Romania, insegnanti minacciano con sciopero generale
In Romania, il personale docente e non docente ha esaurito quasi tutte le forme legali di protesta, per cui ora è rimasta la più radicale, vale a dire lo sciopero. I professori sono scesi oggi, a metà giornata, in uno sciopero di due ore e sono decisi a scendere in quello generale il 22 maggio, in base ad un referendum al quale a favore si è pronunciato il 70%, qualora le rivendicazioni non venissero esaudite. Essi chiedono, principalmente, che il lavoro sia pagato in conformità con la sua importanza sociale, muovendo dal principio che lo stipendio del professore principiante sia almeno uguale allo stipendio medio lordo.
Ştefan Stoica, 17.05.2023, 12:18
In Romania, il personale docente e non docente ha esaurito quasi tutte le forme legali di protesta, per cui ora è rimasta la più radicale, vale a dire lo sciopero. I professori sono scesi oggi, a metà giornata, in uno sciopero di due ore e sono decisi a scendere in quello generale il 22 maggio, in base ad un referendum al quale a favore si è pronunciato il 70%, qualora le rivendicazioni non venissero esaudite. Essi chiedono, principalmente, che il lavoro sia pagato in conformità con la sua importanza sociale, muovendo dal principio che lo stipendio del professore principiante sia almeno uguale allo stipendio medio lordo.
Altre rivendicazioni sollecitano la retribuzione progressiva dell’intero personale docente, a seconda dell’incarico, degli studi, dell’anzianità e del grado didattico e l’aggiornamento annuale degli stipendi del personale pagato da fondi pubblici a seconda del tasso d’inflazione. Gli insegnanti chiedono anche il pagamento degli straordinari effettuati dal personale docente ausiliario e non docente e del premio di insediamento, bonus per le condizioni lavorative, il rimborso delle spese di trasporto per chi fa la spola, ferie supplementari e compensazioni finanziarie per le ferie non godute. Non in ultimo, gli insegnanti si pronunciano per la crescita annuale degli investimenti nel campo dell’istruzione e per il miglioramento della base materiale e infrastrutturale.
I sindacalisti ricordano di aver avviato a dicembre 2022 le proteste, continuate a gennaio, febbraio, marzo e aprile, per raggiungere l’apice con la marcia di 15.000 persone il 10 maggio, a Bucarest, ma il Governo è rimasto impassibile e le promesse non sono state esaudite. Stipendi umilianti, il crollo del potere d’acquisto, anomalie nella retribuzione degli incarichi dirigenziali sono solo alcuni dei problemi con cui si confrontano i dipendenti dell’istruzione, affermano i sindacalisti. Al momento, c’è un gran punto interrogativo sulla sorte degli esami nazionali, della valutazione per l’ammissione al liceo e della maturità.
I leader sindacali ammettono che, qualora si arrivasse allo sciopero generale, questi esami rischiano di essere perturbati, sottolineando che la soluzione dipende strettamente dalle decisioni che verranno prese dal Governo e dal Parlamento di Romania. La ministra dell’Istruzione, Ligia Deca, ha già stabilito la componenza della squadra negoziale per il contratto collettivo di lavoro e si è detta convinta che le soluzioni saranno individuate. Non credo che si debba mettere in pericolo di nessuna maniera la struttura dell’anno scolastico o il processo educativo, ha detto la ministra, promettendo di impegnarsi sia per una retribuzione decente degli insegnanti, che per lo svolgimento in ottime condizioni dell’anno scolastico, che arrivi anche alla fine.