Rivoluzione 1989, dossier inviato in tribunale
Il prossimo dicembre ricorrono 30 anni dalla Rivoluzione anticomunista in Romania, scoppiata a Timisoara e dilagata velocemente nell’intero Paese. Gli oltre 1000 morti e circa 3000 feriti nei combattimenti hanno reso la Romania l’unico Paese dell’est in cui il cambiamento del regime è avvenuto con violenza e i cui leader comunisti – Nicolae ed Elena Ceausescu – sono stati giustiziati. I tre decenni passati sono stati segnati da tanti interrogativi su chi aveva sparato contro la popolazione in quei giorni. Ieri, il procuratore generale della Romania, Augustin Lazar, ha annunciato che, dopo anni di indagini, il dossier è arrivato davanti alla corte.
Roxana Vasile, 09.04.2019, 14:13
Il prossimo dicembre ricorrono 30 anni dalla Rivoluzione anticomunista in Romania, scoppiata a Timisoara e dilagata velocemente nell’intero Paese. Gli oltre 1000 morti e circa 3000 feriti nei combattimenti hanno reso la Romania l’unico Paese dell’est in cui il cambiamento del regime è avvenuto con violenza e i cui leader comunisti – Nicolae ed Elena Ceausescu – sono stati giustiziati. I tre decenni passati sono stati segnati da tanti interrogativi su chi aveva sparato contro la popolazione in quei giorni. Ieri, il procuratore generale della Romania, Augustin Lazar, ha annunciato che, dopo anni di indagini, il dossier è arrivato davanti alla corte.
Lungo il tempo, personalità culturali, politici, ricercatori, storici hanno espresso diverse teorie, spiegazioni e pareri su quanto è accaduto a dicembre 1989. Oggi, i giuristi pongono fine a questa sfida, presentando la verità giudiziaria come componente di indagini particolarmente complesse, che ha preso lo spunto dall’idea che la responsabilità per le vittime della Rivoluzione del dicembre ’89 non è istituzionale, bensì diretta e individuale, ha detto Augustin Lazar.
Secondo le indagini, l’induzione di una psicosi generalizzata sul terrorismo avrebbe creato numerose situazioni di spari fratricidi e caotici, nonchè ordini militari contraddittori, che hanno provocato decessi, ferimenti, gravi privazioni di libertà e danni psichici. Inoltre, sarebbero state create le condizioni per condannare e giustiziare la coppia Ceausescu tramite un processo penale simulato. Nel fascicolo sono accusati di crimini contro l’umanità l’ex presidente Ion Iliescu e l’ex vicepremier Gelu Voican Voiculescu, che avrebbero lanciato diversioni e disinformazioni per arrivare a tenere le redini del Paese.
Diverse le reazioni dei politici di Bucarest all’invio del fascicolo in tribunale. Da una parte, il presidente Klaus Iohannis e le opposizioni PNL e USR hanno salutato l’annuncio del procuratore generale, ritenendolo un passo estremamente importante nell’accertare la verità. Invece, dallo schieramento della maggioranza, i socialdemocratici considerano che la verità avrebbe dovuto essere già conosciuta, così come l’invio del fascicolo in tribunale avrebbe potuto slittare un mese, dopo le elezioni europee.
Gli stessi socialdemocratici si dichiarano indignati che il dossier sulla Rivoluzione sia inviato in tribunale da Augustin Lazar, sul quale, in seguito a informazioni rese note dai media, incombono pesanti accuse. Negli anni ’80, da membro di una commissione che proponeva la liberazione dal carcere di Aiud, tra i più duri del sistema comunista, Augustin Lazar avrebbe rifiutato la libertà condizionale di più dissidenti.