Sanità: la tragedia degli ospedali romeni
In piena quarta ondata della pandemia da Covid, un incendio è avvenuto venerdì nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di malattie infettive di Costanza, la più grande città sul litorale romeno del Mar Nero, provocando sette decessi tra i dieci pazienti ricoverati. Dopo il rogo scoppiato a novembre 2020 all’Ospedale di Piatra-Neamt, nel nord-est della Romania, che ha ucciso oltre una decina di pazienti, mentre il medico che ha tentato di salvarli ha subito ustioni di secondo e terzo grado sull’80% della superficie corporea, un’inchiesta governativa ha portato a galla irregolarità negli impianti di rivelazione ed elettrici.
Roxana Vasile, 04.10.2021, 11:30
In piena quarta ondata della pandemia da Covid, un incendio è avvenuto venerdì nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di malattie infettive di Costanza, la più grande città sul litorale romeno del Mar Nero, provocando sette decessi tra i dieci pazienti ricoverati. Dopo il rogo scoppiato a novembre 2020 all’Ospedale di Piatra-Neamt, nel nord-est della Romania, che ha ucciso oltre una decina di pazienti, mentre il medico che ha tentato di salvarli ha subito ustioni di secondo e terzo grado sull’80% della superficie corporea, un’inchiesta governativa ha portato a galla irregolarità negli impianti di rivelazione ed elettrici.
La relazione che valutava buona parte del sistema sanitario nazionale individuava oltre 2.000 trasgressioni alle norme di sicurezza antincendio. Si notava che oltre un quarto degli ospedali romeni non era munito di serbatoi per acqua antincendi, in due terzi dei reparti di terapia intensiva controllati non veniva assicurato il distanziamento tra i letti, e meno della metà degli stessi reparti di terapia intensiva disponeva di personale sanitario sufficiente per i servizi di continuità assistenziale.
La tragedia di Piatra Neamt era seguita, pochi mesi dopo, da un altro rogo scoppiato all’Istituto Matei Bals di Bucarest, ritenuto ospedale-ammiraglio, che ha provocato oltre 20 vittime. In realtà, si può parlare addirittura di una fenomeno degli incendi ospedalieri in Romania. Un bilancio pubblicato dalla stampa centrale indica che, solo nell’ultimo anno, dieci strutture sanitarie si sono confrontate con incendi, a causa dell’infrastruttura vecchia sovraccarica e dell’aumento del numero di pazienti affetti dal coronavirus che devono essere ricoverati.
Dopo il disastro avvenuto nei giorni scorsi, una squadra di specialisti è stata inviata a Costanza per una perizia tecnica. Anche i poliziotti e i procuratori stanno indagando per appurare le cause. Parallelamente, un’inchiesta amministrativa riguardante le misure di protezione e sicurezza antincendi è stata disposta anche dalla Prefettura di Costanza. Visto che il reparto dell’Ospedale di malattie infettive è stato completamente distrutto, le degenze che necessitano di terapia intensiva sono state assunte ora dall’Ospedale provinciale di emergenza di Costanza.
La confinante Ungheria ha espresso la sua disponibilità a ricoverare pazienti dalla Romania, se necessario. Ma nè a Costanza nè al sistema sanitario romeno bastano le cure palliative. Il premier Florin Cîţu ha parlato della necessità di rimediare tutti gli errori commessi negli ultimi 30 anni, mentre il capo dello stato, Klaus Iohannis, ha ammesso che lo Stato romeno è fallito nella sua missione fondamentale di proteggere i propri cittadini.