Romania, bilancio dei primi 6 mesi della coalizione governativa
Fino a poco nemici politici, il Partito Nazionale Liberale e il Partito Socialdemocratico governano insieme da sei mesi. Si sono assunti di far parte, accanto all’Unione Democratica Magiari di Romania, di una coalizione, che tramite l’armonizzazione delle dottrine, tenga le redini del Paese fino alle prossime elezioni politiche. I dicasteri sono stati divisi dopo lunghi e attenti negoziati, si è convenuto che la premiership spetti ai liberali, con Nicolae Ciucă nell’incarico, fino a fine novembre 2023, dopo di che subentrerà un rappresentante del PSD fino alle elezioni del 2024.
Roxana Vasile, 27.05.2022, 10:43
ll contesto in cui i due partiti devono lavorare insieme al governo in questo momento non è mica facile: gli effetti della pandemia, l’invasione russa nella confinante Ucraina con tutti i problemi derivanti, i prezzi stellari dell’energia e del gas, che hanno comportato il carovita in generale e generato un’inflazione-record. Siccome le elezioni politiche sono ancora lontane, la collaborazione tra il PNL e il PSD va bene. Il bilancio dei sei mesi di governo è stato presentato nello stesso giorno, ma in riunioni separate.
I liberali, per la voce del leader e premier Nicolae Ciucă, dichiarano che si stanno avvicinando gradualmente al raggiungimento dei target proposti nel programma governativo. Il primo ministro ha spiegato che i ministeri hanno lavorato intensamente per non sprecare le chances uniche del Paese in questo momento. La Romania registra la crescita economica più alta nell’Unione Europea e ha 90 miliardi di euro a disposizione per sviluppo e modernizzazione, nonchè le più importanti garanzie di sicurezza conferite dalla membership UE e NATO, puntualizza Nicolae Ciucă.
Dal canto loro, i socialdemocratici, per la voce del leader del partito, Marcel Ciolacu, hanno accentuato nei primi sei mesi di governo le misure sociali ed economiche di sostegno alla popolazione e all’imprenditoria. Il PSD ricorda l’aumento dello stipendio minimo, delle pensioni e degli assegni familiari, l’aiuto finanziario concesso d’inverno ai pensionati con bassi redditi, ma anche la proroga della cassa integrazione.
Invece, l’opposizione delinea un quadro diverso. Lo scorso autunno l’USR ha deciso di ritirarsi dal governo assunto accanto al PNL e ora sostiene che la Romania vada verso la catastrofe: prende dei prestiti dai mercati di capitale all’interesse più elevato degli ultimi 20 anni, il debito pubblico ha superato il 50%, registra un’inflazione-record, i prezzi aumentano in maniera incontrollata, i romeni sono impoveriti, mentre la clientela di partito sta ingrassando.
Dal canto loro, i nazionalisti dell’AUR ritengono che il PSD e il PNL abbiano mandato la Romania in fallimento, tramite il raddoppio dei prezzi dei carburanti o la vendita del gas naturale che sarà estratto dal Mar Nero.