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Romania, di nuovo all’attenzione del PE

Lo scorso novembre, il legislativo europeo adottava una risoluzione in cui esprimeva la preoccupazione causata dai recenti cambiamenti nel sistema giudiziario romeno, promossi dalla maggioranza di sinistra PSD — ALDE. Questi rischiano di mettere in pericolo la separazione dei poteri nello stato e di minare la lotta alla corruzione, si afferma nella risoluzione. Dopo 6 mesi, un nuovo dibattito sullo stato di diritto in Romania, ma niente di nuovo e soprattutto di buono che sia notato dai partner europei. Anzi, il loro monito è stato rinnovato: il potere di Bucarest deve tornare urgentemente sulla via delle riforme e continuare la lotta alla corruzione.

Romania, di nuovo all’attenzione del PE
Romania, di nuovo all’attenzione del PE

, 16.04.2019, 12:11

Lo scorso novembre, il legislativo europeo adottava una risoluzione in cui esprimeva la preoccupazione causata dai recenti cambiamenti nel sistema giudiziario romeno, promossi dalla maggioranza di sinistra PSD — ALDE. Questi rischiano di mettere in pericolo la separazione dei poteri nello stato e di minare la lotta alla corruzione, si afferma nella risoluzione. Dopo 6 mesi, un nuovo dibattito sullo stato di diritto in Romania, ma niente di nuovo e soprattutto di buono che sia notato dai partner europei. Anzi, il loro monito è stato rinnovato: il potere di Bucarest deve tornare urgentemente sulla via delle riforme e continuare la lotta alla corruzione.



Il commissario per la Giustizia, Věra Jourová: Il processo di riforma deve continuare urgentemente, non indietreggiare. Se necessario, la Commissione userà tutti i mezzi di cui dispone. L’attuale situazione della Romania presenta un serio rischio di regresso per quanto riguarda lo stato di diritto, soprattutto per l’indipendenza del potere giudiziario e per il contrasto della corruzione. Quello che è successo durante il processo di designazione di un procuratore capo per la futura procura europea non è stato in grado di chiarire le cose”.



La commissaria Jourová faceva riferimento al caso dell’ex capo della DNA, Laura Codruţa Kovesi, la cui candidatura alla direzione della futura Procura europea è fortemente sostenuta dal legislativo comunitario, ma contestata in ugual misura dalle autorità di Bucarest, anche tramite ciò che alcuni chiamano cavilli giudiziari che non sono sfuggiti agli occhi vigilanti di Bruxelles.



L’eurodeputato PSD, Dan Nica, ha voluto spiegare perché la Kovesi non sarebbe degna di ricoprire l’alta carica europea. Dan Nica: Nel 2009, il procuratore generale della Romania ha firmato il primo protocollo segreto con i servizi di informazioni. Sorprendentemente, l’allora procuratore generale era la Kövesi. Da due anni continuano a saltar fuori testimonianze su una lunga serie di protocolli segreti firmati con le intelligence. I romeni sono venuti a conoscenza del fatto che questi protocolli hanno portato ad abusi e ingiustizie abominevoli”.



Cristian Preda, eurodeputato romeno da parte dell’opposizione, ha accusato il potere di Bucarest di abusi contro la giustizia. Cristian Preda: Il regime di Bucarest non è più uno stato di diritto, perché la maggioranza che è al governo dal 2016 pone un’enorme pressione sui giudici, sui procuratori, sui magistrati, per costringerli a tornare sulle decisioni prese, decisioni definitive, e per obbligarli a non indagare più sugli atti di corruzione”.



Tra gli eurodeputati stranieri, ci sono state voci critiche data l’assenza di un rappresentante dell’esecutivo romeno, nel contesto in cui il Paese ricopre la presidenza semestrale del Consiglio UE. Il dibattito di lunedì nel Parlamento Europeo non si è concluso con una risoluzione, come il precedente.

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