Schengen: nel mirino il sistema giudiziario
Il Consiglio Superiore della Magistratura, organo incaricato di vegliare sul buon funzionamento del sistema giudiziario in Romania, sta attraversando un periodo di convulsioni interne, segnato da gravi accuse di atteggiamento politico di parte. Tutto è culminato, martedì, con la revoca di due membri del Consiglio, una prima nella storia della giustizia romena. La revoca è avvenuta in seguito alle richieste formulate da diverse associazioni dei magistrati, che hanno accusato i due di seguire un’agenda personale. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha attraversato momenti difficili anche quando suo presidente è stato designato, per la prima volta, un procuratore, anzichè un giudice, come per tradizione. E il sospetto che il nuovo presidente fosse uno stretto collaboratore del capo dello stato Traian Basescu ha alimentato le tensioni e i timori che il Consiglio sia diventato campo di battaglia politica.
La giustizia romena è diventato lungo il tempo argomento di accese dispute tra le parti. Nello stesso giorno della revoca dei due membri del Consiglio, il presidente Basescu ha chiesto, nuovamente, al Governo e alla maggioranza social-liberale di accelerare il processo di nomina dei Procuratori Capi della Procura Generale e della Direzione Nazionale Anticorruzione, e di rinunciare ai ministri indagati penalmente. Sono richeste che, assieme alla modifica del nuovo statuto dei parlamentari, che renderebbe gli eletti una categoria privilegiata, rappresentano, infatti, i requisiti del più recente rapporto della Commissione Europea sulla Giustiza romena stilato nell’ambito del Meccanismo di Cooperazione e Verifica nel campo della Giustizia, afferma il capo dello stato. Se questi requisiti non vengono riuniti, le chance di una decisione favorevole all’adesione della Romania a Schengen, all’ormai prossimo Consiglio Giustizia e Affari Interni, sono minime, ha ammonito il presidente.
“In assenza di questo segnale che il Governo, il Parlamento, la maggioranza parlamentare sono passati alla correzione delle carenze segnalate nel rapporto sulla Giustizia, quelli che rappresenteranno la Romania al Consiglio Giustizia e Affari Interni del 7-8 marzo rimangono senza armi. Non hanno argomenti in più rispetto alla posizione di un Paese o di un altro, fuori dal rapporto stilato nell’ambito del Meccanismo di Cooperazione e Verifica. Sicuramente non piacerà a molti Paesi il fatto che persone che sono indagate facciano parte del Governo, che la selezione dei procuratori è una storia senza fine in Romania, e che i parlamentari si consolidano un’altra volta l’immunità”, ha dichiarato Traian Basescu.
Il premier Victor Ponta ha rimproverato al presidente che sarebbe diventato lui stesso l’avversario dell’adesione della Romania allo spazio di libera circolazione europeo.
“Mi sono incontrato con i premier europei, con cui ho parlato dell’adesione della Romania a Schengen, e nessuno di loro ha recato gli argomenti offerti dal presidente Basescu a sfavore del nostro ingresso. Gli argomenti contro l’adesione sono offerti proprio da quello che dovrebbe, assieme a me, fare sforzi affinchè questo obiettivo sia raggiunto”, ha affermato Victor Ponta.
L’adesione della Romania e Bulgaria a Schengen, auspicata, inizialmente, per marzo 2011, è stata rinviata più volte in seguito ai riserbi espressi da diversi Paesi membri sulle riforme attuate nella giustizia romena.
Ştefan Stoica, 27.02.2013, 12:29
Il Consiglio Superiore della Magistratura, organo incaricato di vegliare sul buon funzionamento del sistema giudiziario in Romania, sta attraversando un periodo di convulsioni interne, segnato da gravi accuse di atteggiamento politico di parte. Tutto è culminato, martedì, con la revoca di due membri del Consiglio, una prima nella storia della giustizia romena. La revoca è avvenuta in seguito alle richieste formulate da diverse associazioni dei magistrati, che hanno accusato i due di seguire un’agenda personale. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha attraversato momenti difficili anche quando suo presidente è stato designato, per la prima volta, un procuratore, anzichè un giudice, come per tradizione. E il sospetto che il nuovo presidente fosse uno stretto collaboratore del capo dello stato Traian Basescu ha alimentato le tensioni e i timori che il Consiglio sia diventato campo di battaglia politica.
La giustizia romena è diventato lungo il tempo argomento di accese dispute tra le parti. Nello stesso giorno della revoca dei due membri del Consiglio, il presidente Basescu ha chiesto, nuovamente, al Governo e alla maggioranza social-liberale di accelerare il processo di nomina dei Procuratori Capi della Procura Generale e della Direzione Nazionale Anticorruzione, e di rinunciare ai ministri indagati penalmente. Sono richeste che, assieme alla modifica del nuovo statuto dei parlamentari, che renderebbe gli eletti una categoria privilegiata, rappresentano, infatti, i requisiti del più recente rapporto della Commissione Europea sulla Giustiza romena stilato nell’ambito del Meccanismo di Cooperazione e Verifica nel campo della Giustizia, afferma il capo dello stato. Se questi requisiti non vengono riuniti, le chance di una decisione favorevole all’adesione della Romania a Schengen, all’ormai prossimo Consiglio Giustizia e Affari Interni, sono minime, ha ammonito il presidente.
“In assenza di questo segnale che il Governo, il Parlamento, la maggioranza parlamentare sono passati alla correzione delle carenze segnalate nel rapporto sulla Giustizia, quelli che rappresenteranno la Romania al Consiglio Giustizia e Affari Interni del 7-8 marzo rimangono senza armi. Non hanno argomenti in più rispetto alla posizione di un Paese o di un altro, fuori dal rapporto stilato nell’ambito del Meccanismo di Cooperazione e Verifica. Sicuramente non piacerà a molti Paesi il fatto che persone che sono indagate facciano parte del Governo, che la selezione dei procuratori è una storia senza fine in Romania, e che i parlamentari si consolidano un’altra volta l’immunità”, ha dichiarato Traian Basescu.
Il premier Victor Ponta ha rimproverato al presidente che sarebbe diventato lui stesso l’avversario dell’adesione della Romania allo spazio di libera circolazione europeo.
“Mi sono incontrato con i premier europei, con cui ho parlato dell’adesione della Romania a Schengen, e nessuno di loro ha recato gli argomenti offerti dal presidente Basescu a sfavore del nostro ingresso. Gli argomenti contro l’adesione sono offerti proprio da quello che dovrebbe, assieme a me, fare sforzi affinchè questo obiettivo sia raggiunto”, ha affermato Victor Ponta.
L’adesione della Romania e Bulgaria a Schengen, auspicata, inizialmente, per marzo 2011, è stata rinviata più volte in seguito ai riserbi espressi da diversi Paesi membri sulle riforme attuate nella giustizia romena.