Referendum per ridefinire famiglia in Romania
Le informazioni non ufficiali secondo le quali lesecutivo di sinistra di Bucarest deciderà, tramite ordinanza durgenza, che il referendum per la ridefinizione della famiglia nella Costituzione si svolga per due giorni sono state confermate mercoledì. Il referendum si svolgerà il 6 e il 7 ottobre – lo ha deciso il governo PSD – ALDE – e i romeni sono chiamati a votare se sono daccordo o meno con la legge che prevede la revisione della definizione della famiglia, che sarà considerata come fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e non più tra i coniugi, comè stipulato adesso.
Ştefan Stoica, 19.09.2018, 11:42
Le informazioni non ufficiali secondo le quali lesecutivo di sinistra di Bucarest deciderà, tramite ordinanza durgenza, che il referendum per la ridefinizione della famiglia nella Costituzione si svolga per due giorni sono state confermate mercoledì. Il referendum si svolgerà il 6 e il 7 ottobre – lo ha deciso il governo PSD – ALDE – e i romeni sono chiamati a votare se sono daccordo o meno con la legge che prevede la revisione della definizione della famiglia, che sarà considerata come fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e non più tra i coniugi, comè stipulato adesso.
LUSR, lunico partito parlamentare che si è opposto alla legge, affermando che dividerebbe la società, lamenta ora vizi procedurali e chiede allAvvocato del Popolo di segnalare alla Corte Costituzionale lordinanza durgenza emanata dal Governo per stabilire la data del referendum. In una lettera aperta, lUSR afferma che la misura doveva essere presa dal Parlamento, non dal governo tramite ordinanza durgenza, e che questo ha modificato le regole di organizzazione del referendum dopo lavvio del processo, fatto che trasgredisce le buone pratiche raccomandate anche dalla Commissione di Venezia.
Pure nel 2003, i romeni – già da allora privi di volontà elettorale – avevano avuto a disposizione due giorni per pronunciarsi tramite voto su un progetto di revisione della Costituzione. Ad organizzare il referendum era stato sempre un governo di sinistra, ma la posta in gioco era del tutto diversa: imporre il principio della separazione dei poteri nello stato, garantire la proprietà, creare il quadro costituzionale per lintegrazione euro-atlantica del Paese. Lo slogan “SI per lEuropa, con il quale è stato promosso il referendum del 2003, puntava sul riassestamento costituzionale data la necessità di connessione ai valori occidentali.
Il referendum a ottobre è leffetto di uniniziativa cittadina per la quale sono state raccolte 3 milioni di firme e i cui promotori – diverse organizzazioni cristiane – hanno ammesso di voler impedire i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Alti esponenti della chiesa ortodossa, maggioritaria in Romania, hanno esortato i credenti a votare sì al referendum. Altrimenti – citiamo le parole del vescovo metropolita della Transilvania, Laurenţiu Streza – coloro che la chiesa non unirà mai nel matrimonio verranno a chiedere il diritto di sposarsi e prenderanno pure i nostri figli, perché loro non possono avere figli. In replica, i rappresentanti “Respect. Piattaforma per i Diritti e le Libertà, che riunisce 110 organizzazioni, consiglia di boicottare questiniziativa considerata dannosa e pericolosa, che accentua le divisioni, affinché non sia adottata. I referendum dellodio è solo uno strumento per promuovere unagenda retrograda e non democratica, affermano i rappresentanti della piattaforma.
I critici e gli avversari del potere PSD – ALDE dicono che il referendum in cui questultimo impiega molti soldi ed energia per portarlo a buon fine sia un tentativo di attenuare i danni di immagine generati dallepidemia di peste suina africana, dalle controverse modifiche apportate alla legislazione penale e dallintervento in forza dei gendarmi alla protesta anti-governo dello scorso mese.