Romania – può essere fermato il calo demografico?
Bogdan Matei, 20.04.2016, 15:18
La prima avvertenza seria è apparsa a dicembre, quando l’Istituto
Nazionale di Statistica ha lanciato l’annuario demografico della Romania. Il
documento, che contiene dati statistici sul numero e la struttura della
popolazione, ma anche sul suo movimento naturale e migratorio, notava che la
Romania sta perdendo ogni mese qualche migliaio di abitanti. Man mano che si
sta modernizzando, il nostro Paese si confronta anche con fenomeni demografici
negativi, che le società dell’Europa occidentale hanno sperimentato già nei
decenni precedenti. Il numero dei bambini delle famiglie è sempre più basso, le
donne decidono di partorire in età sempre più avanzate, il numero dei matrimoni
diminuisce e aumenta quello dei divorzi.
Il direttore del Centro per le Ricerche Demografiche dell’Accademia
Romena, Vasile Gheţău, ha reso pubblico martedì che nel 2015 il tasso di
fertilità ha raggiunto il più basso livello degli ultimi 50 anni. Ed ha
ribadito che, da anni, il tasso di mortalità supera quello della
natalità.
Al di là di tutte queste tendenze, nei 25 anni passati dal crollo della
dittatura comunista, il calo demografico è stato accelerato anche dall’apertura
dei confini, ermetiche fino allora, grazie alla quale attualmente milioni di
cittadini romeni vivono all’estero. Ultimamente, l’ondata di migrazione sembra
essere cessata e dalla Romania non partono più persone di quante rientrano.
Però tale fenomeno continua a contribuire alla diminuzione della popolazione
perché hanno emigrato soprattutto persone con età comprese tra i 25 e i 34
anni, una cosa grave dal punto di vista della natalità. Dopo il 1989, il numero
dei romeni rimasti nel Paese è diminuito da 23,2 milioni a 19,8, invertendo
completamente la tendenza registrata nei decenni precedenti, quando il divieto
di aborto, applicato dal 1966, ha portato ad un aumento della popolazione del
26%.
Naturalmente, gli specialisti condannano questo intervento brutale dello
stato comunista nella vita di famiglia e sottolineano che simili effetti immediati
si possono ottenere solo nei sistemi totalitari. Però, gli stessi specialisti
aggiungono che, ci sono anche Paesi occidentali, come la Francia, che hanno
registrato un aumento della popolazione del 13% negli ultimi 25 anni. Secondo i
calcoli degli esperti, le famiglie romene dovrebbero avere più di due figli,
affinché si invertisse il declino demografico. Tale cifra, aggiunge Vasile
Gheţău, andrebbe mantenuta per almeno mezzo secolo, tramite misure di sostegno
alle famiglie, di garanzia dei servizi necessari per l’allevamento dei figli,
di diminuzione della mortalità infantile e di aumento della speranza di vita. I
fondi stanziati dal budget per applicare queste misure dovrebbero aumentare del
10% da un anno all’altro.
Per il momento, una nuova legge prevede l’eliminazione, a cominciare dal
1 luglio, del tetto massimo dell’indennità per l’allevamento dei figli, che
finora era pari a soli 760 euro, e prevede che essa rappresenterà l’85% dei
redditi.
Gli esperti del Centro per le Ricerche Demografiche affermano però che
parallelamente alla ripresa della natalità, è necessario che il ministero della
Salute avvii un programma di diminuzione della mortalità. (traduzione di Gabriela Petre)