Reazioni dopo la revoca del capo DNA
Grazie alla pulizia operata negli ultimi anni nell’amministrazione centrale e locale, la DNA è diventata un’istituzione modello del sistema giuridico romeno. Anche se è riuscita a mantenere un ritmo costante nell’avvio e nell’istruzione dei fascicoli, spesso ha dovuto affrontare degli ostacoli, dati soprattutto dai tentativi di limitazione del quadro legislativo e delle sue competenze. Ora, però, le cose sono andate avanti, con la rimozione del procuratore capo della DNA, Laura Codruţa Kovesi.
Florentin Căpitănescu, 11.07.2018, 09:43
Il presidente Klaus Iohannis è stato praticamente costretto a revocare il suo incarico, in seguito ad una controversa decisione della Corte Costituzionale, la quale ha constatato l’esistenza di un conflitto giuridico di natura costituzionale tra il Governo e il Presidente, che inizialmente aveva respinto la richiesta del ministro della Giustizia, Tudorel Toader, di destituzione del capo della DNA. Dopo che il presidente ha firmato il decreto di revoca, Kovesi ha fatto una dichiarazione alla stampa in cui ha parlato dell’attività dell’istituzione.
La DNA ha dimostrato che la legge è uguale per tutti e che nessuno è troppo forte da sottrarsi alla legge. I procuratori indipendenti hanno fatto indagini su persone che sembravano intoccabili, indifferentemente dall’incarico che ricoprivano, dal loro status sociale o dai loro patrimoni. Abbiamo contribuito, tramite le nostre inchieste, a rendere la società consapevole della gravità della corruzione, ha dichiarato Laura Codruta Kovesi.
È seguita anche la presentazione del rapporto di attività relativo agli ultimi cinque anni, periodo che coincide con la durata del suo mandato. 37 alti dignitari, tra cui nove ministri ed ex ministri, 21 deputati, sei senatori e un membro del Parlamento Europeo sono stati condannati in via definitiva in fascicoli istruiti dalla DNA. Il documento precisa inoltre che, nello stesso periodo, il valore delle misure assicurative prese dalla DNA ha superato due miliardi di euro. Nel rapporto si fa riferimento anche al tasso delle assoluzioni, che si è mantenuto al 10%, cioè inferiore alla media europea.
I principali partiti all’opposizione, il PNL e l’USR, hanno affermato che la decisione del capo dello stato è corretta, perché rispetta la Costituzione, però hanno nuovamente attirato l’attenzione che la revoca è un abuso della coalizione maggioritaria PSD-ALDE. La Commissione Europea ha annunciato che potrebbe essere costretta a rivalutare la conclusione relativa alla sostenibilità della lotta alla corruzione in Romania, nel contesto in cui la capacità della DNA di mantenere i buoni risultati fosse messa in dubbio.
D’altra parte, l’Ambasciata degli USA a Bucarest ha esortato al sostegno alle istituzioni implicate nel contrasto della corruzione, soprattutto perché la Romania è un modello regionale da questo punto di vista, mentre l’Ambasciata del Canada ha affermato che la rimozione forzata del procuratore-capo è scoraggiante per la lotta alla corruzione. L’argomento non è passato inosservato neanche dalle agenzie di stampa internazionali. La AFP, ad esempio, nota che l’Esecutivo di sinistra romeno ha ottenuto, dopo mesi di insistenza, la destituzione del capo della DNA, passando ad una nuova tappa nella sua offensiva contro il potere giudiziario.