con vittime civili, diffuse su internet. Il Governo smentisce però la versione dell’Opposizione. Dal canto loro, i Paesi occidentali affermano che vengono man mano rinvenute sempre più prove sull’uso di armi chimiche nell’attacco e hanno chiesto a Damasco di permettere ispezioni dell’Onu nelle zone colpite, ispezioni autorizzate, in seguito alle pressioni internazionali, dal regime di Bashar Al–Assad.



Gli alleati del regime di Damasco – Russia, Cina, Iran ed altri Stati arabi, che attribuiscono l’attacco all’Opposizione siriana — chiedono ai Paesi occidentali di dar prova di moderazione nell’esercitare pressioni sul regime siriano e di non rispondere alle minacce. Essi mettono in guardia che un eventuale intervento militare in Siria, sempre più seriamente preso in calcolo dagli europei e americani, avrebbe delle conseguenze devastanti, visto che “molti Paesi della zona — Egitto, Libano, Libia, Iraq continuano ad essere destabilizzati”. La Turchia, confinante con la Siria, che si confronta da due anni con un massiccio aflusso di profughi siriani, ha annunciato che, in mancanza di un consenso Onu contro Damasco si affianca ad una coalizione internazionale che agisca per porre fine alle violenze contro i civili in Siria.



Stando al più recente bilancio delle Nazioni Unite, dallo scoppio del conflitto in Siria, a marzo 2011, oltre 100 mila persone sono morte e oltre 1,4 milioni di siriani si sono rifugiati nei Paesi confinanti. Il dramma dei profughi continua. Gli scorsi giorni, una nave della Guardia Costiera romena, durante un pattugliamento nel Mediterraneo nell’ambito di una missione internazionale, ha salvato, per la seconda volta in un mese, circa 100 profughi siriani, fuggiti dalla guerra. I profughi, su un peschereccio alla deriva nelle acque territoriali italiane, cercava di raggiungere Paesi dell’Ue per chiedere aiuto delle autorità.

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